Studi sul Cristianesimo Primitivo

Lucio Birrio Prisco, Lettere alla madre di un soldato presente ai fatti di Palestina

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view post Posted on 21/6/2021, 18:21     +1   -1

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Trovato sul web:
"Quando egli [il generale Pappalardo] assunse il comando della caserma Salvo D'Acquisto a Roma, trovò nel cortile una antica lapide. Era stata trovata durante gli scavi per le fondamenta dell'edificio. Fu rinvenuto un tratto dell'antica via Flaminia lungo il quale era stata posizionata la tomba di un eroe dell'impero, dietro sua richiesta testamentaria. Egli notò sulla lapide un fiore a sei petali e chiese che significato avesse. Interpellato un esperto, disse che si trattava di un simbolo dei cristiani.
Il soldato romano lì sepolto si chiama Lucio Birrio Prisco, figlio di Caio, della gens Publilia, Veronese. Su una lastra bronzea rinvenuta vicino sono incise le notizie sulla sua vita. Egli aveva servito dall'età di vent'anni nella quarta Coorte Pretoria, che era composta di molti veronesi, figli di famiglie di rango che volevano acquistare onori e ricchezze servendo l'impero. Era divenuto guardia del corpo dell'imperatore Tiberio ed era morto all'età di trent'anni salvandogli la vita da un attentato, prendendo lui il colpo di spada che lo portò in breve alla morte. Su questa lastra si legge anche il nome Euprepio.
Il generale, sorpreso che questo soldato, morto pochi anni dopo gli eventi di Palestina, fosse cristiano, decise di indagare sulla sua vicenda. Chiamò i suoi colleghi di Verona e chiese loro se potevano informarsi circa un certo veronese, soldato cristiano di nome Lucio Birrio Prisco, e circa un certo Euprepio. I suoi colleghi andarono quindi alla Curia vescovile a chiedere notizie e fu loro riferito che tra il 1985 e il 1988 erano stati eseguiti scavi sotto il pavimento della chiesa di San Procolo, adiacente alla basilica di San Zeno, costruita tra il V e il VI secolo per ospitare le spoglie del santo omonimo, quarto vescovo di Verona. In questa chiesa ci sono le reliquie di Sant'Euprepio, primo vescovo di Verona dal 236 al 250, ritrovate nel XV secolo. Dagli scavi recenti era emerso, assieme alle sepolture di un antico cimitero pagano-cristiano, un vaso contenente sei pergamene.
Si tratta di sei lettere scritte alla madre da Lucio Birrio Prisco. Il generale riuscì ad ottenere le copie fotostatiche delle lettere, che non sono mai state rese di pubblico dominio. Come sappiamo tra autorità religiose e poteri politici ci si scambiano favori. Io ho visto coi miei occhi tali copie, che il generale mi ha srotolato davanti un giorno, ma non ha voluto fornirmene copia.
Dalla loro lettura emerge qualcosa di sorprendente. Lucio Birrio Prisco era una guardia pretoriana, prestigioso incarico di servizio all'imperatore, in servizio con la Quarta Coorte Pretoriana a Gerusalemme al tempo del Cristo, assieme ad altri veronesi, come abbiamo visto. Egli fu incaricato da Ponzio Pilato di seguire ogni giorno per due anni Gesù di Nazareth e di fare rapporto giornaliero sui suoi movimenti. Si fece amico un ebreo di nome Abia, fedele ai romani, per poter entrare nella cerchia di coloro che seguivano Gesù. Come ho detto questi contenuti il generale li ha riportati in un suo scritto che si intitola “Dov'è il corpo di Cristo?”, che mi ha mandato. Si tratta di un processo documentale immaginario nel quale Falcone, Borsellino e l'appuntato Guazzelli interrogano i testimoni degli avvenimenti per cercare di ricostruire le vicende e i misteri della morte e resurrezione. Chiamano a testimoniare gli Evangelisti, Ponzio Pilato, Maria di Magdala, e alla fine il soldato veronese. Nonostante siano riportate fedelmente le testimonianze dei vangeli, nel processo il generale arriva a delle ipotesi fantasiose.
Ma sono per noi interessanti le parole di Lucio Birrio, che sono riportate dalle lettere. Egli, dopo un iniziale scetticismo su Gesù, successivamente viene colpito dai fatti ai quali partecipa, fino a convincersi che in lui vi è qualcuno di grande. Risulterebbe che è lui il centurione che chiede a Gesù di guarirgli il servo malato. Egli narra anche di essersi innamorato della Maddalena e di essersi dichiarato a lei.
Scrive poi di essere stato presente nel Getzemani e, mentre Pietro, Giacomo e Giovanni si erano addormentati, di essersi avvicinato a Gesù e di avergli parlato. Dopo l'evento del Golgota viene chiamato a Roma come guardia del corpo di Tiberio. Nella lettera che detta prima di morire saluta la madre con il solo rimpianto che Maddalena non l'abbia seguito e col pensiero rivolto a Gesù.
Queste lettere recapitate alla madre sarebbero quindi state conservate e poi attraverso qualche cristiano sono giunte al Vescovo Euprepio, come indicato nella lastra certamente incisa dai cristiani di Roma due secoli dopo e quindi seppellite e conservate nell'antico cimitero.
"
Qualcuno ne sa qualcosa?
Perché mai queste sei lettere non sarebbero mai state pubblicate?
La vicenda ha certamente dell'inverosimile (oltretutto, di chi poteva invaghirsi il buon Lucio se non della Maddalena?) ma prima di gettarla nel cestino, se possibile vorrei vi si dedicasse un attimo di attenzione, in fondo è citata anche la curia di Verona.
Grazie.
 
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