Studi sul Cristianesimo Primitivo

Vangelo di Tommaso, Dottrina esoterica o essoterica?

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Hard-Rain
view post Posted on 16/7/2009, 07:34     +1   -1




Pur non concordando in generale sull'autorevolezza del vangelo copto di Tommaso (in alcuni casi per me dipende testualmente dai vangeli sinottici, motivo per il quale personalmente diffido di questa fonte), mi interessava il concetto evidenziato da nochiesa:

QUOTE
Concetti riservati agli eletti e a tutti coloro ai quali egli desidera rivelarli. In un certo senso, il Gesù’ di Tommaso assomiglia moltissimo a quello dei sinottici che parla in parabole incomprensibili, e che quindi contraddice la sua missione di salvatore di tutta l’umanità,’ma solo quella di pochissimi predestinati.

Prendiamo infatti un passo come:

Mc. 4:11-12 - A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole, perché guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano, ecc...

La parte "perché guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano" nel testo greco è espressa con hina + congiuntivo: hina blepontes blepwsin kai mhe idwsin kai akouontes akowsin kai mhe suniwsin = "affinchè [in modo che], vedendo, vedano e non possano comprendere e, ascoltando, ascoltino ma non possano intendere". Vi è discussione attorno al valore semantico di hina + cong.vo nel greco neotestamentario ed ellenistico in generale. Sicuramente vi sono moltissimi casi in cui tipicamente hina + cong.vo esprime uno scopo: faccio X affinchè (hina + cong.vo) si verifichi Y, cioè col preciso intento di ottenere Y. Questo vorrebbe dire che Marco ci sta dicendo che Gesù parlava in parabole per il preciso fine da lui perseguito e voluto di non farsi comprendere da molte persone, ma solo dai suoi discepoli eletti, i dodici: vi parlo in parabole in modo che quelli fuori non capiscano, ecc... Qualcosa di molto simile a quello che si può ottenere con l'infinito greco, eventualmente rafforzato con qualche preposizione avente senso di "fine" o "scopo" (eis to + inf.to). Secondo alcuni grecisti, invece, hina + cong.vo potrebbe anche avere il senso di risultato, sarebbe cioè una azione non espressamente voluta da Gesù ma causata dal suo parlare in parabole. Il greco, tuttavia, ha hwste per intodurre le subordinate atte ad esprimere il "risultato" al posto del "fine"-"scopo" di una azione. Marco e gli altri autori neotestamentari, infatti, utilizzano diffusamente hwste per il senso di "risultato", di "conseguenza" non espressamente voluta. Certamente nella maggioranza dei casi hina + cong.vo esprime "fine"-"scopo" laddove hwste è usato per il semplice risultato o coneguenza dell'azione della frase principale. Mi sono a lungo chiesto quali fossero i "livelli" previsti da Gesù per i suoi seguaci, senza trovare una risposta veramente soddisfacente. Molte delle parole che dice sono pronuciate solo davanti ai dodici e non si sa se valgano pe quel gruppo scelto ovvero per tutto il resto delle persone. Invece altri discorsi sono indiscuibilmente pronunciati alle (relativamente) grandi masse che lo ascoltavano.

Edited by Hard-Rain - 16/7/2009, 08:53
 
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_viandante_
view post Posted on 16/7/2009, 09:36     +1   -1




Il fatto che in diversi passaggi il VDT sia simile a quelli sinottici dimostra la sua credibilità e storicità, quello che lo fa completamente diverso, secondo me, sono i passaggi nei quali invita alla ricerca interiore.
Certo! Gesù parlava in parabole e non tutti lo capivano, neanche i suoi stessi discepoli! Mc 14,21 E NON LO CAPITE ANCORA?

Al punto 3 Gesù dice si che il regno dei cieli è dentro e fuori.. Ma probabilmente il “fuori” sottintende il fatto che una volta scoperto al proprio interno il regno di Dio è anche fuori, cioè nel tutto: un invito chiarissimo alla ricerca interiore per arrivare all'unità.

Comunque già dal 2.) Gesù disse: - Colui che cerca non cessi dal cercare, finché non trova e quando troverà sarà commosso, e quando sarà stato commosso contemplerà e regnerà sul Tutto = più chiaro di così.

E poi

12) In questi giorni in cui voi vi nutrite di cose morte, le rendete cose di vita: che farete quando sarete nella Luce, nel giorno in cui, essendo uno, diverrete due? Quando diverrete due, cosa farete? = Lo leggo come un chiaro invito alla meditazione, al superamento della dualità, alla cessazione dell’ego, scintille del Padre, soltanto prendendo coscienza del proprio «io», vivono con il Padre che vive; in caso contrario sono povertà.

Non sarà nirvana, ma illuminazione si.
A me risulta così evidente…

Cari saluti.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 16/7/2009, 11:22     +1   -1




Sì, ma chi è in grado di certificare che l'autore del vangelo di Tommaso - e solo lui - ha capito il vero insegnamento di Gesù? Ogni autore di un qualsivoglia tipo di vangelo dichiara di riportare ciò che realmene Gesù disse o fece. Circa l'autorevolezza filologica io non posso fare a meno di notare quanto materiale provenga dal sondergut di Matteo (11.2% dei logia) o da quello di Luca (7.2%) o da Mt+Lc (fonte Q?) (24.0%)... Il nostro autore riesce persino ad avere materiale che si trova nel solo vangelo di Marco (cfr. logion 21(c)) indipendentemente dagli altri due... Mah! E' anche anomalo che non ci siano paralleli abbondanti col vangelo di Giovanni, ma solo con i sinottici. Io non vorrei che si elegga a "vero" e "autentico" testo su Gesù un vangelo solo perchè sembra dire cose che piacciono o sono funzionali a un determinato stile di vita moderno e/o new age. Dopotutto, è quello che ha fatto in parte la Chiesa chiudendo il canone.
 
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_viandante_
view post Posted on 17/7/2009, 09:21     +1   -1




CITAZIONE (Hard-Rain @ 17/7/2009, 07:58)
CITAZIONE
In Gio 13, 25 c’è un riferimento simile

Non ho capito cosa abbia a che vedere Gv. 13:25 ("Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?»") con il logion 21(c) del V.d.T. che è da mettere in relazione con Mc. 4:29.

Gio 13, 35 errore di digitazione scusa.

V.D.T. = 21.) Se diventate miei discepoli e ascoltate le mie parole, anche queste pietre saranno al vostro servizio.

Gio 13, 35 = 35]Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri.

cari saluti.
 
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view post Posted on 17/7/2009, 09:48     +1   -1

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Per Hard

.Il fatto che alcuni “detti” coincidano, non ci autorizza a pensare alla dipendenza di Tommaso dai sinottici ne tanto meno il contrario .Non possiamo escludere una fonte parallela come asserisce lo stesso Moradi.

A parte gli scontri verbali con i farisei ,a volte veramente rabbiosi ,e le esibizioni con effetti speciali (miracoli) davanti alla folla,l’insegnamento alle masse e’ davvero poco significativo ,fatta eccezione per il “discorso della montagna” che comunque in Luca e’ sempre indirizzato agli apostoli.
Ed e’ non questi e solo con questi che Gesu’ ha stabilito un rapporto di tipo “esoterico”;a loro e’ stato concesso di conoscere i segreti che conducono alla vita eterna.Da questo punto di vista il vangelo di Tommaso si assomiglia moltissimo ai sinottici.




Io non vorrei che si elegga a "vero" e "autentico" testo su Gesù un vangelo solo perchè sembra dire cose che piacciono o sono funzionali a un determinato stile di vita moderno e/o new age.

Su questo convengo pienamente coi lei.


Un saluto

PS.


Volevo dire L. Moraldi
 
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operanuova
view post Posted on 17/7/2009, 11:05     +1   -1




CITAZIONE (nochiesa @ 17/7/2009, 10:48)
...A parte gli scontri verbali con i farisei ,a volte veramente rabbiosi ,e le esibizioni con effetti speciali (miracoli) davanti alla folla,l’insegnamento alle masse e’ davvero poco significativo ,fatta eccezione per il “discorso della montagna” che comunque in Luca e’ sempre indirizzato agli apostoli.
Ed e’ non questi e solo con questi che Gesu’ ha stabilito un rapporto di tipo “esoterico”;a loro e’ stato concesso di conoscere i segreti che conducono alla vita eterna.Da questo punto di vista il vangelo di Tommaso si assomiglia moltissimo ai sinottici.

Riflessione interessante, Signor Nochiesa. La quale, però, non tiene a mio avviso conto di una serie di brani tra i quali Mc 4:21-22
"Diceva loro: «Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere? Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce" (dove la lampada svolge la funzione del sale in altro brano)

che ha un riscontro nel Log. 33 del VdT:
"Gesù ha detto: ciò che udrai con il tuo orecchio predicalo sui tuoi tetti. Nessuno accende una lampada e la colloca sotto un moggio né la pone in luogo nascosto. Egli la pone invece sul lucerniere, in modo che chiunque entra ed esce scorga la sua luce".

Il rapporto tra Gesù e i suoi più stretti discepoli, quindi, più che di tipo esoterico/gnostico, a me pare tipico di una metodologia formativa nella quale il maestro dedica particolare attenzione a un gruppo scelto di allievi affinché questi, poi, possano ben diffondere l'insegnamento.
Saluti
ON








 
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Hard-Rain
view post Posted on 17/7/2009, 11:20     +1   -1




Il problema è l'abbondanza di materiale che compare in uno dei sinottici, indipendentemente dall'altro. Per esempio il logion 21(c) che dice: "Quando il raccolto fu maturo lui arrivò subito con una falce in mano e lo mietè. Chi ha orecchi per intendere, intenda" è identico praticamente a Mc. 4:29. Ma questo logion si trova soltanto nel vangelo di Marco e qui abbiamo una coincidenza tra V.d.T. e materiale che si trova solo in Marco e che Mt. e Lc. non hanno riportato, pur conoscendo il vangelo di Marco (secondo il modello 2Q). Ma il nostro autore conosce anche la parabola della zizzania, che si trova solo in Mt. 13:24-30 ma in nessuno degli altri due sinottici. Di casi come questi, ce ne sono un po' tanti e il nostro autore sembra conoscere un sinottico indipendentemente dall'altro sì da citare non solo materiale comune (es.: la parabola del seminatore, che compare in tutti e tre i sinottici e che l'autore del VdT in teoria potrebbe aver desunto da quella fonte comune, scritta o orale, che usarono anche Mt., Mc. e Lc.) ma anche, appunto, materiale che si trova solo in uno dei tre testi e non degli altri (le aggiunte che gli evangelisti fecero al "materiale" comune, sulla base delle loro conoscenze).

Se X è il materiale che tutti conoscevano in una data epoca, arriva Marco e costruisce il suo materiale - chiamiamolo Mc. - che desume da X e da sue conoscenze o indagini (materiale "speciale"). Arrivano Mt. e Lc. che conoscono e usano Mc., più la fonte Q che Mc. non conosce, quindi in essi ritroviamo X, Mc. e Q. In più, Mt. e Lc. aggiungono, indipententemnte l'uno dall'altro, del loro materiale speciale. Se VdT fosse così antico, diciamo più antico dei sinottici, al massimo troverei tracce di X e occasionalmente qualcosa che può comparire in questo o quel sinottico, non mi aspetterei che questo autore riportasse così tanto materiale che, guarda caso, coincide con le aggiunte risp. ad X che trovo in Mt., Mc. e Lc., indipententemente l'una dall'altra. Come poteva costui conoscere tante tradizioni diverse in luoghi ed epoche diverse? Non è sospetto che in esso troviamo una piccola ma significativa frase addirittura di Marco - talmente piccola e insigificante che Mt. e Lc. - pur usando abbondantmente Mc., non l'hanno mai notata e usata - che questo autore invce conosce? Il problema è che di materiale speciale che compare in questo testo ne abbiamo parecchio, non uno o due logia al massimo. Perchè si postula la questione sinottica? Perchè si ipotizza che ci sia stata una conoscenza comune tra i sinottici, reputando altamente improbabile che per puro caso gli autori dei sinottici abbiano scritto spesso le stesse cose quasi con le stesse parole. A me pare, in parole povere, che l'autore del VdT conoscesse i canonici indipententemente l'uno dall'altro e abbia modificato i logia per ricavarne i significati che gli erano utili.
 
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_viandante_
view post Posted on 17/7/2009, 13:08     +1   -1




CITAZIONE (Hard-Rain @ 17/7/2009, 12:20)
A me pare, in parole povere, che l'autore del VdT conoscesse i canonici indipententemente l'uno dall'altro e abbia modificato i logia per ricavarne i significati che gli erano utili.

A me pare, in parole povere, che Hard-Rain abbia letto e commentato i logia per ricavarne i significati che gli erano utili.
 
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_viandante_
view post Posted on 17/7/2009, 13:25     +1   -1





Ciao, Talità

Cerco di rispondere alle tue domande.

Per intermediari intendo coloro che a proprio uso e consumo hanno modificato i Vangeli e costruiti i sacramenti “senza i quali non c’è salvezza”…

101.) Gesù disse: - Colui che cerca troverà, e a colui che bussa sarà aperto.

Cercare cosa? E cosa sarà aperto? Gesù nel VDT appare come colui che invita alla ricerca interiore personale per trovare l’unità, l’assoluto, Dio affermando che veniamo dalla luce e alla luce ritorneremo come scintille di Dio tralasciando regole o doveri esteriori.

30.) Gesù disse: - Ama tuo fratello come la tua anima e vigila su di lui come sulla pupilla del tuo occhio.

Ricerca interiore e amore per il prossimo così come amiamo noi stessi tutto qui. Solo qui.

La vita eterna che intendi tu probabilmente è il regno di Dio dei Vangeli: io credo che il regno di Dio, l’unità, l’assoluto sia già qua oggi, qui e ora.
Credo che l’assoluto, l’unità, Dio rappresenti l’alfa e l’omega. Cristo è non ha detto adorate me ma adorate colui che mi ha mandato.

Cari saluti.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 17/7/2009, 13:32     +1   -1




QUOTE
A me pare, in parole povere, che Hard-Rain abbia letto e commentato i logia per ricavarne i significati che gli erano utili.

A me pare al contrario che questo procedimento sia esattamente quello che leggo nel post proprio qui sopra...

Senza polemiche, ma come è possibile anche soltanto immaginarsi che Gesù davanti a una cerchia di discepoli, oppure davanti a una folla osannante o, eventualmente, per chi ha queste fantasie del Gesù zelota, davanti ai sui soldati con le armi in pungo, sia uscito, abbia aperto la sua bocca e detto: "Colui che cerca troverà, e a colui che bussa sarà aperto.". Punto e basta. Poi è tornato da dove veniva, senza aggiungere altro. Che significa una frase del genere? Decostentualizzata, come appunto abbiamo nel VdT, non sigifica assolutamente nulla. Come fate a non accorgervi di questo? Gesù, chiunque egli fosse, avrà fatto un discorso articolato, che il VdT si guarda bene dal riportare nella sua interezza. Così le scarne e inutili parole: "Colui che cerca troverà, e a colui che bussa sarà aperto." (cercare cosa? Bussare dove?) vengono appunto interpretate alla bisogna, con espressioni del tipo: "probabilmente è il regno di Dio", "io credo che...", "Credo che l’assoluto, l’unità, Dio rappresenti...", tutte ipotesi alle quali è difficile dare una conferma. Difficile perchè manca un contesto e sono del tutto assenti le circostanze in cui discorsi ben più ampi e articolati furono pronunciati. In assenza di un contesto e dell'intero discorso è impossibile capire il senso: Gesù poteva anche soltanto aver detto che se uno era senza casa, bussando, si aveva il dovere di ospitarlo!
 
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Hard-Rain
view post Posted on 17/7/2009, 14:49     +1   -1




Il contesto dei due testi è esattamente lo stesso: dopo la parabola del seminatore e prima di quella sul ganello di senapa. Marco parla della crescita del regno di Dio e di ciò che avverrà alla fine dei tempi all'atto del giudizio finale. Matteo analogamente parla del regno dei cieli e aggiunge l'elemento della zizzania, concludendo anch'esso la sua parabola con il giudizio conclusivo: zizzania estirpata e bruciata, grano in salvo, nel granaio metafora del paradiso. Ma Matteo utilizza Marco, espandendo questo racconto. Tuttavia anche lo stesso Marco parla del "regno di Dio".

Mc. 4:26-29.
[26]Diceva: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; [27]dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. [28]Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. [29]Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura».

Mt. 13:24-30.
[24]Un'altra parabola espose loro così: «Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. [25]Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. [26]Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. [27]Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? [28]Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? [29]No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. [30]Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio».

VdT, logion 21.
Ci sia in mezzo a voi un uomo avveduto: appena il frutto è maturato, egli è uscito in fretta, con la falce alla mano, per raccoglierlo. Chi ha orecchi per intendere intenda!

VdT, logion 57.
Gesù disse: - Il Regno del Padre è simile a un uomo che getta il buon seme. Di notte è venuto il suo nemico e ha seminato zizzania in mezzo al buon seme. Ma l'uomo non ha loro permesso di strappare la zizzania. Ha detto loro: «Per timore che voi strappiate la zizzania e strappiate insieme anche il frumento». Poiché nel giorno della mietitura la zizzania sarà riconoscibile e si strappa e si brucia sul fuoco.

VdT conosce entrambe le versioni, quella di Marco e quella di Matteo. Quale, sarà, dunque, quella autentica? Cosa disse realmente Gesù? Matteo ha alterato (ipotesi di lavoro) le parole originarie di Gesù? E il VdT, allora, che le riporta in entrambe le versioni, quella marciana e quella di Matteo? Allora è ancora più inattendibile di Matteo ... no? :)

Volevo poi chiedere agli esegeti del Vangelo di Tommaso secondo cui non vi è giudizio e tutto si risolve interiormente all'uomo, come si interpreta il logion 57 sopra riportato.

Edited by Teodoro Studita - 17/10/2011, 21:57
 
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view post Posted on 17/7/2009, 15:44     +1   -1

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Per Hard

Ha ragione per Mc 4,29 e per mt 13,24 ma non solo,ve ne sono altri cinque che coincidono ,cio' nonostante non credo che questo sia sufficiente per considerare Tommaso dipendente dai sinottici.
Tutto il resto del vangelo,infatti,presenta materiale completamente estraneo ai canonici,evidentemente il redattore di quest'opera deve aver utilizzato fonti diverse e persino piu' antiche .
D'altra parte come possiamo escludere che Tommaso o chi per lui,non abbia potuto attingere al Matteo di cui parla Papia,quel vangelo caratterizzato da semplici raccolte dei detti del signore,e' che sicuramente e' stato fonte per gli stessi canonici??

Un saluto


Per Operanuova

Dimentichi forse mt 10,22 ??

Gesu' istruisce gli apostoli e i discepoli in genere,su come raggiungere la salvezza ,dato che lui sarebbe ritornato da li a poco.Quella salvezza che non potra' essere concessa a tutti ma a pochi predestinati.

Un saluto
 
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Hard-Rain
view post Posted on 17/7/2009, 15:55     +1   -1




QUOTE
Ha ragione per Mc 4,29 e per mt 13,24 ma non solo,ve ne sono altri cinque che coincidono ,cio' nonostante non credo che questo sia sufficiente per considerare Tommaso dipendente dai sinottici. Tutto il resto del vangelo,infatti,presenta materiale completamente estraneo ai canonici,evidentemente il redattore di quest'opera deve aver utilizzato fonti diverse e persino piu' antiche .
D'altra parte come possiamo escludere che Tommaso o chi per lui,non abbia potuto attingere al Matteo di cui parla Papia,quel vangelo caratterizzato da semplici raccolte dei detti del signore,e' che sicuramente e' stato fonte per gli stessi canonici??

Sono d'accordo, è chiaro che poi qui ognuno di noi cerca di semplificare perchè lo spazio è quello che è e il tempo è poco. Si tratta di ragioanamenti filologici, sono tutte ipotesi, avere "prove" definitive è impossibile.

Comunque è anche interessante notare quello che NON SI TROVA nel vangelo di Tommaso. Manca qualunque riferimento alla morte di Gesù. Io non credo che sia un testo scritto mentre Gesù stava predicando e non era ancora morto.... Se così, posto che Gesù in qualche modo deve essere morto, come mai non si trova nulla? Quando tutta la letteratura cristiana più antica ne parla, a partire dalle lettere di Paolo?
 
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operanuova
view post Posted on 17/7/2009, 16:40     +1   -1




CITAZIONE (nochiesa @ 17/7/2009, 16:44)
Per Operanuova

Dimentichi forse mt 10,22 ??

Gesu' istruisce gli apostoli e i discepoli in genere,su come raggiungere la salvezza ,dato che lui sarebbe ritornato da li a poco.Quella salvezza che non potra' essere concessa a tutti ma a pochi predestinati.

Un saluto

Mt 10,22: "E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato".

Non riesco, con tutta la buona volontà, a connettere Mt 10,22 col concetto di "salvezza che non potra' essere concessa a tutti ma a pochi predestinati". Mi spieghi qual è il tuo ragionamento?
Il concetto di venuta del Figlio dell'uomo è uno dei più dibattuti dell'esegesi neotestamentaria. Ho una mia ipotesi che rende coerente Mt 10 ma la considero giusto un'ipotesi, perciò nemmeno la espongo. In relazione alla salvezza, però, Mt 10 si esprime chiaramente:

"Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli" (Mt 10,32-33).

"Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa» (Mt 10, 40-42).

La ricompensa, quindi, secondo il testo non è per pochi eletti ma per i "giusti" nell'accezione cristologica, cioé per coloro che accolgono la Parola.
Ricambio cordialmente il saluto.
 
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operanuova
view post Posted on 19/7/2009, 14:59     +1   -1




Posso inserirmi in questo discorso che m’intriga,[...], apportando due varianti interpretative (non certe) su questa storia dello sdoppiamento, che anche fonda sul doppio di Tommaso? Le definisco “interpretative non certe” perché in ermeneutica, come in Schleiermacher, io considero l’opera pienamente compresa soltanto all'infinito in un perenne circolo della conoscenza, mai prima.

1) Prima ipotesi linguistica.
Il nome Tommaso, in lingua aramaica, è “Ta'uma”, che significa “gemello”. In greco il vocabolo “gemello, doppio” è Didimo, come in Gv 11,16: Thomas detto Didumos.
Una traduzione in italiano che volesse tener conto del senso aramaico, quindi, dovrebbe recitare la lezione: “Gemello detto gemello”. Qualche massone (e i massoni non sono superficiali in materia d’interpretazione) su questa dizione doppia e simmetrica ha costruito più di un castello in aria nel quale onorare il proprio principe ideologico. Io, che nemmeno amo la supeficialità, però mi chiedo: non è più probabile che Tommaso sia stato semplicemente soprannominato con la traduzione del suo nome in greco? “Ta'uma” detto “Didimo”, intendo. I parlanti greci, in fondo, nel tempo e dalle parti dell’ambientazione dei Vangeli, non mancavano, dodecapoli docet.
2) Seconda ipotesi “esoterica”.
Nomina sunt consequentia rerum (questo è un mio originale volo pindarico). Tommaso, in dipendenza dal proprio nome, è un doppio. Tommaso vuole capire ogni fatto da un duplice punto di vista, guardare dietro le cose. Tommaso “non era con loro” quando venne Gesù come un fantasma, Tommaso vuole sia il prodigio sia la materia, Tommaso vuole credere e toccare, ascoltare e sperimentare (Gv 14,5: “Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”»”.

Come vede, l’ermeneutica non è mai autoconsistente: l’ermeneutica dipende dall'analista, da quale particolare si parte, a quale generale ci si connette e viceversa, per quanto tempo si percorre questo faticoso circolo della conoscenza.

Edited by Teodoro Studita - 17/10/2011, 22:07
 
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