Studi sul Cristianesimo Primitivo

Sicari, per Hard Rain

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Hard-Rain
view post Posted on 5/9/2008, 08:13 by: Hard-Rain     +1   -1




Ciao,

ho riletto Bell. 7.252ss., ora ho ben compreso il tuo riferimento. Si tratta di un passo che cita anche il mio amico Giancarlo Tranfo nel suo libro La Croce di Spine, ediz. Chinasky, uscito qualche mese fa.

Qui il punto di partenza è che siamo all'epoca della conquista di Masada da parte dei Romani. Masada era stata conquistata dai sicari proprio all'inizio della guerra, nel 66 (Bell. 2,408).

Io dò quindi come possibile spiegazione che qui in Bell. 7.252ss Giuseppe si riferisca all'inizio della guerra, abbiamo detto che i sicari nacquero all'inizio degli anni '50, qui la narrazione è collocata al 74 (si parla di Flavio Silva), sette anni dopo lo scoppio della rivolta giudaica e Giuseppe va ai prodromi della guerra, di cui la rivolta del 66 e la presa di Masada nello stesso periodo furono le cause dirette.

Notare che subito dopo - nel nostro passaggio del libro 7 - Giuseppe Flavio parla di Giovanni e di Simone figlio di Giora, nello stesso segmento e contesto in cui parla anche dei sicari, dovremmo allora ritenere che anche costoro, come i sicari, siano collocati al tempo di Quirinio nel 6 d.C., che non mi sembra possibile. A conti fatti qui si parla di personaggi che compaiono all'epoca della rivolta. Perchè Giuseppe non ne ricorda neppure uno del tempo di Quirinio oppure dopo (e ne abbiamo tanti da poter citare)? Giuda il Galileo infatti è citato solo in quanto Eleazar ne era un discendente (anche Meanchem è citato come figlio di tale Giuda).

Proprio all'inizio della guerra, come detto, i sicari conquistarono Masada e la tennero per molti anni. Quindi per me il riferimento è alla frase: "I sicari che l'avevano occupata", ecc..., e Giuseppe và col pensiero all'inizio della rivolta giudaica (che nel periodo 66-67 e fino al 70 ebbe successo e i banditi potevano spadroneggiare). Quindi "a quel tempo" è riferito all'epoca di quando i sicari occuparono Masada, sette anni prima, l'inizio delle ostilità e tutto quello che ne seguì. La citazione di Giuda il Galileo, in questo contesto, è funzionale al fatto che era un antenato del capo dei sicari di Masada, secondo Giuseppe Flavio.

Anche perchè simili episodi non sono mai citati nè in Bell. nè in Ant. e riferiti al personaggio principale dell'epoca di Quirinio, che sarebbe Giuda il Galileo, come mai Giuseppe se ne ricorda in un flash-back qui invece che nelle sezioni apposite quando parla più dettagliatamente di Giuda? Di "sicari", poi, non parla quando delinea le sette giudaiche (farisei, esseni, il gruppo di Giuda, ecc...). La mia ipotesi è pertanto che Giuseppe in questo punto di Bell. 7,253ss si colleghi all'inizio della guerra, agli episodi inziali della rivolta del 66. Tacito nelle Historiae scrive poi: "Sotto Tiberio ci fu pace". Anche lui conosce episodi di violenza solo dal tempo di Felice in poi.

Oppure si ricollega al clima di tensione al tempo di Felice, appunto, quando si formarono e nacquero i sicari. E' proprio nel passaggio 2,254-270 quando nascono i sicari che vengono descritte scene di violenza così gravi come quelle della guerra. Ricordi che Bell. 2,254 dice: "Libro II:254 - 13, 3. Però, mentre il paese veniva così ripulito, in Gerusalemme nacque una nuova forma di
banditismo, quella dei cosiddetti sicari".

Interessante il passo:

Bell. 2,265 Distribuitisi in squadre per il paese, saccheggiavano le case dei signori, che poi uccidevano, e davano alle fiamme i villaggi, sì che tutta la Giudea fu piena delle loro gesta efferate. La gravità di questa guerra
andava crescendo di giorno in giorno.

Giuseppe dice nel libro 7 appunto che "a quell'epoca i sicari ordirono una congiura contro quelli che volevano accettare la sottomissione ai romani e li combatterono in ogni modo come nemici, depredandoli degli averi e del bestiame e appiccando il fuoco alle loro case".

Sono tipici atteggiamenti del tempo della guerra, quando i Romani non controllavano il territorio. Per esempio abbiamo tracce di incendi degli stessi Giudei in Bell. 5,24-26 dove si parla dell'incendio dei magazzini alimentari. La congiura è la rivolta del 66, la presa di Masada, e tutto ciò che ne seguì.

Questo passo di Bell. 5,24-26 peraltro concorda con il Talmud, che dice: "I berionim erano allora in città. I rabbi dissero loro: "Andiamo e facciamo pace con loro [con i Romani]. Ma loro non lo permisero e al contrario dissero: "Andiamo e combattiamo contro di loro". I rabbi dissero: "Non avrete successo". Allora quelli si alzarono e incendiarono i depositi del frumento e dell'orzo e così provocarono la fame" (Gittin' 56a, ghemarà).

Cito questo passo del Talmud perchè proprio poco dopo parla di Abba Sikra che era il capo dei sicari di Gerusalemme (il nome non è mai citato in Giuseppe Flavio che cita Eleazar, che però era il capo dei sicari di Masada), questo Abba Sikra aveva sposato tra l'altro la figlia del grande rabbi Yochanan ben Zakkai. Anche il Talmud parla dunque di incendi, scatenati dai Giudei, sebbene dei depositi alimentari, al tempo della guerra.

E' anche in Bell. 5,30 che leggiamo: "Libro V:30 tutti i luoghi erano sottoposti a sorveglianza, e i capibanda - che per il resto erano in contrasto - ammazzavano come nemici comuni chi propugnava la pace con i romani o chi era sospettato di voler disertare, e si trovavano d'accordo soltanto nel far strage di quelli che invece meritavano di vivere." (sebbene si parli genericamente di capibanda e non di sicari).

Interessante anche:

Libro IV:399 Non lontano da Gerusalemme era una fortezza munitissima, di nome Masada, costruita dagli antichi re per depositarvi i tesori e a riparo delle loro persone in caso di guerra.
Libro IV:400 L'aveva occupata la banda detta dei sicari, e fino a quel momento si era limitata a taglieggiare il territorio circonvicino prendendo soltanto il necessario per vivere, perché la paura li tratteneva dall'estendere le ruberie.
Libro IV:401 Ma poi seppero che l'esercito dei romani non si muoveva e che in Gerusalemme i giudei erano dilaniati dalle lotte civili e dall'insorgere di un'oppressione monarchica, e allora intrapresero scorrerie a più largo
raggio.
Libro IV:402 Il giorno della festa degli Azzimi, che i giudei celebrano nella ricorrenza della liberazione dalla schiavitù in Egitto fin da quando fecero ritorno in patria, di nottetempo, senza farsi notare da chi poteva opporsi
ai loro disegni, scesero a dar l'assalto a una cittadina di nome Engadde.
Libro IV:403 Quivi gli abitanti in grado di opporre resistenza, prima che potessero prendere le armi e radunarsi, li dispersero costringendoli a fuggire dalla città, mentre chi non poteva fuggire, le donne e i bambini, li uccisero
in numero di oltre settecento.
Libro IV:404 Poi svuotarono le case, s'impadronirono dei prodotti agricoli più maturi e trasportarono il bottino a Masada.
Libro IV:405 Allo stesso modo razziarono tutte le borgate nei dintorni della fortezza e depredarono tutto il territorio, mentre le loro file s'ingrossavano ogni giorno per l'arrivo da ogni parte di non pochi delinquenti.

Edited by Hard-Rain - 5/9/2008, 12:30
 
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