Studi sul Cristianesimo Primitivo

Augias, Cacitti - Inchiesta sul Cristianesimo

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Teodoro Studita
view post Posted on 26/8/2008, 22:47 by: Teodoro Studita     +1   -1
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Sono ancora in ferie, e non posso risponedere a ritmi serrati. In risposta alle vostre domande allego parte della recensione che scrissi pochi giorni dopo l'uscita del libro (che naturalmente ho letto... di solito non mi metto a parlare di cose che non conosco).

CITAZIONE
...Mentre in Italia infuria il più grande revival pseudostorico di tutti i tempi sulla figura di Gesù, inaugurato dal fortunatissimo “Da Vinci Code”, una nota penna del giornalismo italiano incontra uno storico del cristianesimo particolarmente sensibile a tematiche antropologiche. Ne nasce questo piccolo saggio-intervista, in cui il prof.Pesce, diretto dalla abile regia di Augias, introduce il neofita nella dimensione storica dell’uomo Gesù di Nazareth.
Intento programmatico è quello di esaminare la controversa figura di Gesù sulla base dell’evidenza fontale, prediligendo gli aspetti storici e antropologici a discapito di quelli più squisitamente religiosi e teologici. Il personaggio che faticosamente ne emerge, riflette inevitabilmente la cultura di Augias, laicista più che laica, che non esita a radicalizzare la visione socio-politica di Pesce nel ricondurre Gesù a “un mistico e un grande sognatore religioso, che cerca di collocare la giustizia al centro del mondo” (p.62), fiero propugnatore di un “ideale socioreligioso di uguaglianza e di amore” (p.48). Augias arriva così a configurare un Gesù “sostenitore di un radicalismo egualitario che non esiterei a chiamare comunista” (p.65), ricostruzione, questa, dalla quale Pesce sembra tuttavia prendere le distanze quando afferma di Gesù che “nulla gli è più estraneo di un kibbutz” (p.73). Ancora, Augias insiste sulla possibile carica eversiva del cristianesimo, incarnata nella tendenza a “riequilibrare i rapporti fra le classi, così minando gli equilibri economici a Roma e nell’Impero” (p.187), non esitando a riesumare a servizio di questa un dato storico confutato da decenni secondo cui i primi cristiani si opponevano al servizio militare (p.188), argomentazioni che Pesce si guarda bene dal sostenere o anche dal commentare.
Di fatto il Gesù “storico” che emerge dalla più sobria ricostruzione del Prof. Pesce, è il portatore di un’”utopia pratica”, basata sull’abbandono totale a Dio e sull’attenzione al prossimo. Questo Gesù sarebbe agli antipodi rispetto alla visione sia paolina che giovannea. Il tutto è sintetizzato con un’efficace chiusa dallo stesso Pesce: “Gesù era un ebreo che non voleva fondare una nuova religione, non un cristiano” (p.237, postfazione) “un uomo ebreo che non si sente identico a Dio” (p.28)
Il saggio procede rifacendosi perlopiù a consunti luoghi comuni di esegesi ottocentesca, dai postulati fratelli e sorelle di Gesù (pp.112-113), alla diffusa opinione secondo cui malati e indemoniati sarebbero vittime di patologie psichiatriche (p.131, giudizio notevolmente smussato dall’analisi di Pesce, a onor del vero). Di nuovo Augias sembra riecheggiare l’esegesi di Ambrogio Donini sulle nozza di Cana e sull’appellativo “donna” con cui Gesù chiama Maria (p.119), caricato di non si sa bene quale negativo significato, fino a ipotizzare orribilmente che tra Gesù e il “discepolo amato” vi potesse essere una “vera e propria amitié amoreuse fra due uomini” (p.120). Ma il vero bersaglio della ricostruzione di Augias non è questo Gesù che veste i curiosi panni di un sessantottino ante litteram, ma la sua istituzione visibile, in ispecie la Chiesa Cattolica, colpevole di aver manipolato i testi biblici, decretato la damnatio memoriae di Giuda e l’esclusione del suo vangelo dal canone (qualcuno dovrebbe dire ad Augias che l’omonimo apocrifo non ha nulla a che vedere con Giuda Iscariota), e di fatto di essere un’istituzione pagana: “il cristianesimo ed il cattolicesimo in particolare che si sono via via impregnati di pensiero neoplatonico, con un monoteismo solo apparente, che ha ripristinato in realtà un pantheon di entità divine attraverso il culto di figure intermedie quali la “Vergine” e i “santi” (p.200). Di più, secondo Pesce “le chiese hanno tentato di realizzare il proprio messaggio servendosi di quelle istituzioni politiche cui Gesù non aveva mai fatto ricorso. E’ [...] un tradimento del cristianesimo rispetto a Gesù” (p.68). Emerge, infine, una costante attenzione al delicato rapporto tra ebraismo e cristianesimo, con una malcelata vena polemica nei confronti di un certo antisemitismo di marca cattolica. A tal proposito, Pesce sottolinea come le “radici cristiane dell’antisemitismo” (sic, p.169) risiedano nella manipolazione del testo evangelico operata scientemente dal suo estensore.
In conclusione, il saggio nasce con l’evidente l’intento della divulgazione (de cathechizandis rudibus?): bibliografia ridotta all’osso, niente note in calce, generosa dimensione dei caratteri ed una forma a “domanda-risposta” che rende più agevole la lettura. L’impressione di superficialità nell’analisi viene alimentata da un linguaggio artatamente semplice....

Cordialità,
 
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51 replies since 18/8/2008, 21:49   1879 views
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