CITAZIONE
Giovanni Dalla Teva: Credo sia maturato il tempo, per verificare se effettivamente Giuseppe Flavio fosse il nipote del sommo sacerdote Caifa, ricordando che tale scoperta è opera del Sig. Emilio Salsi, a cui va riconosciuto il merito.
Ho letto la grande tale scoperta del grandissimo Salsi,ma non ho mai approfondito personalmente tale questione sicuramente interessante.Se ha trovato qualcosa,sarebbe bello aprire una discussione anche su questo.
Purtroppo ho notato che da alcuni giorni è impossibile accedere al suo sito,nè è al corrente?
Comunque, il suo ultimo intervento mi ha spinto ad analizzare ulteriormente Guerra Giudaica per quanto concerne il par. 266 libro VII.
Invito anche jehoudda e Saulnier a prendere parte a questo approfondimento,che,secondo il mio umile parere,sta dimostrando sempre maggiormente come il Giovanni e il Simone nominati in Guerra Giudaica (libro VII 252 e seg.) siano da identificarsi con i figli di Giuda Galileo.
Dunque:
Libro VII:266 Quale amicizia, quale parentela non rese questi due più audaci nelle loro stragi quotidiane? Essi
infatti
consideravano un atto d'ignobile cattiveria far male a degli estranei, mentre ritenevano di fare una bella
figura mostrandosi spietati verso i parenti prossimi.Ebbene rileggendolo,appare sempre più convincente l’identificazione di Simone e Giovanni con i figli di Giuda Galileo.Ne sono sempre più convinto.Difatti
in nessun punto di Guerra Giudaica(se mi sbaglio sono gradite segnalazioni)
si narra né di amici,né di parenti uccisi da parte dei due capi-banditi.Non solo,ma addirittura Giuseppe sottolinea che “consideravano un atto d'ignobile cattiveria far male a degli estranei”…mentre tutta Guerra Giudaica
non fa altro che rimarcare l’atteggiamento criminale di Giovanni di Giscala e Simone bar Ghiora, rivolto verso chiunque tentasse di ostacolare i loro intenti.Giovanni di Giscala e Simone bar Ghiora erano ben spietati verso gli estranei…mentre di parenti prossimi uccisi
non ve n’è traccia.E questo silenzio è importante se pensiamo che Giuseppe era personalmente ostile a Giovanni di Giscala,e attribuirgli l’uccisione addirittura di parenti prossimi sarebbe stata una buona maniera per denigrarlo.(Ricordiamoci che Giovanni di Giscala tentò di ammazzare Giuseppe-Guerra Giudaica libro II:618).
E’ bene quindi ricordare le infauste gesta di Simone bar Ghiora e Giovanni di Giscala,dove Giuseppe narra di tutto tranne che di spietatezza o stragi verso parenti prossimi:Libro II:589 [Giovanni di Giscala] Alla loro testa
saccheggiò tutta la Galilea e vessò le masse che erano già preoccupate per la guerra
imminente.
Libro IV:260 Se voi entrerete in città, non come nemici vincitori, potrete vedere le prove di ciò che dico:
case
svuotate dalle loro ruberie, mogli e figli degli uccisi in lutto, gemiti e lamenti per tutta la città; infatti non v'è
nessuno che non abbia subito le scorrerie di quegli empi.[Giovanni di Giscala e Simone bar Ghiora]
Libro IV:509 - 9, 4.[Simone bar Ghiora] Appena ebbe ai suoi ordini una banda abbastanza forte
si diede a fare incursioni contro i
villaggi di montagna…[…]…Libro IV:511
Ed egli prese a battere non solo la toparchia di Acrabatene, ma anche la regione fino alla grande Idumea;…[…]…Libro IV:517 Qui per un'intera giornata Simone
si batté contro di loro,[gli Idumei] ma senza risultare né vincitore né vinto;
Libro IV:529 - 9, 7. Simone, essendo inaspettatamente penetrato nell'Idumea senza colpo ferire, con un attacco
di sorpresa
s'impadronì per prima della cittadina di Hebron, dove fece molto bottino e asportò grandi quantità di viveri.Libro IV:534
Da Hebron Simone prese a fare le sue incursioni in tutta l'Idumea, non soltanto saccheggiando
villaggi e città, ma divorando anche la campagna perché i viveri non bastavano a una sì grande moltitudine:
oltre gli armati lo seguiva una turba di quarantamila persone.
Importanti i seguenti passi che dimotrano come Simone bar Ghiora era feroce e spietato verso gli estranei,e non considerava per nulla "ignobile" infliggere danni a loro:Libro IV:535 A tali bisogni si aggiungeva la sua ferocia e l'odio per quella popolazione, onde ancor più gravi
risultarono i guasti inflitti all'Idumea.
Libro IV:536 Come si può vedere un bosco completamente spogliato dopo che son passate le cavallette, così
alle spalle dell'esercito di Simone restava il deserto;
Libro IV:537 qui incendiavano, lì demolivano, e poi distruggevano tutta la vegetazione del paese o calpestandola
o tagliandola, e la terra lavorata diventava sotto i loro piedi più dura di quella non lavorata. Insomma, di
quello che essi distruggevano non restava nemmeno un segno che fosse mai esistito.Libro IV:540 E invece non da pietà, ma da furore egli[Simone bar Ghiora] fu preso per il rapimento e, avvicinatosi alle mura di
Gerusalemme, sembrava una belva ferita che,
non potendo sfogarsi sui feritori, si sfogava su chi capitava.Libro IV:541
Chiunque usciva dalle porte per raccoglier erbe o legna, anche se disarmato o vecchio, egli lo
faceva catturare e uccidere fra i tormentiLibro IV:542 [Simone bar Ghiora]
Molti anche ne rimandò indietro con le mani mozzate, col proposito di atterrire i nemici e, insieme,
di istigare il popolo contro i colpevoli.
Libro IV:543 Per mezzo di essi mandò a dire che Simone aveva giurato sul Dio cui nulla sfugge che, se non si
fossero affrettati a restituirgli la moglie, avrebbe sfondato le mura e inflitto il medesimo castigo a tutti gli abitanti
della città,
senza nessun riguardo per l'età e senza distinzione fra innocenti e colpevoli.Libro IV:557
Egli li inseguì fino alla città e, circondate di nuovo le mura, metteva a morte tutti quelli che uscivano
per lavorare in campagna e cadevano nelle sue mani.Libro IV:559 erano stati infatti costoro a portare al potere Giovanni, ed egli li ricompensava del predominio che
gli avevano procurato
concedendo a ciascuno di fare ciò che voleva.Libro IV:560
Con un insaziabile desiderio di preda frugavano le case dei ricchi, uccidevano gli uomini e
stupravano le donne come fosse un gioco;Libro IV:563
[I Galilei,che avevano portato al potere Giovanni] estraendo le spade da sotto alle vesti dai
colori sgargianti trafiggevano chiunque capitava.Libro IV:576 ma quando fu dentro[Simone bar Ghiora] col suo esercito non pensò che al suo potere, considerando
quelli che
l'avevano invocato non meno nemici di coloro contro cui era stato invocato.Libro V:5 - 1, 2. [Eleazar] fingendo ora di essere sdegnato per le quotidiane ribalderie di
Giovanni, che non metteva
termine alle sue stragi,Libro V:30 tutti i luoghi erano sottoposti a sorveglianza,
e i capibanda - che per il resto erano in contrasto -
ammazzavano come nemici comuni chi propugnava la pace con i romani o chi era sospettato di voler disertare,
e si trovavano d'accordo soltanto nel far strage di quelli che invece meritavano di vivere.Libro V:423 Però gli uomini di Giovanni e di Simone sorvegliavano con più cura per impedire l'uscita di costoro
che l'ingresso dei romani,
e chi dava adito soltanto a un'ombra di sospetto veniva immediatamente passato per
le armi.Libro V:424 - 10, 2 Intanto
la fame esaltava il furore omicida dei ribelli, e questi due flagelli infierivano ogni giorno di più.
Libro V:425 Poiché non si trovava grano da nessuna parte,
essi piombavano nelle case per rovistare, e se ne
trovavano percuotevano gli abitanti per aver negato di averne, se non ne trovavano li torturavano come se
l'avessero nascosto troppo bene.Libro V:435
Ed escogitarono terribili forme di supplizio per farsi dire dov'era nascosto il cibo, ad alcuni di quei
miseri occludendo con dei ceci il meato delle urine e trapassandone il sedere con aguzzi bastoncini, e c'è da
inorridire al solo sentire quali tormenti infliggevano a qualcuno per farsi dire che aveva anche un solo pezzo di
pane o dove nascondeva una manciata di farina.Libro V:439 - 10, 4. Queste le angherie
che i comuni cittadini subivano ad opera degli scherani, mentre i cittadini
di rango e di censo più elevati erano trascinati dinanzi ai capi.Libro V:440
Chi era stato spogliato da Simone veniva poi mandato da Giovanni, e chi era stato spogliato da
Giovanni passava poi nelle grinfie di Simone; essi brindavano l'uno alla salute dell'altro col sangue dei cittadini e
si spartivano le spoglie delle loro vittime.Libro V:529 Ma quando Simone mise piede in città e se ne fece padrone,
considerò Mattia nemico al pari degli
altri, anche se aveva perorato la sua causa, giudicando che lo aveva fatto per stolta ingenuità.
Libro V:530
Così allora se lo fece trascinare al suo cospetto e con l'accusa di parteggiare per i romani lo
condannò a morte, senza permettergli di difendersi, insieme con tre figli, perché il quarto aveva fatto in tempo a
rifugiarsi presso Tito. E quando Mattia lo supplicò di ucciderlo prima dei figli, chiedendogli questa grazia in
ricompensa di avergli fatto aprire le porte della città,
Simone lo fece uccidere per ultimo.
Libro V:531 Così egli fu ammazzato sopra ai suoi figli, che già erano stati trucidati sotto i suoi occhi, e dopo
essere stato condotto in un luogo dove i romani potevano vederlo
Libro V:532 Dopo di essi furono passati per le armi un sacerdote di nome Ananias, figlio di Masbalo, che era
uno dei personaggi di rilievo, e il segretario del sinedrio Aristeo, nativo di Emmaus, e assieme a loro quindici
degli uomini più eminenti del popolo.Libro V:540 E quando alla fine Tito si apprestava ad avvicinarsi al muro alla testa di un reparto, Simone raggiunto
dalla notizia accorse a prendere sotto controllo la torre;
catturati i traditori, li uccise sotto gli occhi dei
romani e, mutilati i cadaveri, li scaraventò davanti alle mura.Libro VI:358 - 7, 1. I ribelli assaltarono il palazzo reale, dove molti per la sua solidità avevano depositato i loro
beni, ne respinsero i romani e,
dopo aver sterminato tutti i cittadini che vi si erano raccolti in numero di circa
ottomila e quattrocento, s'impadronirono delle cose di valore.
Libro VI:372 Per il momento, ad ogni modo, facendo affidamento sui sotterranei, essi appiccarono più incendi
dei romani,
e la gente che dalle case in fiamme usciva a cercar rifugio in quelle gallerie essi l'uccidevano senza
pietà e la spogliavano, e se addosso a qualcuno trovavano un po' di cibo glielo strappavano e lo divoravano
tutto insozzato di sangue.
Libro VI:380 Ma mentre gli Idumei si preparavano a partire,
Simone se ne accorse e immediatamente ordinò di
uccidere i cinque, che erano andati a parlamentare con Tito, e di mettere in prigione i capi, di cui il più
ragguardevole era Giacomo figlio di Sosa;Libro VI:382 Queste tuttavia non riuscivano a impedire le diserzioni,
e sebbene molti venissero uccisi erano
assai più numerosi quelli che riuscivano a fuggire.
Il seguente passo è importante,perché Giuseppe Flavio ammette che è impossibile narrare nei particolari tutte le nefandezze di Giovanni di Giscala e Simone bar Ghiora:Libro V:442 - 10, 5.
Sarebbe impossibile raccontare nei particolari la storia delle loro nefandezze, ma per dirla in
breve nessun'altra città ebbe mai a subire un tale martirio né, da che mondo è mondo, vi fu una generazione più
capace di mal fare.
Ora,va bene non scendere nei particolari…Ma Giuseppe avrebbe sicuramente parlato(e anche in diretta) dell’eventuale uccisione di parenti prossimi da parte dei due capi-banditi(narra tanto di gente sconosciuta che veniva suppliziata da Simone e Giovanni,figuriamoci se non avesse parlato di spietatezza verso i parenti prossimi)…e guarda caso…a Giuseppe,sarebbe rimasta impressa la spietatezza di Giovanni e Simone verso parenti prossimi, a tal punto da rievocarla in un flash back(!)(Libro VII – 266),
mentre durante la guerra non ne fa parola.Dunque ricapitoliamo:
-Giuseppe non parla di stragi di parenti prossimi in diretta, sebbene questi eventi sarebbero stati, oltre che parte della cronaca di guerra, ottimi pretesti per denigrare i banditi(Giuseppe odiava i banditi dal momento che portarono alla distruzione di Gerusalemme e del Tempio)
-Giuseppe narra di un Giovanni e di un Simone che “consideravano un atto d'ignobile cattiveria far male a degli estranei”,
mentre Giovanni di Giscala e Simone bar Ghiora non si facevano scrupolo di nessuno come ampiamente dimostrato con i passi riportati precedentemente.In particolare Giovanni di Giscala
“era prontissimo a uccidere anche solo per la speranza di un guadagno.” (Guerra Giudaica Libro II:587)
-Giuseppe parla di questi Giovanni e Simone come di individui che “ritenevano di fare una bella figura mostrandosi spietati verso i parenti prossimi”
mentre in tutta Guerra Giudaica non viene narrato nulla del genere…e puff!…Questo particolare abominevole sarebbe saltato fuori in un flash back!
Tutto questo a mio parere rappresenta un’ulteriore conferma a favore dell’identificazione di tali Giovanni e Simone con i due figli di Giuda Galileo,e per contro esclude che il verso 266,libro VII possa riferirsi a Giovanni di Giscala e Simone bar Ghiora.
Un caro saluto a tutti.