Studi sul Cristianesimo Primitivo

persecuzioni dei cristiani

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-Waylander-
view post Posted on 21/5/2009, 13:18 by: -Waylander-     +1   -1
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Bibliothecarius Arcanus

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CITAZIONE (Polymetis @ 21/5/2009, 13:52)
CITAZIONE
"…nel giorno del sangue, si piangeva per Attis, sulla sua effigie che veniva poi sepolta… ma, al cader della notte, la mestizia dei fedeli si mutava in allegrezza. Una luce
brillava subitamente nelle tenebre, si apriva il sepolcro, il dio era risorto dai morti… il mattino seguente, 25 marzo, considerato l'equinozio di primavera, la divina
resurrezione veniva celebrata con esplosioni di
gioia…" (J. G. Frazer, Il ramo d'oro, Newton Compton,
1992).

Hai citato l'edizione de "Il Ramo d'oro" della Newton, vediamo cosa questa edizione dice nell'introduzione al testo:

"Resta pienamente valida l’avvertenza fatta nella Encyclopaedia Britannica, sotto la voce Frazer: “le informazioni di Frazer in materia etnologica erano di seconda mano e spesso inesatte (…) Questo intreccio di temi differenti e spesso contrastanti si sviluppa poi, in funzione di una sorta di comparativismo selvaggio che costantemente destorifica i materiali e le osservazioni e tutto ricompone in un limbo metodologico, entro il quale l'autore si sente legittimato a porre sullo stesso piano un rito dell'India antica, un costume folklorico della Scozia, un testo medievale e paralleli formali originati nelle più diverse etnie della superficie terrestre e ricavati dalle relazioni etnologiche dei viaggiatori. E perciò diviene destramente puntuale ed illuminante la dura osservazione che avanzava Ruth Benedict nel 1944 sull’intera opera di Frazer: “Opere come il Ramo d’oro e i normali volumi di etnologica comparata sono esami analitici di elementi separati e ignorano tutti gli aspetti dell’integrazione culturale… sono illustrati da particolari di comportamento scelti indiscriminatamente dalle culture più diverse, e il risultato finale dell’esposizione è una specie di mostro di Frankenstein con un occhio destro preso dalle isole Figi, un occhio sinistro dall’Europa, una gamba dalla Terra del Fuoco e una da Tahiti, e dita della mani e piedi da regioni ancora più diverse”(Ruth Benedict, Patterns of Culture, Boston, 1934, tad. It. Modelli di cultura, Milano, 1960, p. 54 e ss.)” (pp. 8.11)

In particolare sulla teoria degli dèi che muoiano e risogono l’introduzione precisa:

“[CI sono] indebite escursioni nel mondo antico e in altri ambito folklorici ed etnologici, discorso polimorfo che contiene una superata teorie sulle strutture della magia, una discussione sul culto degli alberi, ispirata principalmente al Mannhardt, un’analisi della diffusione e funzione dei tabù e un’abbondante rilettura di ben note figure divine del mondo mediterraneo, Adone, Attis, Osiride, Iside Dioniso Demetra e Persefone, riconsiderate, seconda una diffusa ipotesi ottocentesca, come epifanie locali di una divinità dei cereali morente e rinascente in rapporto ai ritmi stagionali. “ (p.11)

Per questo sconvolge vedere citate così a caso, e così ingenuamente, teorie che chiunque abbia studiato storia delle religioni sa perfettamente a che scuola e a quale temperie culturale appartengano….

aggiungerei a questo proposito allora anche la chiosa finale del Di Nola (mica un Cascioli qualsiasi!):
"cadono nel museo delle ipotesi teoriche storico-religiose le contrastanti proposte interpretative avanzate dall'autore" (p. 13)
 
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