L'Esodo 20,5-6 dice, che Dio retribuisce l'uomo non immediatamente, ma nei figli per un grande numero di generazioni. Tale concetto viene riportato anche nel vangelo di Gv 9,2 " e i suoi discepoli lo interrogarono:<rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?>.
Nella tradizione biblica le larve (spettro, fantasma della persona morta, pallida ombra) 'obot, erano destinate tutte allo se'ol, agli inferi (luogo dei defunti, che sta sotto, impreciso e nebuloso) senza essere giudicate, indipendente dalla loro condotta terrena.
Coloro che rimasero fedeli a tale indicazione furono i Sadducei, fino alla loro scomparsa. I Sadducei non credevano che Dio operasse nel mondo, ma pensavano che ogni cosa si sviluppasse secondo una pura logica umana. Non credevano nella resurrezione dei morti e molto probabilmente nemmeno nell'immortalità dell'anima. Non credevano agli angeli, né agli spiriti. (Atti Apostoli 23,7)
Negando il destino ed esaltando la piena libertà della persona nel scegliere il bene o il male, attraendo con ciò, su di sé, il benessere, o la sventura in questo mondo, giustificavano la loro posizione aristocratica sacerdotale e di potere e la mancanza di ingiustizie sociali e politiche. Di conseguenza, non sentivano il bisogno di un giudizio dopo la morte, per l'assegnazione di premi o di castighi nell'aldilà. Per i sadducei il male non proveniva da Dio, ma semplicemente dipendeva dalle cattive azioni degli uomini.
Gli altri gruppi di Ebrei che operavano, nel tempo del secondo Tempio, se volevano allontanarsi da tali concetti giustificativi del potere e della ricchezza dei sadducei in contrapposizione al loro disagio sociale, dovevano necessariamente abbandonare tale modo di intendere.
Infatti si sviluppò nel IV secolo a.c. in Giudea un diverso pensiero escatologico testimoniato dal Libro dei Vigilanti, dal Libro dell'Astronomia e ancora prima dal libro di Noé, andato perso. Poichè la figura principale in questi scritti era Enoch, la corrente di pensiero fu chiamata "Enochica". Le sue principali caratteristiche erano: l'immortalità dell'anima capace di distaccarsi dal corpo e di vivere presso Dio, e l'origine del male precedente all'esistenza dell'uomo, dovuta alla contaminazione della natura da parte delle anime dei giganti, cioè spiriti maligni.
Perciò in Israele alcune persone incominciano ad immaginare l'aldilà in modo diverso,
caratterizzato da un giudizio divino assoluto, che separava le anime buone da quelle cattive. Le manchevolezze della vita religiosa e morale e le ingiustizie politiche e sociali sarebbero state
rimosse con l'avvento di un nuovo messia e con
l'instaurazione del regno di Dio. Cioè il trionfo nazionale d'Israele sugli altri popoli e gruppi, e il trionfo della vera religione. Tutto questo doveva essere preceduto da grandi catastrofi. I giusti morti prima di tale evento , sarebbero stati richiamati alla vita, perché potessero partecipare ai benefici dell'umanità redenta da Dio.
Tale pensiero escatologico risentiva, in gran parte, dell'influsso del pensiero escatologico persiano precedente.Per contrastare, queste nuove tendenze escatologiche, non originali, ma di derivazione Persiana ci furono gli scritti biblici di Giobbe e di Qohelet. Per il primo la giustizia è indipendente dalla fortuna o sfortuna e l'opera di Dio è incomprensibile all'uomo. Il secondo così riporta:"Infatti la sorte degli uomini è la stessa di quella degli animali: come muoiono questi così muoiono quelli. Gli uni e gli altri hanno uno stesso soffio vitale, senza che l'uomo abbia nulla in più rispetto all'animale. Gli uni e gli altri sono vento vano. Gli uni e gli altri vanno verso lo stesso luogo: gli uni e gli altri vengono dalla polvere, gli uni e gli altri tornano alla polvere." (Qohèlet 3,19)
Avendo presente lo scritto di Daniele 12 ,2 "Molti di quelli che dormono nel paese della polvere si desteranno: questi alla vita eterna, ma quelli al ludibrio, all'infamia eterna" e gli scritti della letteratura Enochica, si incominciò a parlare di risurrezione in Maccabei 2, 7 "Il martirio di sette fratelli con la loro madre",
come speranza in Dio 2, 7-14.
E' da sottolineare il termine speranza umana, non rivelazione divina. Però, poche righe più avanti, si sottolinea nuovamente il concetto dell'Esodo. Maccabei 2,7-18/19
Successivamente, il pensiero escatologico dei Farisei si distinse da quello essenico per il solo fatto che credevano sia nell’azione di Dio nella storia, sia nella libertà di scelta dell’uomo; su questo punto furono fermissimi, differenziandosi nettamente dal predeterminismo essenico. Mentre entrambi i gruppi credevano nell’immortalità dell’anima e nella risurrezione. La salvezza non spettava, però, nemmeno per i farisei al giusto che non avesse peccato, perché ormai all’esistenza di tale giusto nessuno credeva più. Pensavano però, secondo una dottrina formulata chiaramente solo agli inizi del Il secolo d.c., ma certamente già esistente da tempo, che l’uomo permettesse alla bontà di Dio di considerarlo giusto,
cioè giustificato, quando avesse compiuto più opere buone che cattive. (Ebraismo di Giovanni Filoramo pag. 111)
I farisei provenivano dal popolo, contrari alle influenze ellenistiche, si appoggiavano alle costumanze e alle tradizioni popolari (non rivelazioni divine) che anticamente erano state influenzate dalla religione persiana con le credenze ad essa inerenti: ressurezione, sopravvivenza dell'anima, remunerazione, angelologia. La loro esasperazione polemica li convinse a costruirsi una legge orale, accanto a quella scritta e dinanzi a una scelta, a preferire la prima rispetto alla seconda. Così si spiega il cambiamento delle loro credenze escatologiche.
Tale cambiamento maturò nella gente del popolo molto lentamente e sicuramente molte persone, associavano contemporaneamente i contenuti di entrambe le opinioni escatologiche. Mentre per gli esseni la salvezza presso Dio consisteva nell'aderire alla setta e nell'aver fede. (Un concetto molto caro a San Paolo e quindi al cristianesimo primitivo).
In risposta a (Qohèlet 7,20) " per quanto sulla terra non ci sia nessun uomo che sia giusto, che faccia il bene senza peccare." il pensiero esseno introdusse il concetto della giustificazione: "Chiunque entrava nella setta otteneva la purificazione dalla colpa collegata al suo stesso essere umano e la possibilità del perdono delle sue trasgressioni successive" (Regola della Comunità).
La via della salvezza diventa una via di purificazione con tendenze apocalittiche, con una preparazione spirituale in vista dell'intervento di Dio che avrebbe distrutto il male.
Per gli esseni Dio ha dato loro in eredità la sorte degli angeli. (Regola della comunità 11, 3-5) concetto copiato e riportato nel vangelo di Matteo XXII, 30. Il loro linguaggio e la loro conoscenza degli angeli derivava in parte dalla religione persiana.
Il pensiero escatologico religioso esseno fu quello più fantasioso, vario e stratificato rispetto alla legge Mosaica e quindi al pensiero originale Ebraico.
Dall'elaborazione dei contenuti escatologici dei Farisei e degli Esseni; derivarono i contenuti escatologici del cristianesimo primitivo, sebbene riadattati a nuove esigenze.
Quindi non di rivelazione divina, ma elaborazioni della mente umana, per contrastare il potere Sadduceo, copiando concetti escatologici dalla religione persiana e contemporaneamente giustificare e dare una speranza agli ultimi. Tutto ciò è avvallato, nel constatare, che il cristianesimo primitivo si sviluppò quando i sadducei e gli esseni vennero a mancare e il gruppo dei farisei fu sottoposto, per cause maggiori, ad una grande revisione della propria realtà storica.
Ogni riferimento alla realtà storica Ebraica è dovuto esclusivamente in funzione all'analisi sui contenuti escatologici del cristianesimo primitivo ai quali sono interessato a verificare, causa indottrinamento di quando ero giovane.http://www.storiacristianesimo.it/escatologia%20essena.htmEdited by Giovanni Dalla Teva - 2/5/2009, 07:28