Studi sul Cristianesimo Primitivo

Gesù Cristo segreto

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operanuova
view post Posted on 5/7/2009, 10:55 by: operanuova     +1   -1




CITAZIONE (barionu @ 5/7/2009, 00:31)
Carl Gustav Jung , in Simboli della trasformazione , avalla le tesi del Burnouf ...

...ma Eugene Burnouf e Gilbert Durand sono 2 pilastri di riferimento,
non vedo dove possano essere arbitrari , se non nel limiti di un' indagine che per forza deve dare fuoco
anche a metodi speculativi.
zio ot

Non dubito che Jung abbia avallato le tesi di Burnouf: in entrambi, infatti, si può ritrovare il simbolo concettualizzato alla stregua di una macchina (psicologica nel primo) e soggetto a dinamiche di trasformazione. Questo, però, avviene dalla parte del “lettore”, non del simbolo stesso che massimamente svolge la funzione di specchio. La trasformazione presuppone l’esistenza di stati intermedi ma il simbolo non ne possiede altri se non i propri, sviluppati diacronicamente e sempre con un processo di stratificazione. Ciò che in un certo momento e in un determinato luogo un simbolo ha significato permarrà nella memoria di quel luogo, sia esso anche e soltanto un luogo tramandato in forma letteraria. Ti propongo nuovamente l’esempio della mela. Fuori una chiesa ti diranno che essa rappresenta il peccato originale. Se ti rivolgi a un osservatore di pubblicità televisiva risponderà che significa “denti sani”. Un fanatico dei Beatles sarà rimandato alla loro casa discografica e uno d’informatica sarà rinviato a un Mac della Apple. Tutti questi possibili significati e tanti altri convivono nell’identico significante.

L’interpretazione di un simbolo equivale a un processo di depotenziamento dello stesso (E.M. Forster parlava di “morte della sfinge”) e, nel contempo, di ritorno alla natura di segno. E un segno è tale soltanto nella sua enclave. Niente toglie (e qui mi riferisco alla svastica di Burnouf) che un simbolo abbia potuto assumere un determinato valore di segno in un certo luogo birmano: quello, però, non può essere assunto come il segno dei nazisti. Da questo punto di vista si dovrebbe ragionare di “filologia del simbolo” la quale - e qui qualche poeta simbolista arbitrario francese mi ammazzerebbe - non può essere studiata se non con criteri storici e scientifici. Io, ragionando di genesi del simbolo, sto con Florenskij (fosse solo perché fu un ingegnere :D ).
 
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139 replies since 24/3/2009, 11:29   3138 views
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