Tigerman,
proviamo a fare qualche ragionamento su Gennesaret e Mc. 6:52-53. Innanzitutto partiamo dal verso che nel testo greco legge:
Mc. 6:53 Kai diaperasantes epi tên gên êlthon eis Gennêsaret kai prosôrmisthêsan.
La traduzione potrebbe essere: "E, passati sopra la terra, vennero a Gennesaret e sbarcarono."
Il verbo diaperaw significa attraversare, passare (diaperasantes è un participio aoristo plurale) in particolare un corso d'acqua (un fiume, un lago, ecc...).
tên gên = la terra (tên è l'articolo), qui viene usualmente inteso come la terraferma, la terra su cui approda la barca. In altri casi lo stesso Marco usa "riva", "sponda" (es.: eis to peran, Mc. 6:45). Quindi epi tên gên = sopra la terra, questa costruzione ricorre con identico significato in Mc. 4:20, nella parabola del seminatore, quando l'evangelista dice che il seme cadde "sopra la terra buona" (epi tên gên tên kalên).
êlthon è il verbo erchomai che significa "venire", "andare", descrive un moto a luogo. Nel nostro caso abbiamo un aoristo indicativo, che può essere tradotto col passato remoto italiano: "Andarono", dunque, o "vennero", il soggetto del verbo è Gesù con i discepoli.
eis Gennêsaret = a Gennesaret, qui tutto lascia intuire che si tratti di una cittadina, a motivo di quello che dirò dopo. Naturalmente questo cozza contro le evidenze archeologiche (vedi quanto ho scritto nel post precedente).
kai prosôrmisthêsan = e sbarcarono (o: approdarono). Il verbo prosormizomai è abbastanza tecnico, riguarda proprio l'ormeggiare una barca o una nave, è un
hapax in tutto il Nuovo Testamento. Del resto proprio lo scarno e breve vangelo di Marco di volta in volta fa comparire
hapax abbastanza tecnici, cito il verbo aggarew (Mc. 15:21) oppure alektorofwnias che forse rende il gallicinium e nasconde un latinismo (Mc. 13:35) in cui mi sono imbattuto di recente. Altra parola interessante: sklêrokardia (Mc. 10:5).
Nota incidentalmente che la stessa frase di Mc. 6:53 in un modo molto simile è riportata anche in:
Mt. 14:34 (// Mc. 6:53) Kai diaperasantes êlthon epi tên gên eis Gennêsaret.
Il contesto di Mt. 14:34 e Mc. 6:53 è identico: entrambi i testi parlano della prima moltiplicazione dei pani, quindi passano all'episodio di Gesù che cammina sulle acque, infine attaccano con quella frase, resa in modo molto simile. Tuttavia, sebbene la frase e il contesto siano pressochè identici, è facile rendersi conto che
7Q5 non può essere identificato con Mt. 14:33-34 mentre è possibile attribuirlo a Mc. 6:52-53.
Questo per far capire quanto siano fuorvianti le considerazioni di quelli (vedi Cascioli) che affermano che sia così facile, dopotutto, trovare un qualunque testo che identifichi la manciata di lettere di 7Q5: la realtà dei fatti è che una porzione di testo come Mt. 14:33-34, stesso contesto, stessa rara parola (Gennesaret), stessa struttura grammaticale della frase, eppure questa frase parallela non combacia col frammento papiraceo.
Ciò premesso, Mc. 6:53 legge: eis Gennêsaret. Dobbiamo qui ricordare che l'attribuzione di O'Callaghan è costretta a omettere epi tên gên, così la frase si riduce a:
7Q5 = pseudo Mc. 6:53 (?) (O'Callaghan id., 1972) = Kai diaperasantes êlthon eis Gennêsaret kai prosôrmisthêsan.
Qui, a mio avviso, è ancor più chiaro che si debba intendere una località, una cittadina. Ripeto: questo cozza, evidentemente, contro le ricerche archeologiche. Faccio notare comunque che lo stesso vangelo di Marco, al verso 8:10, cita una località chiamata Dalmanoutha, per la quale la stessa Bibbia edizione CEI è costretta ad annotare: "Non si sa dove sia stata Dalmanauta".
La preposizione eis, seguita da un nome proprio senza l'articolo, nel caso delle zone o località geografiche, nel vangelo di Marco denota sempre una città (indipendentemente dalle sue dimensioni), come si vede facilmente:
Mc. 1:21 Kai eisporeuontai eis Kafarnaoum (= E andarono a Cafarnao)
Mc. 2:1 Kai eiselthôn palin eis Kafarnaoum (= Ed entrò di nuovo a Cafarnao)
Mc. 6:45 pros Bêthsaidan (= Verso Betsaida), questo è un caso di pros + nome della cittadina, il concetto comunque non cambia.
Mc. 8:22 Kai erchontai eis Bêthsaidan (= E giunsero a Betsaida).
Mc. 9:33 Kai êlthon eis Kafarnaoum (= E fu a Cafarnao), qui è proprio la stessa costruzione di Mc. 6:53.
Mc. 10:32 anabainontes eis Hierosoluma (= Salire a Gerusalemme)
Mc. 10:46 Kai erchontai eis Ierichô (= E giunsero a Gerico).
Mc. 11:1 eggizousin eis Hierosoluma (= si avvicinarono a Gerusalemme)
Mc. 11:27 Kai erchontai palin eis Hierosoluma (= E andarono di nuovo a Gerusalemme)
Questi sono tutti i casi in cui Marco cita direttamente dei nomi di città e lo fa sempre con EIS + nome della città (direttamente senza articolo, giacchè il nome è già determinato). Non vi è dubbio, quindi, che soprattutto omettendo epi thn ghn, come voluto da O'Callaghan, si possa intendere il nome puro e semplice di una cittadina determinata, la città di Genesaret.
Ciò detto, a volte abbiamo dei casi in cui Marco deve esprimere il concetto di zona, regione di ... . Se avesse voluto dire che approdarono nella regione di Genesaret o nella terra di Genesaret, non avrebbe costruito così la frase, semplicemente con "eis + nome della città", soprattutto in considerazione del fatto che manca epi thn ghn nella ricostruzione di O'Callaghan. Per questo il prof. Thiede è costretto a supporre che vi fosse una località, per quanto piccola fosse, di nome Genèsaret, dopodichè lui cita altri scavi archeologici ma non riporta alcuna indicazione bibliografica (almeno nel libro di Thiede che ho letto), così non si sa a cosa voglia alludere. Io conosco solo il report del Kinnereth Regional Project il quale, va detto, asserisce che nella zona di quella che oggi viene identificata come la Genesaret biblica non fu più costruito nulla dal VII secolo avanti Cristo, al tempo di Gesù al massimo vi erano delle fattorie di contadini.
Ma torniamo a Marco e notiamo i casi in cui deve citare determinate regioni, non direttamente delle città. La struttura è diversa dal caso di Mc. 6:53:
Mc. 1:14 êlthen ho Iêsous eis tên Galilaian = Gesù andò nella Galilea. La Galilea era una regione storica, qui premette l'articolo determinativo perchè è un nome di una regione, cosa che non avviene nel caso di Gennesaret dove tutto appunto lascia intuire che, giustamente o incorrettamente, l'autore intenda una città.
Mc. 1:39 kai ... eis holên tên Galilaian = E andò predicando ... in tutta la Galilea (anche qui il nome della regione è preceduto dall'articolo)
Mc. 5:1 eis tên chôran tôn Gerasênôn = verso la regione dei Geraseni. Notare che qui usa EIS + tên chôran (la regione, accusativo, preceduto dall'articolo altrimenti si sarebbe inteso: "una regione") + tôn Gerasênôn (genitivo: "dei Geraseni"). Io penso che Marco avrebbe usato una struttura del genere se in 6:53 avesse voluto intendere la regione di Gennesaret, o la terra di Gennesaret (eis tên gên + genitivo). Ma O'Callaghan, ricordo, tra l'altro omette addirittura la presenza di epi thn ghn.
Mc. 7:24 apêlthen eis ta horia Turou = andò nella regione di Tiro.
Mc. 8:10 êlthen eis ta merê Dalmanoutha = Andò dalle parti di Dalmanauta.
Mc. 8:27 Kai exêlthen ho Iêsous kai hoi mathêtai autou eis tas kômas Kaisareias tês Filippou = E Gesù con i suoi dicsepoli se ne andò verso i villaggi di Cesarea di Filippo.
Mc. 10:1 eis ta horia tês Ioudaias = verso i confini della Giudea
Mc. 15:22 epi ton Golgothan topon = sopra il luogo del Golgota (non usa eis Golgothan, che significherebbe: "a Golgota", come se Golgota fosse una città).
Per chiarire la differenza di significato:
Mc. 6:53 Kai diaperasantes (epi tên gên) êlthon eis Gennêsaret kai prosôrmisthêsan = E, passati (sopra la terra), andarono a Gennesaret e sbarcarono.
Mt. 14:34 (parallelo sinottico) Kai diaperasantes êlthon epi tên gên eis Gennêsaret = E, passati, andarono sopra la terra a Gennesaret.
Soprattutto nella versione marciana privata di epi tên gên (ipotesi O'Callaghan ripresa da Thiede) si deve ipotizzare una cittadina, una località ben definita, diversa da un territorio.
Per chiarire, abbiamo un esempio in cui il passo di Matteo viene "trasformato" da Origene nel modo che si possa intendere "la terra di Gennesaret", forse Origene ha voluto forzare la situazione in modo da ricondursi più esplicitamente alla situazione storica così come delineata in Giuseppe Flavio. Sta di fatto che tre quattro volte nel Commento a Matteo Origene cita o utilizza Matteo 14:34 e lo fa nella forma:
Mt. 14:34 (citato da Origene in Comm. Matt.) Diaperasantes êlthon
eis tên gên Gennêsaret = Passati, andarono verso la terra di Gennesaret.
Come si vede, manca la preposizione epi, inoltre l'ordine delle parole è diverso. Qui Origene ha evidentemente commentato delle versioni di Matteo diverse da quelle attestate da B ed Aleph, la versione "origeniana", che si conforma meglio con quanto riportato da Giuseppe Flavio circa Genesaret, concorda di fatto con L, f1 e le versioni latine di Matteo. Giuseppe Flavio, oltre a menzionare il classico lago di Gennesar (Bell. 2.573, 3.463, 3.506, 3.515) cita e descrive la "regione di Gennesar", "thn Gennhsar chwra" (Bell. 3.516), il vangelo di Marco conosce diverse regioni, per esempio "la regione della Giudea", "hê Ioudaia chôra" (Mc. 1:5) ma di Gennesaret parla non come se fosse una regione, bensì una città.
Pertanto, a mio avviso, soprattutto con l'omissione di epi tên gên si deve intendere Gennesaret come il nome di una località, per quanto piccola fosse. Nel passato è evidente che Gennesaret era una città molto importante, così tanto da dare il nome al mare di Galilea. Proprio il caso del mare di Galilea è interessante. Questo enorme lago è chiamato "mare di Galilea" nei vangeli canonici, cfr. Mt. 4:18, 5:19, Mc. 1:16, 7:31, Gv. 6:1. Giuseppe Flavio lo chiama invece "lago di Gennesaret", cfr. Bell.2.573, 3.463, 3.506, 3.515-6, 3.521, lasciando intendere che ai suoi tempi, nel I secolo dopo Cristo, non vi fosse una città di nome Gennesaret ma soltanto una regione, che egli descrive, chiamata regione o terra di Gennesaret. Questo sembra confermato dagli studi del Kinnereth Regional Project (Kinnereth è il nome ebraico di Gennesaret, come si evince anche dal Talmud) secondo cui l'antica Gennesaret, citata come Kinnereth nella Bibbia ebraica, era un centro attivo e importante della Galilea, ma fu distrutta dagli Assiri nel VII a.C. e mai più ricostruita. Gli strati archeologici parlano di edifici di grandi dimensioni solo fino al tempo della conquista assira, per il periodo di nostro interesse, vale a dire quello erodiano-romano, al massimo sono individuabili della fattorie o case di contadini, certamente non le tracce di una città di dimensioni significative. Marco e Matteo dunque avrebbero mutuato un errore storico-geografico, Marco sembra parlare di una città che all'epoca dei fatti narrati, non esisteva più. Anche 1 Maccabei 11:67 parla del lago di Gennesaret, senza alcun riferimento alla città di Gennesaret, distrutta secoli prima. L'unico vangelo o libro del NT che utilizza la denominazione di "lago di Gennesaret", curiosamente, è Luca 5:1, che abbandona la tradizionale denominazione di "mare della Galilea" che caratterizza il Nuovo Testamento. Si noti che il vangelo di Luca non parla mai di Gennesaret intesa come città, mi pare non riporti neppure l'episodio in cui Gesù cammina sulle acque, dunque manca il parallelo con Mc. 6:53 // Mt. 14:34. Il vangelo di Giovanni utilizza la denominazione usuale di "mare della Galilea" però in Gv. 21:1 è specificato però anche "di Tiberiade", il verso Gv. 21:1 parla proprio di "mare di Tiberiade", molti biblisti ritengono che questa porzione finale del vangelo sia una riscrittura tarda. La denominazione di "mare/lago di Tiberiade", comunque, era nota anche a Giuseppe Flavio nel Bellum Iudaicum (anni '70-'80 del I secolo d.C.), cfr. Bell. 3.57.
In conclusione, per spiegare il tutto, propongo le seguenti teorie:
1)
Marco contiene - fin dalla versione più antica - un errore storico, dovuto a un
misunderstanding dell'autore del vangelo, comprensibile se, come abbiamo detto più volte, forse Marco scrisse a Roma, lontano dalla Palestina, magari traducendo fonti scritte ebraiche (i "canovacci" di Pietro? Non è il caso di citare qui le varie fonti patristiche relative alla genesi di questo vangelo). Egli pensò a Gennesaret come a una città vera e propria, laddove si sarebbe dovuto invece intendere la regione o la zona di Gennesaret. Una delle ultime versioni del vangelo di Matteo greco, che ebbe come fonte Marco, semplicemente mutuò l'errore. A questo punto, se è vero che 7Q5 = Mc. 6:53 contiene un simile errore, posto che 7Q5 è stato scritto al massimo verso la metà del I secolo d.C., si rimane meravigliati che un simile testo, scritto in greco, in una forma autorevole su rotolo, contenesse un simile errore storico, ricordo che il frammento è stato trovato a Qumran. Come è stato osservato, vari manoscritti di Mt. 14:34 (// Mc. 6:53) riportano il passo in una forma che meglio si accorda con la descrizione dei fatti in Giuseppe Flavio (Origene cita da queste versioni). In alternativa si può supporre che Marco abbia inteso riferirsi alla regione di Gennesaret e non a una città, questo ha il vantaggio di non creare conflitti con le ricerche archeologiche e con Giuseppe Flavio, inoltre è coerente con i versi immediatamente successivi di Mc. 6:54 e 55 che parlano di regione e di più villaggi, come appunto se quella menzionata non fosse una singola località ma una regione abbastanza grande (la terra di Gennesaret di Giuseppe Flavio). In questo caso, quello che non torna è il modo di esprimersi di Marco, così diverso dai casi simili in altre parti del vangelo, se uno esamina solo il lessico direbbe che qui senza dubbio Marco parlava di una città ben definita, sarebbe l'unico caso nel vangelo in cui si genera questo curioso modo di esprimersi, cioè parlare di una regione come fosse una singola città (il tutto si evidenza poi nel caso della proposta di omissione di epi tên gên per cui viene completamente a mancare qualunque collegamento con "la terra").
2)
Marco è stato composto molto tardi, quando nessuno era più in grado di stabilire se e dove fosse mai esistita una città di nome Gennesaret nel I secolo, cioè si poteva anche ritenere di sì. Ma a questo punto, se è stato scritto così tardi risp. al 30 d.C., come può essere il 7Q5, che al massimo è stato composto nel 50 d.C.? L'idea di una scrittura tarda di Marco e l'identificazione O'Callaghan sono - evidentemente - in antitesi tra loro.
3)
Soluzione Thiede. La località di nome Gennesaret esisteva nel I secolo, probabilmente non era l'antica città che diede il nome al lago. Gli studi archeologici non escludono che qualche fattoria rudimentale potesse trovarsi in quella che oggi viene chiamata Gennesaret. Certo questo contrasta con le fonti storiche, diciamo che siamo nella stessa situazione di Nazareth: pochi resti, nessuna fonte storica che parla di una città attiva nel periodo di nostro interesse, eppure i vangeli la citano (nel caso specifico solo Marco e Matteo). Questo, se fosse vero, non solo consente ancora di ritenere valida l'identificazione O'Callaghan, addirittura dimostrerebbe una grande conoscenza specifica dei luoghi del tempo e l'esistenza di piccole borgate nella Galilea del I secolo. Thiede avanza poi l'ipotesi che l'aggiunta di epi thn ghn in Mc. 6:53 sia posteriore al 7Q5 e questo potrebbe indicare il fatto che più tardi, dopo il 70, si rese necessario specificare davvero "sulla terra" perchè nel frattempo Gennesaret era rimasto un mero nome solo per il lago. Thiede cita non altrimenti specificati studi di archeologi che dimostrerebbero l'esistenza di una cittadina anche nel I secolo. Secondo Thiede nel 70 anche la piccola borgata che sorgeva nel luogo dell'antica Gennesaret fu rasa al suolo, rimase così solo il nome del lago di Gennesaret.
Per gli scavi archeologici rimando al sito del Kinneret Regional Project:
http://www.kinneret-excavations.org/Questo report è relativamente recente, risale al 2004, posteriore ai libri di Thiede che ho consultato, la cui stesura è degli anni '90:
http://www.kinneret-excavations.org/downlo...e_Zang_2004.pdfA chiusura di quanto detto, va enfatizzato che il verso è per sua natura insidioso da interpretare, soprattutto se lo si lega alla questione del frammento 7Q5. Che Mc. 6:53 non sia di facile interpretazione emerge anche dalla seguente considerazione. Abbiamo detto che in tutti i casi in cui Marco usa eis + nome proprio (senza l’articolo) egli si riferisce a delle città, degli agglomerati urbani più o meno grandi, comunque ben definiti. Questo si evince dal contesto: in Mc. 1:21 dopo aver detto che è giunto a Cafarnao (eis Kafarnaoum) Gesù entra in una sinagoga, entra in casa di Simone, ecc…; anche Mc. 2:1 presuppone una scena urbana (sempre ambientata a Cafarnao). In Mc. 8:22, ambientato a Betsaida, Gesù a un certo punto conduce il cieco fuori del villaggio, quindi doveva essere entrato nella città. Idem in Mc. 9:33 che parla ancora di Cafarnao. Scene urbane sono poi descritte nel contesto di Mc. 10:32, 10:46, ecc… (i passi prec. citati con eis + nome della città). Torniamo ora a Mc. 6:53. A prima vista, come abbiamo detto, sembra che qui Marco parli proprio di una città, come negli altri casi, soprattutto se si omette epi tên gên. Ma cosa dice il testo subito dopo? Non riferisce di alcuna scena urbana, Gesù non entra in case, sinagoghe o altri edifici pubblici, nessun minimo indizio su questa misteriosa Gennesaret è prodotto dall’autore del vangelo. Anzi, in 6:55 Marco scrive che la gente, avendolo riconosciuto, iniziò ad accorrere a lui da tutta quella regione, periedramon holên tên chôran ekeinên, ma quale è questa regione cui allude l’autore del vangelo? Forse la regione di Gennesaret? Si potrebbe qui citare proprio Bell. 3.516 che parla della regione di Gennesar, regione è chôra sia in Giuseppe che in Mc. 6:55.
Marco, dunque, menziona Gennesaret con la stessa tecnica che altrove in diversi passi utilizza per le città, più che per le regioni geografiche (come la Giudea, la terra dei Geraseni, ecc...). Soprattutto se si omette epi tên gên si concluderebbe che qui l'autore ha voluto citare direttamente una città. Tuttavia, subito dopo, sembra parlarne in termini di regione, non di località, anzi menziona più luoghi al v. 56: “dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, …”.
Edited by Hard-Rain - 8/6/2008, 21:03