Studi sul Cristianesimo Primitivo

Omissione di epi tên gên in Mc. 6:53, Identificazione del frammento 7Q5

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Hard-Rain
icon11  view post Posted on 5/6/2008, 18:48     +1   -1




Ciao Tigerman, in realtà su Gennesaret ci sarebbe molto da discutere e la cosa potrebbe inficiare persino l'autorevolezza del vangelo secondo Marco. Dagli scavi archeologici risulta infatti che Gennesaret (ricordo che questo è il nome greco della città, in ebraico sarebbe Kinnereth) risulta che la città fu distrutta al tempo della conquista assira nel VII-VIII sec. a.C., addirittura prima di Babilonia (dep. 586 a.C.) e da allora non vi sono tracce di edifici o costruzioni importanti. Restano solo alcune fattorie di contadini e nulla più. Gennesaret fu ricostruita ma come piccolissimo e insignificante villaggio rurale, forse non aveva neppure più quel nome. Nel mio sito da qualche parte sono riportati i risultati degli scavi e la citazione di alcune frasi particolarmente impegnative degli archeologi (finlandesi) che vi hanno lavorato.

E' possibile che ai tempi di Gesù non esistesse alcuna città di Gennesaret e da molti secoli! Ma allora come mai il vangelo di Marco parla di questa città? Il prof. Thiede in un suo libro aveva parlato di scavi che dimostrerebbero l'esistenza della città, ma senza alcuna indicazione di dove si possano consultare questi dati. Tutti i dettagli al solito nel mio sito (ci vuole la pazienza di trovarli). Un'altra spiegazione è che all'epoca si dicesse andare a Gennesaret per indicare quella sponda del lago genericamente, dove nei tempi antichi sorgeva la città. In effetti il lago è noto come lago di Gennesaret (in greco) o di Kinneret (in ebraico) oltre che come lago di Tiberiade. Ma bisogna stare attenti perchè questa citazione "marciana" potrebbe rivelare un anacronismo: l'agiografo autore del vangelo avrebbe inventato il tutto, conoscendo poco la Palestina e addirittura scrivendo diversi decenni dopo il 70. Certo che se NNHS sul frammento 7Q5 davvero sono riconducibili a Gennesaret e Marco ha usato un anacronismo, tenuto conto che pochi avrebbero commesso un simile errore volontariamente (se non chi era ignorante della geografia palestinese del tempo) allora un testo che parla di Gennesaret di quegli anni avrebbe una enorme probabilità di essere proprio il vangelo di Marco o comunque quella parte che contiene quel verso. Se così, tuttavia, dovremmo constatare che al più nel 50 d.C. (terminus post quem non per la data del 7Q5) qualcuno avrebbe inventato un racconto su Gesù parlando di una città che non esisteva più e tutti lo potevano constatare, mi sembra un azzardo bello e buono per un testo anteriore addirittura al 50 o comunqe precedente la guerra giudaica.

Ecco qui ho ritrovato il link su Gennesaret, vedi il paragrafo 2.5.1, quasi quasi chiedo a Simone Gianolio, che è archeologo, se si può approfondire la questione, io all'epoca mi fermai qui:

https://digilander.libero.it/Hard_Rain/7Q5/7Q5_3.htm

Qui si potrebbe anche fare un bel lavoro interdisciplinare con gli amici del forum biblico ebraico. Ahimè il tempo per ora mi manca!

Saluti.

Edited by Teodoro Studita - 26/7/2011, 18:24
 
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Tigerman78
view post Posted on 5/6/2008, 20:46     +1   -1




X Hard Rain: XXXE' possibile che ai tempi di Gesù non esistesse alcuna città di Gennesaret e da molti secoli! Ma allora come mai il vangelo di Marco parla di questa città? Il prof. Thiede in un suo libro aveva parlato di scavi che dimostrerebbero l'esistenza della città, ma senza alcuna indicazione di dove si possano consultare questi dati.XXX

Una grande autorità come il Prof. Thiede ha sostenuto ciò?

Vatti a fidare delle autorità!

Ricordi quando tu, Frances e un altro utente non eravate d’accordo con me, quando vi dissi che molte autorità di oggi non “conoscono bene” le Scritture?

Bè…adesso possiamo partire già da qui per dimostrarlo!

Incominciamo dal passo di Marco:


Marco 6:53 Passati all'altra riva, vennero a Gennesaret e scesero a terra.

Qui per caso Marco dice che Gennesaret fosse una città?

No…non c’è scritto!

E’ perché queste autorità immaginano che lo fosse?

Immaginano…ma effettivamente non lo era!

Infatti se prendiamo Guerre Giudaiche, Giuseppe Flavio attesta che Gennesaret (Gennesar) non fosse una città, ma un TERRITORIO:

- Libro III:463 Infatti tutta la massa dei rivoluzionari si era raccolta a Tarichee facendo affidamento sulle fortificazioni della città e sul lago, cui gli indigeni danno il nome di Gennesar.

-Libro III:506 - 10, 7. Il lago di Gennesar, CHE PRENDE IL NOME DAL VICINO TERRITORIO, ha una larghezza di quaranta stadi e una lunghezza di centoquaranta, e tuttavia la sua acqua è dolce e quanto mai buona da bere;

Sempre lo stesso autore, ci riferisce cosa ci fosse prima della guerra in questo TERRITORIO o REGIONE:

-Libro III:516 - 10, 8. Lungo il lago di Gennesar si distende UNA REGIONE CHE HA LO STESSO NOME, dalle doti naturali e di una bellezza meravigliose. La sua feracità ammette ogni cultura e chi la lavora vi fa crescere di tutto, e il clima è così temperato che si adatta anche alle piante più svariate.

Libro III:517 I noci, alberi particolarmente idonei alle regioni fredde, vi crescono innumerevoli accanto alle palme, che richiedono il caldo, e vicino a loro fichi e ulivi, cui si confà un'aria più mite.

Libro III:518 Si direbbe che la natura si sia compiaciuta di un simile sforzo per raccogliere sullo stesso suolo le specie più diverse, e che le stagioni si siano affrontate in benefica gara, cercando ognuna di imporsi in tale contrada; questa infatti non soltanto stranamente produce frutti così diversi, ma li fa anche mantenere.

Libro III:519 L'uva e i fichi, delizie da re, li porta ininterrottamente per dieci mesi, mentre tutti gli altri frutti maturano nell'intero corso dell'anno. Oltre a godere di questo clima temperato, la regione è irrigata da una sorgente quanto mai fecondatrice, che la gente del posto chiama CAFARNAO.

Libro III:520 Alcuni la ritennero una vena del Nilo, perché produce un pesce simile al coracino che vive nel lago di Alessandria.

Libro III:521 La contrada si estende, lungo la riva del lago omonimo, per una lunghezza di trenta stadi e una larghezza di venti. Tale è, dunque, la sua natura.

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Hard-Rain
view post Posted on 5/6/2008, 21:44     +1   -1




Tigerman, queste cose sono risapute, il punto è che 1 Maccabei e Giuseppe Flavio appunto parlano del lago di Gennesaret, ma Marco ne parla come se fosse una località tipo una cittadina, il teso dice:

Kai diaperasantes epi tên gên êlthon eis Gennêsaret kai prosôrmisthêsan

E passati verso la terra furono a Gennesaret e sbarcarono

Ricordo poi che O'Callaghan omette la specificazione di "verso terra" sicchè la frase andrebbe letta:

E passati, furono a Gennesaret e sbarcarono

Qui è ancora più accentuata la sensazione che si parli di un luogo nel senso di una località a tutti nota. Altrimenti avrebbe detto: "furono sull'altra sponda del lago di Gennesaret", o una frase simile.

Hai letto la pagina che ho postato? Quella dell'interpretazione di Gennesaret come area geografica o come città vera e propria è una questione nota da tempo e il problema non è banale. I ricercatori concludono che la frase del vangelo di Marco debba interpretarsi come dici tu nel senso della zona, dell'altra sponda, del lago di Gennesaret, senza che Marco abbia precisato.

Io non voglio sostenere la tesi di Thiede, anzi mi premeva sottolineare il fatto che se davvero Marco ha inteso riferirsi ad una città che non esisteva, stante il fatto che Thiede nel suo libro non riporta alcuna fonte mentre i ricercatori del Kinnereth Regional Project sostengono che non si può parlare di città dopo il VII-VIII sec. a.C. (epoca della conquista assira), allora saremmo davanti a un anacronismo particolarmente evidente, l'agiografo avrebbe costruito un testo che risulterebbe essere scarsamente informato della corretta geografia palestinese.

Comunque mi è venuta una bella idea per studiare questo caso che mi sta sempre più incuriosendo (all'epoca mi limitai a scrivere quello che trovi in quella pagina che ho citato, relativa al 7Q5). Poi ti/vi farò sapere!

Saluti.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 8/6/2008, 15:07     +1   -1




Tigerman,

proviamo a fare qualche ragionamento su Gennesaret e Mc. 6:52-53. Innanzitutto partiamo dal verso che nel testo greco legge:

Mc. 6:53 Kai diaperasantes epi tên gên êlthon eis Gennêsaret kai prosôrmisthêsan.

La traduzione potrebbe essere: "E, passati sopra la terra, vennero a Gennesaret e sbarcarono."

Il verbo diaperaw significa attraversare, passare (diaperasantes è un participio aoristo plurale) in particolare un corso d'acqua (un fiume, un lago, ecc...).

tên gên = la terra (tên è l'articolo), qui viene usualmente inteso come la terraferma, la terra su cui approda la barca. In altri casi lo stesso Marco usa "riva", "sponda" (es.: eis to peran, Mc. 6:45). Quindi epi tên gên = sopra la terra, questa costruzione ricorre con identico significato in Mc. 4:20, nella parabola del seminatore, quando l'evangelista dice che il seme cadde "sopra la terra buona" (epi tên gên tên kalên).

êlthon è il verbo erchomai che significa "venire", "andare", descrive un moto a luogo. Nel nostro caso abbiamo un aoristo indicativo, che può essere tradotto col passato remoto italiano: "Andarono", dunque, o "vennero", il soggetto del verbo è Gesù con i discepoli.

eis Gennêsaret = a Gennesaret, qui tutto lascia intuire che si tratti di una cittadina, a motivo di quello che dirò dopo. Naturalmente questo cozza contro le evidenze archeologiche (vedi quanto ho scritto nel post precedente).

kai prosôrmisthêsan = e sbarcarono (o: approdarono). Il verbo prosormizomai è abbastanza tecnico, riguarda proprio l'ormeggiare una barca o una nave, è un hapax in tutto il Nuovo Testamento. Del resto proprio lo scarno e breve vangelo di Marco di volta in volta fa comparire hapax abbastanza tecnici, cito il verbo aggarew (Mc. 15:21) oppure alektorofwnias che forse rende il gallicinium e nasconde un latinismo (Mc. 13:35) in cui mi sono imbattuto di recente. Altra parola interessante: sklêrokardia (Mc. 10:5).

Nota incidentalmente che la stessa frase di Mc. 6:53 in un modo molto simile è riportata anche in:

Mt. 14:34 (// Mc. 6:53) Kai diaperasantes êlthon epi tên gên eis Gennêsaret.

Il contesto di Mt. 14:34 e Mc. 6:53 è identico: entrambi i testi parlano della prima moltiplicazione dei pani, quindi passano all'episodio di Gesù che cammina sulle acque, infine attaccano con quella frase, resa in modo molto simile. Tuttavia, sebbene la frase e il contesto siano pressochè identici, è facile rendersi conto che 7Q5 non può essere identificato con Mt. 14:33-34 mentre è possibile attribuirlo a Mc. 6:52-53. Questo per far capire quanto siano fuorvianti le considerazioni di quelli (vedi Cascioli) che affermano che sia così facile, dopotutto, trovare un qualunque testo che identifichi la manciata di lettere di 7Q5: la realtà dei fatti è che una porzione di testo come Mt. 14:33-34, stesso contesto, stessa rara parola (Gennesaret), stessa struttura grammaticale della frase, eppure questa frase parallela non combacia col frammento papiraceo.

Ciò premesso, Mc. 6:53 legge: eis Gennêsaret. Dobbiamo qui ricordare che l'attribuzione di O'Callaghan è costretta a omettere epi tên gên, così la frase si riduce a:

7Q5 = pseudo Mc. 6:53 (?) (O'Callaghan id., 1972) = Kai diaperasantes êlthon eis Gennêsaret kai prosôrmisthêsan.

Qui, a mio avviso, è ancor più chiaro che si debba intendere una località, una cittadina. Ripeto: questo cozza, evidentemente, contro le ricerche archeologiche. Faccio notare comunque che lo stesso vangelo di Marco, al verso 8:10, cita una località chiamata Dalmanoutha, per la quale la stessa Bibbia edizione CEI è costretta ad annotare: "Non si sa dove sia stata Dalmanauta".

La preposizione eis, seguita da un nome proprio senza l'articolo, nel caso delle zone o località geografiche, nel vangelo di Marco denota sempre una città (indipendentemente dalle sue dimensioni), come si vede facilmente:

Mc. 1:21 Kai eisporeuontai eis Kafarnaoum (= E andarono a Cafarnao)

Mc. 2:1 Kai eiselthôn palin eis Kafarnaoum (= Ed entrò di nuovo a Cafarnao)

Mc. 6:45 pros Bêthsaidan (= Verso Betsaida), questo è un caso di pros + nome della cittadina, il concetto comunque non cambia.

Mc. 8:22 Kai erchontai eis Bêthsaidan (= E giunsero a Betsaida).

Mc. 9:33 Kai êlthon eis Kafarnaoum (= E fu a Cafarnao), qui è proprio la stessa costruzione di Mc. 6:53.

Mc. 10:32 anabainontes eis Hierosoluma (= Salire a Gerusalemme)

Mc. 10:46 Kai erchontai eis Ierichô (= E giunsero a Gerico).

Mc. 11:1 eggizousin eis Hierosoluma (= si avvicinarono a Gerusalemme)

Mc. 11:27 Kai erchontai palin eis Hierosoluma (= E andarono di nuovo a Gerusalemme)

Questi sono tutti i casi in cui Marco cita direttamente dei nomi di città e lo fa sempre con EIS + nome della città (direttamente senza articolo, giacchè il nome è già determinato). Non vi è dubbio, quindi, che soprattutto omettendo epi thn ghn, come voluto da O'Callaghan, si possa intendere il nome puro e semplice di una cittadina determinata, la città di Genesaret.

Ciò detto, a volte abbiamo dei casi in cui Marco deve esprimere il concetto di zona, regione di ... . Se avesse voluto dire che approdarono nella regione di Genesaret o nella terra di Genesaret, non avrebbe costruito così la frase, semplicemente con "eis + nome della città", soprattutto in considerazione del fatto che manca epi thn ghn nella ricostruzione di O'Callaghan. Per questo il prof. Thiede è costretto a supporre che vi fosse una località, per quanto piccola fosse, di nome Genèsaret, dopodichè lui cita altri scavi archeologici ma non riporta alcuna indicazione bibliografica (almeno nel libro di Thiede che ho letto), così non si sa a cosa voglia alludere. Io conosco solo il report del Kinnereth Regional Project il quale, va detto, asserisce che nella zona di quella che oggi viene identificata come la Genesaret biblica non fu più costruito nulla dal VII secolo avanti Cristo, al tempo di Gesù al massimo vi erano delle fattorie di contadini.

Ma torniamo a Marco e notiamo i casi in cui deve citare determinate regioni, non direttamente delle città. La struttura è diversa dal caso di Mc. 6:53:

Mc. 1:14 êlthen ho Iêsous eis tên Galilaian = Gesù andò nella Galilea. La Galilea era una regione storica, qui premette l'articolo determinativo perchè è un nome di una regione, cosa che non avviene nel caso di Gennesaret dove tutto appunto lascia intuire che, giustamente o incorrettamente, l'autore intenda una città.

Mc. 1:39 kai ... eis holên tên Galilaian = E andò predicando ... in tutta la Galilea (anche qui il nome della regione è preceduto dall'articolo)

Mc. 5:1 eis tên chôran tôn Gerasênôn = verso la regione dei Geraseni. Notare che qui usa EIS + tên chôran (la regione, accusativo, preceduto dall'articolo altrimenti si sarebbe inteso: "una regione") + tôn Gerasênôn (genitivo: "dei Geraseni"). Io penso che Marco avrebbe usato una struttura del genere se in 6:53 avesse voluto intendere la regione di Gennesaret, o la terra di Gennesaret (eis tên gên + genitivo). Ma O'Callaghan, ricordo, tra l'altro omette addirittura la presenza di epi thn ghn.

Mc. 7:24 apêlthen eis ta horia Turou = andò nella regione di Tiro.

Mc. 8:10 êlthen eis ta merê Dalmanoutha = Andò dalle parti di Dalmanauta.

Mc. 8:27 Kai exêlthen ho Iêsous kai hoi mathêtai autou eis tas kômas Kaisareias tês Filippou = E Gesù con i suoi dicsepoli se ne andò verso i villaggi di Cesarea di Filippo.

Mc. 10:1 eis ta horia tês Ioudaias = verso i confini della Giudea

Mc. 15:22 epi ton Golgothan topon = sopra il luogo del Golgota (non usa eis Golgothan, che significherebbe: "a Golgota", come se Golgota fosse una città).

Per chiarire la differenza di significato:

Mc. 6:53 Kai diaperasantes (epi tên gên) êlthon eis Gennêsaret kai prosôrmisthêsan = E, passati (sopra la terra), andarono a Gennesaret e sbarcarono.

Mt. 14:34 (parallelo sinottico) Kai diaperasantes êlthon epi tên gên eis Gennêsaret = E, passati, andarono sopra la terra a Gennesaret.

Soprattutto nella versione marciana privata di epi tên gên (ipotesi O'Callaghan ripresa da Thiede) si deve ipotizzare una cittadina, una località ben definita, diversa da un territorio.

Per chiarire, abbiamo un esempio in cui il passo di Matteo viene "trasformato" da Origene nel modo che si possa intendere "la terra di Gennesaret", forse Origene ha voluto forzare la situazione in modo da ricondursi più esplicitamente alla situazione storica così come delineata in Giuseppe Flavio. Sta di fatto che tre quattro volte nel Commento a Matteo Origene cita o utilizza Matteo 14:34 e lo fa nella forma:

Mt. 14:34 (citato da Origene in Comm. Matt.) Diaperasantes êlthon eis tên gên Gennêsaret = Passati, andarono verso la terra di Gennesaret.

Come si vede, manca la preposizione epi, inoltre l'ordine delle parole è diverso. Qui Origene ha evidentemente commentato delle versioni di Matteo diverse da quelle attestate da B ed Aleph, la versione "origeniana", che si conforma meglio con quanto riportato da Giuseppe Flavio circa Genesaret, concorda di fatto con L, f1 e le versioni latine di Matteo. Giuseppe Flavio, oltre a menzionare il classico lago di Gennesar (Bell. 2.573, 3.463, 3.506, 3.515) cita e descrive la "regione di Gennesar", "thn Gennhsar chwra" (Bell. 3.516), il vangelo di Marco conosce diverse regioni, per esempio "la regione della Giudea", "hê Ioudaia chôra" (Mc. 1:5) ma di Gennesaret parla non come se fosse una regione, bensì una città.

Pertanto, a mio avviso, soprattutto con l'omissione di epi tên gên si deve intendere Gennesaret come il nome di una località, per quanto piccola fosse. Nel passato è evidente che Gennesaret era una città molto importante, così tanto da dare il nome al mare di Galilea. Proprio il caso del mare di Galilea è interessante. Questo enorme lago è chiamato "mare di Galilea" nei vangeli canonici, cfr. Mt. 4:18, 5:19, Mc. 1:16, 7:31, Gv. 6:1. Giuseppe Flavio lo chiama invece "lago di Gennesaret", cfr. Bell.2.573, 3.463, 3.506, 3.515-6, 3.521, lasciando intendere che ai suoi tempi, nel I secolo dopo Cristo, non vi fosse una città di nome Gennesaret ma soltanto una regione, che egli descrive, chiamata regione o terra di Gennesaret. Questo sembra confermato dagli studi del Kinnereth Regional Project (Kinnereth è il nome ebraico di Gennesaret, come si evince anche dal Talmud) secondo cui l'antica Gennesaret, citata come Kinnereth nella Bibbia ebraica, era un centro attivo e importante della Galilea, ma fu distrutta dagli Assiri nel VII a.C. e mai più ricostruita. Gli strati archeologici parlano di edifici di grandi dimensioni solo fino al tempo della conquista assira, per il periodo di nostro interesse, vale a dire quello erodiano-romano, al massimo sono individuabili della fattorie o case di contadini, certamente non le tracce di una città di dimensioni significative. Marco e Matteo dunque avrebbero mutuato un errore storico-geografico, Marco sembra parlare di una città che all'epoca dei fatti narrati, non esisteva più. Anche 1 Maccabei 11:67 parla del lago di Gennesaret, senza alcun riferimento alla città di Gennesaret, distrutta secoli prima. L'unico vangelo o libro del NT che utilizza la denominazione di "lago di Gennesaret", curiosamente, è Luca 5:1, che abbandona la tradizionale denominazione di "mare della Galilea" che caratterizza il Nuovo Testamento. Si noti che il vangelo di Luca non parla mai di Gennesaret intesa come città, mi pare non riporti neppure l'episodio in cui Gesù cammina sulle acque, dunque manca il parallelo con Mc. 6:53 // Mt. 14:34. Il vangelo di Giovanni utilizza la denominazione usuale di "mare della Galilea" però in Gv. 21:1 è specificato però anche "di Tiberiade", il verso Gv. 21:1 parla proprio di "mare di Tiberiade", molti biblisti ritengono che questa porzione finale del vangelo sia una riscrittura tarda. La denominazione di "mare/lago di Tiberiade", comunque, era nota anche a Giuseppe Flavio nel Bellum Iudaicum (anni '70-'80 del I secolo d.C.), cfr. Bell. 3.57.

In conclusione, per spiegare il tutto, propongo le seguenti teorie:

1) Marco contiene - fin dalla versione più antica - un errore storico, dovuto a un misunderstanding dell'autore del vangelo, comprensibile se, come abbiamo detto più volte, forse Marco scrisse a Roma, lontano dalla Palestina, magari traducendo fonti scritte ebraiche (i "canovacci" di Pietro? Non è il caso di citare qui le varie fonti patristiche relative alla genesi di questo vangelo). Egli pensò a Gennesaret come a una città vera e propria, laddove si sarebbe dovuto invece intendere la regione o la zona di Gennesaret. Una delle ultime versioni del vangelo di Matteo greco, che ebbe come fonte Marco, semplicemente mutuò l'errore. A questo punto, se è vero che 7Q5 = Mc. 6:53 contiene un simile errore, posto che 7Q5 è stato scritto al massimo verso la metà del I secolo d.C., si rimane meravigliati che un simile testo, scritto in greco, in una forma autorevole su rotolo, contenesse un simile errore storico, ricordo che il frammento è stato trovato a Qumran. Come è stato osservato, vari manoscritti di Mt. 14:34 (// Mc. 6:53) riportano il passo in una forma che meglio si accorda con la descrizione dei fatti in Giuseppe Flavio (Origene cita da queste versioni). In alternativa si può supporre che Marco abbia inteso riferirsi alla regione di Gennesaret e non a una città, questo ha il vantaggio di non creare conflitti con le ricerche archeologiche e con Giuseppe Flavio, inoltre è coerente con i versi immediatamente successivi di Mc. 6:54 e 55 che parlano di regione e di più villaggi, come appunto se quella menzionata non fosse una singola località ma una regione abbastanza grande (la terra di Gennesaret di Giuseppe Flavio). In questo caso, quello che non torna è il modo di esprimersi di Marco, così diverso dai casi simili in altre parti del vangelo, se uno esamina solo il lessico direbbe che qui senza dubbio Marco parlava di una città ben definita, sarebbe l'unico caso nel vangelo in cui si genera questo curioso modo di esprimersi, cioè parlare di una regione come fosse una singola città (il tutto si evidenza poi nel caso della proposta di omissione di epi tên gên per cui viene completamente a mancare qualunque collegamento con "la terra").

2) Marco è stato composto molto tardi, quando nessuno era più in grado di stabilire se e dove fosse mai esistita una città di nome Gennesaret nel I secolo, cioè si poteva anche ritenere di sì. Ma a questo punto, se è stato scritto così tardi risp. al 30 d.C., come può essere il 7Q5, che al massimo è stato composto nel 50 d.C.? L'idea di una scrittura tarda di Marco e l'identificazione O'Callaghan sono - evidentemente - in antitesi tra loro.

3) Soluzione Thiede. La località di nome Gennesaret esisteva nel I secolo, probabilmente non era l'antica città che diede il nome al lago. Gli studi archeologici non escludono che qualche fattoria rudimentale potesse trovarsi in quella che oggi viene chiamata Gennesaret. Certo questo contrasta con le fonti storiche, diciamo che siamo nella stessa situazione di Nazareth: pochi resti, nessuna fonte storica che parla di una città attiva nel periodo di nostro interesse, eppure i vangeli la citano (nel caso specifico solo Marco e Matteo). Questo, se fosse vero, non solo consente ancora di ritenere valida l'identificazione O'Callaghan, addirittura dimostrerebbe una grande conoscenza specifica dei luoghi del tempo e l'esistenza di piccole borgate nella Galilea del I secolo. Thiede avanza poi l'ipotesi che l'aggiunta di epi thn ghn in Mc. 6:53 sia posteriore al 7Q5 e questo potrebbe indicare il fatto che più tardi, dopo il 70, si rese necessario specificare davvero "sulla terra" perchè nel frattempo Gennesaret era rimasto un mero nome solo per il lago. Thiede cita non altrimenti specificati studi di archeologi che dimostrerebbero l'esistenza di una cittadina anche nel I secolo. Secondo Thiede nel 70 anche la piccola borgata che sorgeva nel luogo dell'antica Gennesaret fu rasa al suolo, rimase così solo il nome del lago di Gennesaret.

Per gli scavi archeologici rimando al sito del Kinneret Regional Project:

http://www.kinneret-excavations.org/

Questo report è relativamente recente, risale al 2004, posteriore ai libri di Thiede che ho consultato, la cui stesura è degli anni '90:

http://www.kinneret-excavations.org/downlo...e_Zang_2004.pdf

A chiusura di quanto detto, va enfatizzato che il verso è per sua natura insidioso da interpretare, soprattutto se lo si lega alla questione del frammento 7Q5. Che Mc. 6:53 non sia di facile interpretazione emerge anche dalla seguente considerazione. Abbiamo detto che in tutti i casi in cui Marco usa eis + nome proprio (senza l’articolo) egli si riferisce a delle città, degli agglomerati urbani più o meno grandi, comunque ben definiti. Questo si evince dal contesto: in Mc. 1:21 dopo aver detto che è giunto a Cafarnao (eis Kafarnaoum) Gesù entra in una sinagoga, entra in casa di Simone, ecc…; anche Mc. 2:1 presuppone una scena urbana (sempre ambientata a Cafarnao). In Mc. 8:22, ambientato a Betsaida, Gesù a un certo punto conduce il cieco fuori del villaggio, quindi doveva essere entrato nella città. Idem in Mc. 9:33 che parla ancora di Cafarnao. Scene urbane sono poi descritte nel contesto di Mc. 10:32, 10:46, ecc… (i passi prec. citati con eis + nome della città). Torniamo ora a Mc. 6:53. A prima vista, come abbiamo detto, sembra che qui Marco parli proprio di una città, come negli altri casi, soprattutto se si omette epi tên gên. Ma cosa dice il testo subito dopo? Non riferisce di alcuna scena urbana, Gesù non entra in case, sinagoghe o altri edifici pubblici, nessun minimo indizio su questa misteriosa Gennesaret è prodotto dall’autore del vangelo. Anzi, in 6:55 Marco scrive che la gente, avendolo riconosciuto, iniziò ad accorrere a lui da tutta quella regione, periedramon holên tên chôran ekeinên, ma quale è questa regione cui allude l’autore del vangelo? Forse la regione di Gennesaret? Si potrebbe qui citare proprio Bell. 3.516 che parla della regione di Gennesar, regione è chôra sia in Giuseppe che in Mc. 6:55. Marco, dunque, menziona Gennesaret con la stessa tecnica che altrove in diversi passi utilizza per le città, più che per le regioni geografiche (come la Giudea, la terra dei Geraseni, ecc...). Soprattutto se si omette epi tên gên si concluderebbe che qui l'autore ha voluto citare direttamente una città. Tuttavia, subito dopo, sembra parlarne in termini di regione, non di località, anzi menziona più luoghi al v. 56: “dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, …”.

Edited by Hard-Rain - 8/6/2008, 21:03
 
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Hard-Rain
view post Posted on 9/6/2008, 22:11     +1   -1




Nota. Naturalmente nel greco vi sono casi in cui abbiamo un nome di una regione direttamente a seguire eis, senza articoli oppure citazioni esplicite che si tratta di una regione o di un luogo, come in Xen., Hel., 1.1.2, ek Rodoy eis Ellhsponton eiseplei = "navigando da Rodi entrava nell'Ellesponto" (che era una regione, non una città). Ma il caso di Marco 6:53 è diverso, tutti i casi sono citati sopra, non usa mai per le regioni scrivere così, ma solo per le città (Gerusalemme, Cafarnao, Gerico, Betania, ecc...) e lo stesso è tendenzialmente vero per tutto il resto del NT. Per questo "eis Gennesaret" fa pensare a una città e non a una regione, non è così che Marco in tutti gli altri casi allude a regioni, questo non è che l'usuale modo di Marco di menzionare le città, comunque lo si guardi.
 
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Frances Admin
view post Posted on 9/6/2008, 22:37     +1   -1




Hard, in questi passi marciani, le due costruzioni apparentemente diverse:

Mc. 6:53 Kai diaperasantes (epi tên gên) êlthon eis Gennêsaret kai prosôrmisthêsan = E, passati (sopra la terra), andarono a Gennesaret e sbarcarono.

Mt. 14:34 (parallelo sinottico) Kai diaperasantes êlthon epi tên gên eis Gennêsaret = E, passati, andarono sopra la terra a Gennesaret,

sono identiche, anche se le proposizioni "epi" e "eis" sono diverse. Matteo ha migliorato lo stile approssimativo di Marco, utilizzando la proposizione "epi", che è immediata e adatta allo scopo per descrivere il movimento sopra un oggetto, in questo caso la terra (ghes). D'altra parte, "eis" del passo marciano, nonostante non adempia a questa funzione specifica, in questo contesto esplica la medesima funzione di "epi", ponendo l'oggetto che segue in una posizione fisica superiore al soggetto e quindi potendo tradursi con la preposizione italiana "sopra".
 
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Hard-Rain
view post Posted on 9/6/2008, 22:48     +1   -1




Francis, ma omettendo epi tên gên in Mc. 6:53 (ricordo che questa omissione è determinante affinchè sia vera l'attribuzione di O'Callaghan), tu come traduci:

Mc. 6:53 Kai diaperasantes êlthon eis Gennêsaret kai prosôrmisthêsan

Per me è abbastanza certo che si debba intendere che andarono a Gennesaret e che Gennesaret era una cittadina, lo deduco per confronto con tutti gli altri casi simili di Marco dove parla di città o zone geografiche. Altrimenti avrebbe scritto qualcosa di molto vicino a "kai diaperasantes êlthon eis tên gên Gennêsaret" (posto che Gennêsaret possa essere un genitivo, del resto la parola non è nota se non dal Nuovo Testamento, G.F. e 1 Maccabei 11:67 utilizzano Gennêsar), come in Origene e come in alcuni codici di Mt. 14:34.

Il vero nodo cruciale è che se dobbiamo proprio intendere a una città siamo davanti alla seguente differenza radicale di opinioni:

“A village or a town named Ginnosar which many earlier authors have postulated on Kinrot on the basis of Mk 6:53; Mt 14:34 has not yet been found and even may not have existed at all. Instead it seems much more plausible to identify the NT toponym Ginnosar with the plain described by Josephus in War 3,516-521 under the very same name.” (Tel Kinrot Excavations, Kinneret Regional Project, Report 2, 2004, pag. 27, http://www.kinneret-excavations.org/downlo...e_Zang_2004.pdf)

“La località abitata di nome Gennesaret esistette fino alla prima rivolta contro i romani, che la distrussero circa nel 68 d.C. Team di archeologi europei ed israeliani vi eseguirono scavi tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta e scoprirono che era un antico insediamento risalente all’età del Ferro. Gesù e i suoi discepoli potevano scorgerlo da Cafarnao, al disotto dell’odierna Tell Kinnereth. Pertanto il testo originale di Marco 6,53 si basava sulla conoscenza diretta della zona.” (C.P. Thiede, I rotoli del Mar Morto e le radici ebraiche del Cristianesimo, Mondadori, 2003, pp. 191-192).

La frase di Thiede: "Gesù e i suoi discepoli potevano scorgerlo da Cafarnao, al disotto dell’odierna Tell Kinnereth" è comunque molto ambigua poichè sembra che qui egli alluda a una città diversa da Tell Kinnereth che è quella degli scavi archeologici del Kinneret Regional Project. Ma quale? Sfortunatamente Thiede non cita alcun riferimento bibliografico circa gli scavi eseguiti negli anni '80 da archeologi europei ed israeliani, non è affatto preciso e non si sa a cosa faccia riferimento: certamente le conclusioni del documento che ho linkato sono ben diverse.

Edited by Hard-Rain - 10/6/2008, 08:04
 
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Frances Admin
view post Posted on 10/6/2008, 12:30     +1   -1




La città di Kinnereth (o Gennesar) che probabilmente è la stessa menzionata in Gios 11:2, al tempo di Gesù non esisteva più. Ne deduco che in Mc 6:53 3 in Mt 14:34, ho hanno sbagliato riferendosi a una cittadina, o più semplicemente, intendevano davvero riferirsi alla piana di Gennesareth come località. Marco utilizza "eis" col significato di "a" (moto a luogo) in altre circostanze, per stabilire un movimento verso una località o regione, e non solo una città (Mc 1:39, 13:14, 1:9, etc.). Ne deduco che in base alle nostre acquisizioni archeologiche, quell'espressione marciana in 6:53 dovrebbe tradursi "giunsero a Gennesareth", ovvero "giunsero nella piana di Gennesareth".

CITAZIONE
“La località abitata di nome Gennesaret esistette fino alla prima rivolta contro i romani, che la distrussero circa nel 68 d.C. Team di archeologi europei ed israeliani vi eseguirono scavi tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta e scoprirono che era un antico insediamento risalente all’età del Ferro. Gesù e i suoi discepoli potevano scorgerlo da Cafarnao, al disotto dell’odierna Tell Kinnereth. Pertanto il testo originale di Marco 6,53 si basava sulla conoscenza diretta della zona.” (C.P. Thiede, I rotoli del Mar Morto e le radici ebraiche del Cristianesimo, Mondadori, 2003, pp. 191-192).

La frase di Thiede: "Gesù e i suoi discepoli potevano scorgerlo da Cafarnao, al disotto dell’odierna Tell Kinnereth" è comunque molto ambigua poichè sembra che qui egli alluda a una città diversa da Tell Kinnereth che è quella degli scavi archeologici del Kinneret Regional Project. Ma quale? Sfortunatamente Thiede non cita alcun riferimento bibliografico circa gli scavi eseguiti negli anni '80 da archeologi europei ed israeliani, non è affatto preciso e non si sa a cosa faccia riferimento: certamente le conclusioni del documento che ho linkato sono ben diverse.

L'errore di Thiede sta all'inizio del periodo: "La località abitata di nome Gennesaret esistette fino alla prima rivolta contro i romani". Si tratta di un'affermazione che non è corroborata dagli esiti degli scavi archeologici eseguiti in quella località. Infatti l'antica città di Kinnereth fu abbandonata molto prima dellepoca in cui visse Gesù.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 10/6/2008, 13:10     +1   -1




Perfetto, sono d'accordo con quanto scrivi e mi conforta molto che anche tu abbia letto questa discussione e fatte le tue osservazioni.

Faccio ancora le seguenti osservazioni:

i) Supponi di omettere epi then ghen, come voluto da O'Callaghan, poi cerchiamo di tradurre alla lettera la frase, senza sapere nulla degli scavi archeologici, facciamo finta di non sapere questa informazione. Per confronto con tutti gli altri casi (qui abbiamo un nome proprio di una località) per me l'autore intendeva una città. Nel primo passo che hai citato, ad esempio, abbiamo l'articolo accusativo davanti alla Galilea, curiosamente quando parla di città Marco non usa mai l'articolo per questo sono restio a supporre che abbia inteso menzionare la regione di Gennesaret. Addirittura, poi, altre volte in casi simili parla di chwra o topos, ecc..., non mette mai il nome da solo senza articolo dopo eis. Ecco, la versione di Origene di Mt. 14:34 (eis thn ghn Gennhsaret) quella sì lascia intuire che si tratti della terra di Gennesaret, ma stiamo supponendo che 7Q5 = Mc. 6:52-53, dunque deve mancare ghen, giusto? Ne segue che se 7Q5 è Mc. 6:53 allora si deve intendere una città (con tutti i problemi storici del caso!). Questa potrebbe essere una dimostrazione fatta PER ASSURDO che la tesi di O'Callaghan è sbagliata (per assurdo intendo dire che si parte da una ipotesi, la si suppone valida a priori e si conduce la dimostrazione, se nel corso di questa si giunge a un assurdo o alla invalidazione della ipotesi supposta vera a priori, allora l'ipotesi di partenza è falsa, e questo potrebbe essere proprio il caso nostro).

ii) Il caso Thiede. Parla di Tell-Kinneret ma poi sembra dire che questa città identificante Gennesaret non sia Tell-Kinneret se si rilegge attentamente quello che ha scritto nel suo libro. Cosa voleva dirci Thiede? Stava semplicemente giocando d'azzardo? Oppure davvero esistono altri siti? Essi, tuttavia, contrasterebbero con Giuseppe Flavio. Purtroppo non cita assolutamente nulla a sostegno della sua affermazione.

Da tutte queste elucubrazioni a mio avviso è anche possibile dire che Marco contiene un errore storico o un toponimo sbagliato (non sarebbe una meraviglia: vedi il caso di Dalmanauta). Oppure si può concludere che EPI THN GHN non può essere così allegramente omesso, per quel che ne so io Marco non avrebbe mai scritto a quel modo se davvero avesse inteso riferirisi alla regione o al territorio di Gennesaret, tutto è certamente possibile, ma non è la regola di Marco - e probabilmente anche nel resto del NT, particolarmente negli Atti - scrivere a quel modo, diciamo anzi che non lo fa mai. E' vero che vari autori classici usano eis + nome di regione (senza articolo e/o indicazione supplementare che trattasi di una regione, vedi eis Ellesponton che ho citato precedentemente) ma Marco - giacchè qui stiamo parlando di questo testo - non fa mai così, io credo che tutto ciò abbia un peso e possa e debba indirizzarci a capire cosa volle intendere e, soprattutto, se l'omissione di epi thn ghn è importante o meno.

Edited by Hard-Rain - 10/6/2008, 14:45
 
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Frances Admin
view post Posted on 10/6/2008, 20:22     +1   -1




Vorrei anche illustrare questo chiarissimo esempio marciano:

Mc 6:56 καὶ ὅπου ἂν εἰσεπορεύετο εἰς κώμας ἢ εἰς πόλεις ἢ εἰς ἀγροὺς...

Dovunque egli giungeva, nei villaggi, nelle città e nelle campagne...

Qui, addirittura la proposizione "eis" anarticolare è impiegata indifferentemente sia per "città", "villaggi" e per "campagne", a conferma del fatto che anche se raramente, Marco fa uso della forma anarticolare di "eis", applicata a località.
Un ulteriore esempio:

Mc 16:12, Μετὰ δὲ ταῦτα δυσὶν ἐξ αὐτῶν περιπατοῦσιν ἐφανερώθη ἐν ἑτέρᾳ μορφῇ πορευομένοις εἰς ἀγρόν·

Questi sono i casi di "eis", in forma anarticolare, quando denota moto a luogo verso una località. Sono pochi casi, ma sufficienti per spingermi ad affermare che, in Mc 6:53, la proposizione "eis" potrebbe benissimo riferirsi a una località e non a una città. Diversamente, si tratterebbe di un errore geografico marciano, che parla di una città inesistente, il che non sorprende, dal momento che è notorio che Marco ha scarsa conoscenza di usi, costumi e geografia palestinesi.

Edited by Frances Admin - 10/6/2008, 21:35
 
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Hard-Rain
view post Posted on 10/6/2008, 20:34     +1   -1




E' un caso difficile da valutare. A sostegno della località - intesa come non città ma come regione - appunto abbiamo il fatto che nei versi immediatamente successivi Marco non descrive alcuna scena urbana, come invece fa negli altri casi. Anzi mi ha colpito il fatto che in 6:55 dice: "accorrendo da tutta quella regione (chôran)", di una città ben determinata non si parla affatto. Le condizioni al contorno lasciano intuire una regione per l'appunto. Però eis + nome proprio (toponimo) senza articolo o altre parole, in Marco proprio non è mai usato se non per delle città ben definite, da cui le mie perplessità, anche in considerazione del fatto che invece autori greci classici a volte citano regioni senza articolo o altro, vedi il caso dell'Ellesponto che avevo citato, Marco non fa mai così coi nomi propri (se ho cercato bene) mi pare a prima vista che neppure il NT in genere usi mai una simile tecnica con eis + nome proprio, diciamo che non è la regola, sebbene vi siano delle eccezioni. Risulterebbe strano che Marco che risulta molto fedele a questa regola, proprio in un caso come Gennesaret (che dava il nome sia al lago che alla regione circostante) abbia fatto una eccezione. Tra l'altro la stessa regoletta marciana la troviamo anche nel caso delle provenienze dalle città, vedi la preposizione apo + toponimo, valgono sostanzialmente le stesse considerazioni (per le città: Mc. 1:9, 3:8, 3:22, 7:1, 10:46, 11:12, 15:43; per le località tipo regioni espresse con nome proprio: Mc. 3:7-8, abbiamo queste due occorrenze dove usa l'articolo determinativo, non abbiamo, mi pare, esempi in cui dica: "dalla regione di" o "dalle parti di").

Su Marco 16:12, Francis, mi preme osservare che appartiene appunto al "finale interpolato", dici che dobbiamo ritenerlo valido o è appunto una eccezione da finale interpolato (che dunque conferma ... la regola)? Agros è abbastanza particolare, vedi anche Mc. 15:21 che usa ap' agrou.

In ultima analisi purtroppo Marco ci ha complicato la vita con questo modo di dire in 6:53, come se non avessimo già abbastanza problemi con il resto delle considerazioni riguardanti il frammento 7Q5. Per quanto mi riguarda questi aspetti remano contro l'identificazione O'Callaghan, sembra inverosimile che al più venti anni dopo il fatto un autore come Marco confonda una inesistente città con una denominazione regionale, anche se il testo potrebbe essere stato scritto a Roma, lontano dalla Palestina, con una certa dose di ignoranza della geografia palestinese e/o in aggiunta un ingarbuglio "ebraico". La mia osservazione è che Marco possedeva tutti gli strumenti del caso, se avesse voluto dire "andarono nella terra di Gennesaret" o "nella regione di Gennesaret", per me non avrebbe scritto "eis Gennesaret" punto e basta. Non lo fa in quei casi dove "sostantiva" le regioni note, come la Galilea, la Giudea, ecc..., non lo fa neppure dove non si può sostantivare, così in 5:1 non avendo un nome ben specifico per la regione dei Geraseni scrive "Kai êlthon eis to peran tês thalassês eis tên chôran tôn Gerasênôn", ma si potrebbero qui citare anche i casi di Mc. 7:24, 8:10, 8:27, 10:1 o 15:22. Il caso della terra dei Gareseni è molto bello, tra l'altro Marco non usa mai dire "epi then ghen" per dire che andarono dall'altra parte (del Giordano, del lago, ecc...), infatti altrove usa sempre "peran", anche questo mi pare significativo (ma O'Callaghan omette epi then ghen, quindi il problema stilistico non si porrebbe, eventualmente).

P.S.: In un trattato di Cignelli-Bottini sull'uso dell'articolo nel greco biblico leggo qui che "la Giudea" e "la Galilea" li considera come aggettivi sostantivati, dicendo che richiedono l'articolo e citando Mt. 2:22. Non so che razza di roba sia "Gennesaret", dovrebbe essere un nome indeclinabile, sta di fatto che Mc. 6:53 non lo sostantiva con alcun articolo. Invece sostantiva, in un certo senso, Origene laddove riporta Mt. 14:34 (// Mc. 6:53) nella forma (attestata da mss.): eis thn ghn Gennesaret che potremmo rendere: verso la terra (di) Gennesaret (posto che Gennesaret sia genitivo, nota comunque che manca l'articolo genitivo davanti al nome della località).

Edited by Hard-Rain - 11/6/2008, 09:50
 
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Hard-Rain
view post Posted on 11/6/2008, 08:30     +1   -1




In linea di massima, le stesse regole di cui sopra valgono anche nel resto del Nuovo Testamento. Vi sono però delle interessanti eccezioni.

Per le regioni, isole, segnalo:

1) eis Kupron (At. 13:4, 15:39).

2) eis Makedonian (At. 16:9, 16:10, 20:1, 2 Cor. 1:16, 2:13, 7:5, 1 Tim. 1:3) - Ma abbiamo anche: eis tên Makedonian (At. 19:22).

3) eis Samothraikên (At. 16:11).

4) eis Surian (At. 21:3). Ma abbiamo anche eis tên Surian (At. 18:18, 20:3).

5) eis Spanian (Romani 15:24, 15:28).

6) eis Arabian (Gal. 1:17).

7) eis Galatian, eis Dalmatian (2 Tim. 4:10).

8) Vi è poi il classico esempio dell'Egitto, che è citato sempre senza alcun articolo dopo eis, da vari autori del NT (Mt. 2:13, 2:14, At. 7:9, 7:12, 7:15, 7:39).

Alcune rare volte, l'articolo viene premesso anche alle città:

1) eis tên Lustran (At. 14:21), ammesso che sia una città e non una regione.

2) eis tên Trôiada (At. 20:6), stessa considerazione di sopra.

3) eis tên Antipatrida (At. 23:31).

4) eis tên Rhômên (At. 28:14, ma in At. 28:6 manca l'articolo).

5) eis tên Kafarnaoum (Lc. 4:23, ma Lc. 4:31 non premette l'articolo).

Edited by Hard-Rain - 11/6/2008, 11:04
 
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Frances Admin
view post Posted on 11/6/2008, 10:12     +1   -1




CITAZIONE
P.S.: In un trattato di Cignelli-Bottini sull'uso dell'articolo nel greco biblico leggo qui che "la Giudea" e "la Galilea" li considera come aggettivi sostantivati, dicendo che richiedono l'articolo e citando Mt. 2:22. Non so che razza di roba sia "Gennesaret", dovrebbe essere un nome indeclinabile, sta di fatto che Mc. 6:53 non lo sostantiva con alcun articolo. Invece sostantiva, in un certo senso, Origene laddove riporta Mt. 14:34 (// Mc. 6:53) nella forma (attestata da mss.): eis thn ghn Gennesaret che potremmo rendere: verso la terra (di) Gennesaret (posto che Gennesaret sia genitivo, nota comunque che manca l'articolo genitivo davanti al nome della località).

Talvolta penso proprio che certi “grecisti” si complichino la vita per fare un po’ di scena letteraria. Se questa coppia di studiosi conoscesse il greco biblico e, per inciso, il greco classico ed ellenistico, non si lascerebbero andare a considerazioni inesatte come questa di cui sopra. Cerchiamo di individuare la regola che soggiace alla presenza del genitivo τῆς Ἰουδαίας in Mt 2:22, che è un circostante temporale. Il genitivo greco, oltre che esprimere possesso, specificazione ed avere funzione partitiva, etc., può trovarsi in subordinate temporali-spaziali. Ci sono alcuni verbi come il verbo “akouo” ("udire", "sentire", "ascoltare") che reggono il genitivo in proposizioni subordinate temporali: il genitivo può fungere anche da circostante temporale-spaziale. Ora esaminiamo la specificità dei due genitivi in Mt 2:22:

Mt 2:22 ἀκούσας δὲ ὅτι Ἀρχέλαος βασιλεύει τῆς Ἰουδαίας ἀντὶ τοῦ πατρὸς αὐτοῦ Ἡρῴδου ἐφοβήθη ἐκεῖ ἀπελθεῖν·

Ma, udito che in Giudea regnava Archelao al posto di Erode, suo padre, ebbe paura di andare là.

Dunque, qui abbiamo il verbo “akouo” che regge il circostante spaziale al genitivo τῆς Ἰουδαίας. E fin qui è abbastanza intuitivo. La presenza dell’articolo non indica assolutamente nulla e non permette di trarre una regola come quella coniata dal duo Cginelli-Bottini. Per quanto riguarda il secondo genitivo τῆς Γαλιλαίας compreso nella seconda parte della stesso versetto:

χρηματισθεὶς δὲ κατ' ὄναρ ἀνεχώρησεν εἰς τὰ μέρη τῆς Γαλιλαίας,

si tratta di un normale complemento di specificazione, e quindi, di natura molto diversa dal primo. Qui il circostante spaziale è "eis "ta mere" ("eis" richiede l'accusativo), mentre τῆς Γαλιλαίας è solamente il suo complemento di specificazione, che specifica la localizzazione della regione.
Se compariamo questo versetto con un altro marciano in cui il genitivo anarticolare dello stesso tipo è inserito in una subordinata temporale:

Mc 13:18 προσεύχεσθε δὲ ἵνα μὴ γένηται χειμῶνος·

Pregate affinché ciò non avvenga d'inverno,

notiamo che il genitivo χειμῶνος (inverno) è privo di articolo. Ciò è in linea con le specificità del greco ellenistico, di cui il NT è un idioma particolare. Anche un circostante temporale-spaziale, espresso al genitivo può trovarsi sia in forma articolare, sia in forma anarticolare. Questa tipologia di genitivo è un imprestito del greco classico, recepito anche nel NT.
I signori Cignelli-Bottini dovrebbero evitare di citare regole di greco antico inesistenti e magari, con un ripasso generale del greco classico eviterebbero anche di prendere in giro i poveri studenti di greco che, non avendo le competenze in materia, purtroppo si bevono tutto ciò che le "autorità" del campo gli proprinano.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 11/6/2008, 11:07     +1   -1




I signori Cignelli-Bottini fanno anche una considerazione generale, della quale mi piacerebbe sentire la tua preziosa opinione Francis.

Dicono che l'articolo nel greco classico è usato con notevole precisione, che gli autori classici generalmente non lo aggiungono se non serve e non lo omettono se invece è necessario. Citano in proposito delle grammatiche (ora non ho qui il testo, stasera posso essere più preciso). Dicono però anche che nel greco koinè, che è quello di nostro interesse per Marco e il Nuovo Testamento, questa precisione nell'impiego dell'articolo è inferiore e il suggerimento che danno - mi ha colpito molto in ordine al tema che qui si sta trattando - è quello di non lasciarsi influenzare solo dalla presenza di un articolo, di non trarre conclusioni di interpretazione solo sulla base della presenza o meno di un articolo, infatti bisogna sempre considerare il contesto e da questo passare a valutare la grammatica pura.

Forse si dovrebbe tenere conto di questo principio che mi pare molto pertinente nel caso di Mc. 6:53. Che ne pensi? Dico questo perchè il contesto suggerisce - di fatto - che Marco non conoscesse la città di Gennesaret. Forse c'è una soluzione che potrebbe conciliare tutte queste considerazioni che sono emerse.

P.S. Ho dato uno sguardo veloce ieri sera anche agli articoli di Colwell sulla regola dell'articolo nel NT ma non ho trovato cose che possano interessare il problema qui specifico.
 
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Frances Admin
view post Posted on 11/6/2008, 11:56     +1   -1




Il problema è che Cignelli-Bottini, dicono il contrario di tutto, ricavandoci pure regole di grammatica greca che non esistono. Se per loro non ci si dovrebbe soffermare sulla presenza/assenza dell'articolo determinativo greco, mi spiegano perché proprio sui casi attestati cercano di ricavarci un regola generale, sostenendo che in Mc 6:53 ci va l'articolo, prendendo in considerazione un altro contesto, quello di Mt 2:22? Se non ho capito male, secondo loro Mt 2:22 è un caso simile, in cui l'articolo anteposto alle regioni "Giudea" e "Galilea" è essenziale, ma ignorano allegramente la sintassi del passo e che nel greco ellenistico i circostanti-temporali spaziali possono essere inseriti privi di articolo, secondo reminiscenze del greco classico. Il contesto letterario del passo marciano, in Mc 6:55 dove si parla di "chora" ("paese", "regione"), lascia intendere che nei due versi precedenti Marco stesse riferendosi a una regione e non a una città. Nel greco classico, i circostanti temporali-spaziali possono anche essere privi di articolo determinativo, dipende dalla sensibilità stilistica degli autori classici. Nel greco ellenistico questa disinvoltura assume accenti paradossali, che esclude categoricamente che nell'ambito di questo dialetto si possa ricavare una regola generale sulla presenza/assenza dell'articolo determinativo dei circostanti temporali-spaziali.
Inoltre, come posso sostenere così liberamente che nel greco classico non si assiste a fenomeni indecifrabili in cui l'articolo determinativo è omesso/immesso disattendendo la regola generale che lo governa? Platone si sta rivoltando nella tomba.

Edited by Frances Admin - 11/6/2008, 13:07
 
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