Studi sul Cristianesimo Primitivo

Consigli pratici per l’analisi letteraria di un testo

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Frances Admin
view post Posted on 26/5/2008, 20:54     +1   -1




Consigli pratici per l’analisi letteraria di un testo

Troppo spesso questo strumento eccezionale che è Internet, fa da serbatoio di ricerche pseudo-scientifiche, animate da spirito ideologico, talvolta deliberato, altre volte mascherato da una coltre mezzo-scientifica. In questo trhead vorrei discorrere brevemente della metodologia basilare per affrontare questo genere di studi. Non pi pongo l’obiettivo di riassumere le metodologie che sottendono alle diverse branche umanistiche che contemplano lo studio della storia antica, ma di suggerire qualche consiglio pratico, per chi è disposto ad intraprendere uno studio serio e scientifico, anche in assenza del bagaglio tecnico che uno studio di questo genere comporta. Non saranno altresì esplicati suggerimenti per l’analisi linguistica di un testo, giacché questa pertiene ad un livello superiore di indagine.

1) Anzitutto, quando ci si relaziona con una fonte documentaria è necessario leggerla con spirito positivo, senza impuntarsi fin da principio che si tratta di un falso prodotto dai “pii falsari” (secondo una locuzione in voga tra certe correnti di pseudo-ricerca) e allo stesso tempo senza considerarla verità assoluta.

2) Leggere attentamente una prima volta il testo, focalizzando la struttura complessiva e gli elementi letterari più espressivi.

3) Leggere una seconda volta il testo, questa volta cercando di mettere a fuoco anche le parti più oscure o incomprensibili. Annotare le parti del discorso che risultano poco chiare.

4) Leggere una terza volta il testo e sezionarlo in unità letterarie, cercando di determinare i rapporti causa-effetto, le concatenazioni letterarie tra una sezione l’altra. In questo frangente il lettore dovrà anche sforzarsi di stilare qualche appunto e di annotare considerazioni preliminari.

5) Leggere una quarta volta il testo. Comincia l’analisi letteraria vera e propria e lo studioso sarà in grado di discernere tutte le componenti letterarie e di approntare un saggio provvisorio dove annoterà le considerazioni che sono emerse in sede di lettura.

6) Se i primi 5 passaggi non hanno prodotto risultati utili, ripetere la procedura daccapo.

Alcuni consigli suppletivi:

1) La comprensione di un testo è direttamente proporzionale alla cultura specifica e la grado di preparazione di un individuo. Più si ha dimestichezza con il contesto storico, politico, sociale ed economico in cui un testo è stato prodotto, più l’analisi letteraria risulterà agevole e attendibile e precisa.
2) Se si hanno a disposizione opere di consultazione quali lessici, enciclopedie e dizionari, è bene farne uso, ma un uso moderato, stando attenti a non prendere per oro colato quanto questo strumenti vi dicono, in quanto, si tratta pur sempre di strumenti dall’attendibilità e utilità limitata che esprimono un particolare punto di vista.
3) Prima di stendere osservazioni approssimative e unilaterali, è bene prendere in considerazione tutto lo spettro di interpretazioni a cui il testo di presta, senza prediligerne alcuna secondo il proprio orientamento ideologico.
4) Il punto di partenza è sempre il testo e solo dopo averlo analizzato ci si deve confrontate con le monografie specializzate, al fine di confrontarne i risultati. Quando i nostri risultati divergono da quelli di altri studiosi, è sempre possibile e auspicabile rivederli a aggiornarli.
5) In sede di stesura dell’articolo evitare di polemizzare inutilmente con altri studiosi, denigrarli, offenderli o tacciarli di incompetenza. La netiquette e il buon senso sono il primo segno di riconoscimento tra pseudo-studiosi e professionisti.

Per ora mi fermo qui, sperando di aver reso un utile servizio per chi intende intraprendere lo studio del cristianesimo antico.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 27/5/2008, 09:22     +1   -1




Francis propone un percorso orientato partendo dal testo verso le opinioni degli studiosi o altri (non viceversa) e mi sento di condividere in pieno. Il confronto con l'erudizione ufficiale e gli studi degli specialisti è, ovviamente, imprescindibile e della massima importanza. Tuttavia partendo da soli a esaminare i testi si ha il vantaggio di una lettura assolutamente libera da preconcetti e pregiudizi. Gli studiosi, infatti, sono spesso divisi tra di loro col risultato che se mi approccio che so al testimonium flavianum leggendo solo Meier mi faccio una idea e la mia lettura può lasciarsi influenzare dal suo punto di vista, mentre se mi accosto leggendo altri studiosi (ad esempio Zeitlin che lo considerava spurio totalmente, se non ricordo male), la lettura potrebbe lasciarsi condizionare da questo altro punto di vista. Ora, il test. falv. è certamente un caso di studio difficile e impegnativo, tuttavia differenze più o meno significative sussistono anche per problemi più semplici. Chiaramente dopo aver letto un testo ed essersi fatta una opinione personale, il confronto con gli esperti è d'obbligo, se non altro per validare la propria opinione e correggerla in caso di gravi fraintendimenti (sempre possibili - e in ogni disciplina - quando si affronta per la prima volta un certo tipo di studio).

Naturalmente partire dalla lettura di un testo significa partire dalla sua lingua originale o quantomeno la lingua della versione più antica che ci è pervenuta. Questo costa una enorme fatica, negli studi neotestamentari si deve sapere il greco almeno nei suoi fondamenti, bisogna studiare prima la lingua e i fondamenti grammaticali. Per il mondo e la cultura ebraica, importantissima per lo studio del protocristianesimo, c'è poi lo scoglio dell'ebraico e della cultura semitica. Nei forums, comunque, ci sono ottimi esperti dell'una e dell'altra lingua con cui confrontarsi e fare domande. Sentenziare sulla base di letture fatte sui testi in traduzione, senza neppure confrontarsi almeno con qualcuno che sappia le lingue, espone a colossali rischi e fraintendimenti (certo si potrà sempre obiettare che la stessa cosa vale per chi tenta di leggere dei testi in lingua senza .... conoscere la lingua stessa!).
 
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view post Posted on 27/5/2008, 10:06     +1   -1

Habitué

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Interessantissimo tread.
Claudio
 
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Hard-Rain
view post Posted on 27/5/2008, 12:12     +1   -1




Per me è poi anche importante avere una conoscenza di tutto lo scritto di cui, magari, si va a studiare una sezione particolare, e del pensiero dell'autore. Troppo spesso in alcune ricerche si vede che viene estrapolata una frase da un'opera e discussa senza avere ben presente il contesto in cui quella frase è inserita e chi è l'autore che la riporta e per quali motivazioni.
 
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Frances Admin
view post Posted on 27/5/2008, 12:38     +1   -1




Si, esistono diversi livelli analitici: letterario, storico-critico, linguistico, semantico, etc. Il primo approccio al testo del principiante è sempre letterario. Per questo ho cercato di riassumere in punti chiari e concisi le regole basilari dell'analisi letteraria. Ovviamente, l'analisi letteraria presuppone la padronanza di determinate branche umanistiche, tra cui, appunto, il greco antico e le lingue semitiche. La non padronanza delle lingue antiche limita l'analisi letteraria e produce risultati interpretativi di sovente sballati.
Comunque, prescindendo dalle lingue antiche e dagli errori che si commettono in sede di interpretazione dovuti alla scarsa applicazione di criteri linguistico-semantici - perdonabile dopotutto - leggiamo studi che oltre che peccare in questi ambiti, peccano nell'analisi letteraria vera e propria. Il condizionamento ideologico è un effetto deleterio per gli esiti di una tesi. Anche la scarsa conoscenza del quadro storico-politico di fioritura di un testo condiziona pesantemente l'analisi letteraria. Per di più, l'abuso di enciclopedie e opere di consultazione, strumenti ai quali di solito si fa grande affidamento, produce più esiti negati di quanto generalmente si immagini.
Aggiungo ulteriore carne al fuoco: il cinico disprezzo di alcuni "dilettanti" per talune branche umanistiche, come la paleografia, papirologia e critica testuale, spesso liquidate come strumenti di contorno, o talvolta, ridicolizzate, senza peraltro sapere con esattezza a quali criteri metodologici rispondono queste discipline.
 
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Hannah1
view post Posted on 29/5/2008, 09:49     +1   -1




CITAZIONE
Aggiungo ulteriore carne al fuoco: il cinico disprezzo di alcuni "dilettanti" per talune branche umanistiche, come la paleografia, papirologia e critica testuale, spesso liquidate come strumenti di contorno, o talvolta, ridicolizzate, senza peraltro sapere con esattezza a quali criteri metodologici rispondono queste discipline.

Forse perché è proprio una delle tappe più faticose all'inizio?
 
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Frances Admin
view post Posted on 29/5/2008, 19:34     +1   -1




CITAZIONE
Forse perché è proprio una delle tappe più faticose all'inizio?

Si, queste discipline sono la base per lo studio del NT e altro. A volte la repulsione che i dilettanti manifestano contro queste discipline è puramente ideologico, specie quando i risultati della critica testuale, paleografia e papirologia contraddicono i loro risultati.
 
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view post Posted on 30/5/2008, 11:54     +1   -1

Habitué

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Bello questo tread!
Frances:
CITAZIONE
Il condizionamento ideologico è un effetto deleterio per gli esiti di una tesi.

Ne discende che l'analisi migliore, nei casi di testi "sacri" è quella fatta da un ateo? meglio, da un agnostico?
Io penso proprio che chi ha meno da perdere (o meglio ancora, nulla da guadagnare) avrà più possibilità ad essere imparziale.
Hard:
CITAZIONE
Il confronto con l'erudizione ufficiale e gli studi degli specialisti è, ovviamente, imprescindibile e della massima importanza.

Che dire dunque delle analisi di studiosi che si dichiarano ? Io ho in ordine circa 200 euro di libri da comperare (moglie permettendo :-) )

Alcuni di questi (commentati da Hard nel suo sito) la pensano diametralmente (se ho ben inteso le anticipazioni lette) da autori che ho letto, parimenti di altrettanto spessore e autorevolezza.

Come dunque districarsi ? E' una questione di maggioranza , ossia più studiosi concordi= più probabilità che si sia centrato l'obbiettivo ?
E se uno tira l'altro ? (scuole di pensiero).
Non è che alla fine ci si appiattisce e si sposa la versione che tutto sommato ci è più congeniale ? Come fare un gran giro, il giro del mondo, per poi scoprire che meglio di casa propria .... proprio non c'è nulla ? La mia è una voluta provocazione per dibattere.


Claudio





 
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Hannah1
view post Posted on 30/5/2008, 12:12     +1   -1




CITAZIONE
Ne discende che l'analisi migliore, nei casi di testi "sacri" è quella fatta da un ateo? meglio, da un agnostico?
Io penso proprio che chi ha meno da perdere (o meglio ancora, nulla da guadagnare) avrà più possibilità ad essere imparziale.

Secondo me non ha senso di parlare di maggiore imparzialità di un ateo di un agnostico di fronte ai testi sacri. Ognuno di noi, porta con sé un bagaglio di opinioni e di conoscenze in un senso o in un altro che necessariamente fanno da filtro. La stessa comprensione di un testo scritto è influenzata in senso soggettivamente rilevante da parte di chiunque.
Per quel che riguarda il discorso perdere- guadagnare: se un religioso può avere qualcosa da perdere, un credente maturo avrà sempre qualcosa da guadagnarci.
 
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Frances Admin
view post Posted on 30/5/2008, 20:34     +1   -1




CITAZIONE
Ne discende che l'analisi migliore, nei casi di testi "sacri" è quella fatta da un ateo? meglio, da un agnostico?
Io penso proprio che chi ha meno da perdere (o meglio ancora, nulla da guadagnare) avrà più possibilità ad essere imparziale.

No, non credo che atei e agnostici siano più imparziali dei credenti. Condivido completamente ciò che hai detto: chi ha meno da perdere e da guadagnare in genere mantiene un certo equilibrio nello studio dei testi sacri. Inoltre, se l'analisi tecnica è quasi esclusivamente affare dei laici, c'è un altro tipo di analisi: teologica ed ermeneutica che naturalmente è affare dei chierici o di teologici laici. Questo livello di studio, nonostante non pertenga alla sfera scientifica, esiste, è coltivato e quindi non lo si può ignorare.

CITAZIONE
Come dunque districarsi ? E' una questione di maggioranza , ossia più studiosi concordi= più probabilità che si sia centrato l'obbiettivo ?
E se uno tira l'altro ? (scuole di pensiero).
Non è che alla fine ci si appiattisce e si sposa la versione che tutto sommato ci è più congeniale ? Come fare un gran giro, il giro del mondo, per poi scoprire che meglio di casa propria .... proprio non c'è nulla ? La mia è una voluta provocazione per dibattere.

Sicuramente Hard risponderà al tuo quesito, ma anche io vorrei dire la mia. Quando si è agli inizi del percorso di studio è difficilissimo districarsi in mezzo a montagne di letteratura specialistica e quando si cominciano a notare le divergenze di risultati tra singoli studiosi e correnti ermeneutiche, allora si comincia a pensare che uno vale l'altro. Poi, pian piano si comincia anche a saper valutare la profondità e la coerenza delle posizioni degli studiosi. Ciò che a noi sembra più coerente ci sembra la soluzione migliore. Purtroppo questo processo non è automatico e quando valutiamo un libro siamo anche condizionati dalla nostra idea preconcetta. Non è un ostacolo facile da aggirare, ma con buone dosi di volontà, sacrificio, dedizione e onestà, penso che uno studioso serio possa riuscire, se non a eliminare del tutto, a contenere il condizionamento ideologico.
Come dici tu, quasi sempre c'è la tendenza dell'appiattimento degli studi su quella che di volta in volta è l'interpretazione si impone in ambito accademico, a scapito delle altre. Oggi questo fenomeno è un crescita e le "voci fuori dal coro" di solito vengono emarginate, derise e talvolta nei loro confronti si imbastisce una campagna denigratoria. La diffamazione di uno studioso (parlo di studiosi professionisti e non di dilettanti) è sempre un fatto che non fa onore a chi se rende protagonista. E' anche vero che oggi sta emergendo una schiera di studiosi dilettanti, laici (spesso anticlericali) che fanno della denigrazione contro la chiesa la loro vocazione. Questi individui poi si lamentano se la chiesa risponde pane per focaccia. Forse sarà esagerato che un'istituzione come la chiesa che predica "porgi l'altra guancia" si abbassi al livello di questi pseudo-studiosi, ma come dire, se la sono cercata.
 
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view post Posted on 2/6/2008, 16:58     +1   -1

Habitué

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Frances.
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Quando si è agli inizi del percorso di studio è difficilissimo districarsi in mezzo a montagne di letteratura specialistica e quando si cominciano a notare le divergenze di risultati tra singoli studiosi e correnti ermeneutiche, allora si comincia a pensare che uno vale l'altro.

No, non credo ad operazioni così semplicistiche, non penso che uno valga l'altro, anzi penso proprio l'opposto.
Ogni studioso, e per studioso intendo persone di “calibro”, quelle stesse che o non hanno nulla da guadagnare o hanno troppo da perdere, (per sparare balle sensazionalistiche) obbiettivamente muovono le loro osservazioni su dati di fatto, la cui interpretazione, sempre in genere, è obbiettivamente onesta.
I problemi nascono quando si iniziano a trarre le conclusioni ed applicarle al caso specifico.

Aspettavo una risposta pure da Hard, ma beato lui forse è in ferie, tuttavia ricordo un suo post dove mi sottolineava le grandi vicinanze di Gesù, del Battista, al mondo esseno, da parte di numerosi eminenti, (e che lui condivideva, assieme mi pare a Pesce, Boccaccini, che ho in ordine, e Calimari, che ho letto e che NON condivido affatto) io che personalmente non credo affatto a queste ipotesi, mi ritrovavo ottimamente nelle ipotesi di Stegemann, che pure non è un salumiere con l'hobby alla semitistica, ma che anzi ha studiato direttamente i testi Qumranici, avendone accesso privilegiato, assieme a pochi altri.

Allora la questione è decisamente complessa, e forse di non soluzione.
No, rispondendo dunque a te e ad Hannah1, io credo invece che una analisi del testo da parte di un agnostico, sia la strada maestra, e sono le conclusioni invece che possono essere liberamente selezionate, sapendo che tutto sommato sono state, sono e saranno sempre affette dal difetto del credo religioso o laico che sia, per chi le ha scritte.
Sarà bello riscrivere alcune note da parte mia, in questo tread, dopo aver letto qualcosa che ho ordinato.
Sarò pronto a scrivere l'esatto contrario di quanto affermo oggi.
Solo una cosa mi è di perno fisso, la mia esperienza personale di salvezza, in Gesù, che mi impedisce di ipotizzare strade troppo tortuose, come potrei.
Sono onesto.
Saluti
Claudio

 
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*Rainboy*
view post Posted on 2/6/2008, 19:01     +1   -1




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se l'analisi tecnica è quasi esclusivamente affare dei laici, c'è un altro tipo di analisi: teologica ed ermeneutica che naturalmente è affare dei chierici o di teologici laici. Questo livello di studio, nonostante non pertenga alla sfera scientifica, esiste, è coltivato e quindi non lo si può ignorare.

Pardon Frances, in che senso "non lo si può ignorare"? Voglio dire, mi sembra logico che l'analisi tecnica produca risultati che possono e devono influenzare gli studi teologici ed ermeneutici in materia. Ma nel paragrafo citato, non ho capito se intendevi sottintendere che può erroneamente accadere anche il procedimento inverso, o che invece è ciò che deve accadere. In tal caso, non mi è chiaro il perché.
Potresti spiegarmi meglio?
 
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Frances Admin
view post Posted on 2/6/2008, 19:29     +1   -1




CITAZIONE
Pardon Frances, in che senso "non lo si può ignorare"? Voglio dire, mi sembra logico che l'analisi tecnica produca risultati che possono e devono influenzare gli studi teologici ed ermeneutici in materia. Ma nel paragrafo citato, non ho capito se intendevi sottintendere che può erroneamente accadere anche il procedimento inverso, o che invece è ciò che deve accadere. In tal caso, non mi è chiaro il perché.
Potresti spiegarmi meglio?

Nel senso che uno storico del cristianesimo primitivo non può ignorare le rilevazioni addotte in ambito teologico. Ciò non significa che storia e teologia si intersechino nelle loro rispettive analisi (anche se molti le fanno combaciare). Infatti queste due discipline sono e rimangono distinte, ma anche uno storico (e molto di più un teologo) deve leggere qualche lavoro teologico specialmente per rilevare in quali punti teologia e storia divergono.
 
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12 replies since 26/5/2008, 20:54   203 views
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