Studi sul Cristianesimo Primitivo

Interpretazione di Marco 15:7, Barabba e il tumulto

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Hard-Rain
view post Posted on 31/1/2008, 20:40     +1   -1




Volevo confrontarmi con voi sulla interpretazione del passo di Marco 15:7

Marco 15:7 ên de ho legomenos Barabbas meta tôn stasiastôn dedemenos hoitines en têi stasei fonon pepoiêkeisan

La CEI traduce per esempio come: “Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio”

Mi interessava cercare di capire a chi riferire in questo caso il pronome hoitines. Qui abbiamo due elementi: Barabba, il quale si trovava in carcere assieme a dei ribelli (stasiastôn), meta + genitivo ha giustamente il senso di “assieme a”.

Letteralmente potremmo tradurre: Era (il) cosiddetto Barabba assieme ai ribelli incarcerato (dedemenos è al singolare).

A questo punto abbiamo il pronome hoitines che è il plurale (nominativo) di hostis che viene reso di solito come “il quale”. Al plurale dovremmo renderlo con “i quali”. La nostra traduzione diventerebbe quindi:

Mc. 15:7 Era (il) cosiddetto Barabba assieme ai ribelli incarcerato i quali nel tumulto avevano commesso un omicidio.

Ma chi aveva commesso un omicidio? Barabba assieme a quelli con cui è incarcerato o solo quelli che erano in carcere assieme con lui? Si riesce a stabilire chi sia riferito in questo caso dal pronome hoitines?

Sfortunatamente una analisi del lessico del vangelo di Marco non ci aiuta mai. Marco usa hoitines solamente altre tre volte, si tratta di:

Mc. 4:20, qui è riferito a “quelli che ricevono il seme della terra buona”

Mc. 9:1, qui è riferito ad “alcuni dei presenti”

Mc. 12:18, qui è riferito ai Sadducei che interrogano Gesù

In tutti e tre questi casi, sfortunatamente, non abbiamo un caso simile a Mc. 15:7 in cui un singolo è accomunato a una pluralità, abbiamo solo insiemi ben definiti di persone, univocamente determinati. Il dubbio, quindi, rimane. Solo da una lettura comparata con Luca è possibile risolverlo. Ma... quanto è affidabile Luca? Luca tenta di correggere meglio Marco oppure è Marco che si spiega in modo ambiguo?

IL TUMULTO (stasis)

Altra questione: Marco qui dice che c’era stato un tumulto. Ma a quale tumulto allude? Possibile che intendesse quello della notte precedente in cui fu arrestato Gesù? Dopo una rivolta accaduta solo un giorno prima si proponeva già di liberare uno di questi detenuti? Si potrebbe intendere che qualcuno finì in carcere a seguito del tumulto (avvenuto in seguito all’arresto di Gesù?) ma Barabba era già in carcere da tempo per altri fatti. Purtroppo il testo non aggiunge altro.

Marco usa per “tumulto” la parola “stasis” che non usa mai altrove, quindi anche in questo caso è difficile rendersi conto di cosa stia parlando. Anche i “ribelli” sono “stasiastôn”, termine che non ha altri riscontri. Luca usa lo stesso lessico di Marco, parlando di stasis. Nel caso di Luca, siccome egli non menziona mai gli altri detenuti che erano in carcere con Barabba, è evidente che Barabba era coinvolto nella sedizione (greco stasis) e nell'omicidio.

Potrebbe, eventualmente, essere uno dei tumulti “storici” di cui parla Giuseppe Flavio oppure quello menzionato da Filone di Alessandria, verificatisi magari non proprio quell’anno ma l’anno prima o mesi prima?

Vediamoli, questi episodi. Escludo sicuramente Ant. 18:55-59 (episodio dei busti dell'imperatore) perchè, semplicemente, si svolse a Cesarea e non a Gerusalemme. Escludo ovviamente anche la questione samaritana raccontata in Ant. 18:85-89). Ma escludo anche il passo di Filone di Alessandria, Legatio ad Caium, 299-305, l'episodio degli scudi votivi, Pilato seguì il consiglio dei Giudei e non ci fu alcuna rivolta.

Cosa rimane? Un episodio molto interessante: Ant. 18:60-62, il cosiddetto episodio dell'acquedotto che causò una rivolta proprio a Gerusalemme nel corso della quale ci furono anche dei morti tra i Giudei. Ora, vi faccio notare che Giuseppe Flavio scrive a conclusione dell'episodio: "Così terminò la sommossa". Sommossa qui nel testo greco è proprio "stasis", la stessa parola che usano Marco e Luca (solo in quel punto dei loro vangeli). E subito dopo l'episodio dell'acquedotto sapete cosa si trova? Proprio il testimonium flavianum, introdotto con le celebri parole: "Ci fu verso quel tempo Gesù (...)". E se Barabba, mi chiedo, fosse stato gettato in carcere durante l'episodio detto dell'acquedotto? Si trovava in carcere da qualche tempo e poi ci fu la vicenda di Gesù. Io ritengo improbabile che siano vere entrambe le seguenti affermazioni: i) il tumulto (stasis) di cui parlano Mc e Lc si verificò a causa dell'arresto di Gesù; ii) Barabba era coinvolto in questo tumulto. Attenzione che ho detto entrambe queste proposizioni. Infatti mi sembra assurdo pensare che Barabba sia stato arrestato la stessa notte di Gesù e poi subito dopo qualche ora si pensi di rilasciarlo senza neppure giudicarlo. Gesù era stato sentito dai Giudei e da Pilato, ma questo Barabba quando fu interrogato? Se il tempo di Pilato fu impegnato per Gesù, come poterono interrogarlo? Ricordo qui che già normalmente si ritiene che ci sia stato poco tempo per processare il solo Gesù (alcuni usano questo argomento per criticare la storia raccontata dai sinottici), figuriamoci per processare addirittura due persone in due processi distinti. Possibile che intendessero rilasciare Barabba senza neppure giudicare il crimine che aveva commesso? In aggiunta a queso se fosse stato colluso con il movimento di Gesù è possibile che la folla non lo avesse richiesto così a gran voce. Inoltre ritengo che l'evangelista avrebbe sicuramente detto qualcosa di più al riguardo. L'unico episodio storicamente noto dalle fonti letterarie, l'unico tumulto di grande portata che potrebbe quadrare è la rivolta dell'acquedotto, supposto che sia accaduta qualche tempo prima dell'arresto di Gesù.

Stasis è usato per la rivolta dell'acquedotto (da G.F.) come da Mc. e Lc. per la rivolta di Barabba. Nel resto dei vangeli non è mai usato. Stasis è impiegato con senso di discussione animata tra persone (cfr. At. 15:2, 23:10, 23:7) oppure con significato effettivamente più vicino a rivolta, tumulto, sedizione (At. 24:5, 19:40). Epistasis è usato con senso di sommossa in At. 24:12.

Solitamente però gli Atti usano per tumulto o rivolta le parole taracos (19:23, 12:18), thorubos (At. 20:1, la usa anche Giuseppe Flavio per altre rivolte) oppure il verbo sugcw (At. 21:27 e 21:31).

Edited by Hard-Rain - 31/1/2008, 23:57
 
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Frances Admin
view post Posted on 1/2/2008, 01:01     +1   -1




CITAZIONE
Ma chi aveva commesso un omicidio? Barabba assieme a quelli con cui è incarcerato o solo quelli che erano in carcere assieme con lui? Si riesce a stabilire chi sia riferito in questo caso dal pronome hoitines?

Il pronome si riferisce a tutti i soggetti della frase, quindi a Barabba e i rivoltosi. Poi abbiamo il piuccheperfetto del verbo "poiew" al plurale, quindi abbiamo la certezza che l'azione è stata compiuta dalla pluralità dei soggetti menzionati.

"Stasis" è il termine classico per denominare una rivolta, specialmente una rivolta dove avviene spargimento di sangue.
Sulla storicità della sommossa in cui era stato coinvolto barabba, non credo che corrisponda all'episodio dell'acquedotto. In quest'ultimo incidente Giuseppe Flavio non parla di omicidi commessi da parte dei giudei. Rimane aperta anche l'ipotesi dell'incidente descritto da Luca (Lc 13:1), in cui certi Galilei furono repressi da Pilato. Luca è l'unico evangelista e l'unico storiografo che menziona questo episodio, sebbene di sfuggita.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 1/2/2008, 08:09     +1   -1




CITAZIONE
Il pronome si riferisce a tutti i soggetti della frase

Quindi certe interpretazioni (cito D. Donnini) che vogliono il pronome applicato solo ai "ribelli" ma non a Barabba (che sarebbe stato in carcere assieme a loro ma per altri motivi non spiegati dal testo) sono da scartare secondo il tuo parere, Frances? Che ne pensi?

CITAZIONE
Poi abbiamo il piuccheperfetto del verbo "poiew" al plurale, quindi abbiamo la certezza che l'azione è stata compiuta dalla pluralità dei soggetti menzionati.

Se avessero usato che so, un aoristo indicativo, traducibile con "quelli che commisero un omicidio", invece che "quelli che avevano commesso un omicidio" sarebbe stato diverso? Il verbo in questo caso aiuta l'interpertazione di hoitines? Ma perchè Marco ha usato qui un pronome, non avrebbe potuto dire si trovavano in carcere poichè avevano commesso un omicido o una costruzione simile, anche usando un semplice kai (e avevano commesso un omicidio) in modo da rendere più chiara la relazione causa-effetto e i soggetti coinvolti? Marco usa 4 volte hoitines, però le altre tre volte non c'è questa possibile ambiguità. Devo anche prendere atto, comunque, che la tradizione manoscritta non ha mai intaccato questo verso, segno che non creava imbarazzo o difficoltà a copisti e/o censori, NA27 riporta una sola lezione, inessenziale per quello che stiamo qui discutendo.

CITAZIONE
"Stasis" è il termine classico per denominare una rivolta, specialmente una rivolta dove avviene spargimento di sangue.

Sono d'accordo. In alcuni casi però viene usato per discussioni, Atti ne menziona alcune, ad esempio una tra Paolo e Barnaba, non ci fu, ritengo, una rivolta nel senso che intendiamo. Però nel caso di Barabba indubbiamente il senso è quello, il mio era solo un excursus. Anche per le rivolte di Giuda è usato stasis, cfr. Ant. 18.8. In Giuseppe è molto comune.

CITAZIONE
Sulla storicità della sommossa in cui era stato coinvolto barabba, non credo che corrisponda all'episodio dell'acquedotto. In quest'ultimo incidente Giuseppe Flavio non parla di omicidi commessi da parte dei giudei.

Chiaramente non abbiamo prove dirette, i testi sono molto ermetici... L'episodio dell'acquedotto probabilmente è l'unico che storicamente vi si avvicini in qualche modo tra i fatti storici extra testamentari. Marco parla di un solo omicidio, potrebbe essersi trattato di un caso singolo, un episodio, irrilevante ai fini storici e non raccontato da Giuseppe. Non sappiamo neppure chi fu ucciso e per quale motivo. Siamo nel campo delle speculazioni.

Grazie 1000!

Edited by Hard-Rain - 1/2/2008, 10:39
 
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Frances Admin
view post Posted on 1/2/2008, 12:53     +1   -1




CITAZIONE
Quindi certe interpretazioni (cito D. Donnini) che vogliono il pronome applicato solo ai "ribelli" ma non a Barabba (che sarebbe stato in carcere assieme a loro ma per altri motivi non spiegati dal testo) sono da scartare secondo il tuo parere, Frances? Che ne pensi?

Ricordo che Donnini sostiene un'interpretazione personale di Barabba, e scarta l'ipotesi del coinvolgimento di Barabba nella sommossa. E' un'interpretazione grammaticalmente errata, perché il verbo al plurale indica che tutti i soggetti coinvolti avevano commesso l'omicidio. Inoltre, anche se "hostis"nel greco classico è per lo più utilizzato come pronome relativo indefinito, nel NT, spesso è utilizzato come pronome definito, sinonimo di "hos". Il pronome relativo greco, inoltre, deve concordare in genere e numero con i soggetti della proposizione principale. Ora, in Mc 15:7 abbiamo una pluralità di soggetti, un pronome relativo plurale e un verbo (piuccheperfetto) al plurale. Donnini non nega il coinvolgimento degli altri soggetti, ma esclude quello di Barabba. Ma quest'ultimo è legato agli altri ribelli con la proposizione al genitivo "meta twn" che significa "con". La traduzione letterale del passo sarebbe: "C'era allora in prigione un certo Barabba, con alcuni ribelli, che (i quali) avevano commesso un omicidio durante una sommossa".
Mi sembra piuttosto errato formulare l'innocenza di Barabba. Può darsi che Donnini abbia ragione e io abbia torto, ma su quali basi escludere Barabba dal coinvolgimento dell'omicidio? Inoltre, la sommossa descritta da Marco, "en th stadei", presuppone una rivolta determinata e non potrebbe essere altrimenti, perché giustamente Marco ha impiegato il modo verbale piuccheperfetto, che in quanto azione già completata nel passato presuppone una collocazione temporale dell'evento. Se avesse usato un aoristo, non avremo la certezza se l'azione fosse già stata consumata. Se Marco ha utilizzato la costruzione en th stadei" + piuccheperfetto significa che quella è una rivolta determinata. Pertanto, chi sostiene che la rivolta sia da identificare con l'arresto di Gesù, non è completamente in torto, in quanto è l'unica discussa da Marco e inoltre, c'è spargimento di sangue (Pietro ferisce un attendente).
 
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Hard-Rain
view post Posted on 1/2/2008, 13:09     +1   -1




CITAZIONE
Pertanto, chi sostiene che la rivolta sia da identificare con l'arresto di Gesù, non è completamente in torto, in quanto è l'unica discussa da Marco e inoltre, c'è spargimento di sangue (Pietro ferisce un attendente).

Anche io avevo pensato a una eventualità del genere. Però ci sono tanti problemi. Il più grosso è che qui si dovrebbe postulare che Barabba, coinvolto nella sommossa soltanto la notte precedente, sarebbe stato proposto per il rilascio (amnistia) senza neppure un interrogatorio. Pilato quando lo avrebbe sentito? Lo avrebbe rilasciato così, senza neppure sapere cosa aveva combinato di preciso? Ricordo che già si fa fatica ad avere abbastanza tempo per supporre che Gesù sia stato correttamente interrogato dai Giudei prima e da Pilato poi. Qui dovremmo supporre addirittura che nello spazio di una notte e di una mattinata siano state sentite due persone diverse, in più ci sono tutti gli altri carcerati assieme a Barabba.

Al limite si potrebbe dire appunto che Barabba non era da annoverare tra quelli del tumulto della notte prima, come fa Donnini, però tu lo escludi stando alla grammatica. Ritengo che qui si debba francamente stare alla grammatica, perchè purtroppo solo questa abbiamo.

Inoltre aggiungo che così come non abbiamo attestazioni storiche dell'episodio lucano e così come non possiamo essere certi che Barabba fosse stato incarcerato qualche tempo prima a causa dell'episodio dell'acquedotto (l'ipotesi è affascinante ma non è possibile dimostrarlo con certezza stante la scarsità di dati a nostra disposizione), questo tumulto della notte "gesuana" non sarebbe registrato in nessuna opera storica di nostra conoscenza, a parte i vangeli (eventualmente con queste frasi tra le righe). Possibile poi che se quelli del tumulto agivano per conto di Gesù l'evangelista proprio non abbia detto nient'altro, neppure un piccolo particolare, che so, che anche qualche altro discepolo finì in prigione quella notte?

CITAZIONE
Se avesse usato un aoristo, non avremo la certezza se l'azione fosse già stata consumata.

Perchè no? Se usava un aoristo indicativo io avrei comunque dedotto che l'azione si era già svolta nel passato, passato rispetto al tempo assoluto. O sbaglio? Il verbo per "avevano commesso" infatti è riferito all'omicidio non alla sommossa se capisco bene. Barabba e i suoi potevano non aver provocato alcuna sommossa ma solo approfittato della sommossa e del conseguente scompiglio per commettere un omicidio (per rubare o altro, questo il testo non lo dice).

P.S. Per quel che so, David Donnini non entra mai nel merito della grammatica greca e si basa sulle traduzioni italiane, in particolare la CEI che traduce in modo equivoco e leggendola si può intendere proprio quello che sostiene Donnini,

Grazie 1000!

Edited by Hard-Rain - 1/2/2008, 13:25
 
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Frances Admin
view post Posted on 1/2/2008, 13:34     +1   -1




CITAZIONE
Perchè no? Se usava un aoristo indicativo io avrei comunque dedotto che l'azione si era già svolta nel passato, passato rispetto al tempo assoluto. O sbaglio?

L'aoristo indicativo ha un aspetto verbale puntuale e istantaneo e non ha portata di durata. Si riferisce ad un'azione istantanea passata e corrisponde al passato remoto italiano. Con quella costruzione resa da Marco, l'autore intende rimarcare gli effetti presenti di un'azione passata, puntualizzandola in un evento preciso. Con un aoristo l'autore avrebbe dovuto modificare anche la determinatezza di "en stadei" (nella sommossa").
 
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Hard-Rain
view post Posted on 1/2/2008, 13:43     +1   -1




CITAZIONE
Con un aoristo l'autore avrebbe dovuto modificare anche la determinatezza di "en stadei" (nella sommossa").

No, d'accordo, chiaramente avrebbe dovuto modificare tutto. Ma modificando la frase secondo te l'effetto risultante non avrebbe avuto ugualmente il senso di qualcosa già accaduto nel passato e ben definito, non più attuale, un evento puntuale come appunto descrive solitamente l'aoristo indicativo?

Frances scusa se insisto, lo faccio perchè la questione secondo alcuni solleva dei problemi e allora volevo chiarirmi bene queste sfumature e confrontarmi con altri. 6 grande ad avere la pazienza di stare a rispondermi!

Ciao!
 
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Frances Admin
view post Posted on 1/2/2008, 14:00     +1   -1




CITAZIONE
No, d'accordo, chiaramente avrebbe dovuto modificare tutto. Ma modificando la frase secondo te l'effetto risultante non avrebbe avuto ugualmente il senso di qualcosa già accaduto nel passato e ben definito, non più attuale, un evento puntuale come appunto descrive solitamente l'aoristo indicativo?

Avrebbe ottenuto un'azione passata, istantanea (che si consuma in breve tempo), se vogliamo anche definita, ma non di durata, qualità dell'azione che contrasta con l'istantaneità. La principale differenza tra aoristo e perfetto e piuccheperfetto è l'aspetto verbale, ossia la durata dell'azione. Gli effetti della sommossa di Barabba e i ribelli si riflettono sugli eventi in corso (il processo di Gesù). Marco ha fatto bene ad utilizzare un piuccheperfetto, perché le conseguenze di quella sommossa (lo stato di prigionia di Barabba) sono attuali per il processo di Gesù. La differenza tra aoristo indicativo e piuccheperfetto non è di modo, ma solo di aspetto verbale, che si riflette anche sulla durata dell'azione. Entrambi esprimono un'azione passata, ma mentre l'aoristo indicativo esaurisce l'azione in un momento istantaneo, il piuccheperfetto indica che l'azione passata ha conseguenze attuali. In relazione agli effetti dell'azione, la differenza tra aoristo indicativo, perfetto e piuccheperfetto è la stessa che in italiano corre tra passato remoto, passato prossimo e trapassato prossimo.

Edited by Frances Admin - 1/2/2008, 14:25
 
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Hard-Rain
view post Posted on 1/2/2008, 14:13     +1   -1




E' dunque un bel dilemma. Perchè detta così verrebbe proprio da pensare alla nottata prima, all'arresto di Gesù. Anche se l'evangelista non parla di sommossa in quel caso.

A me sembra improbabile che abbiano appena arrestato delle persone per un fatto grave (stasis è una parola seria, come abbiamo detto) e così, sui due piedi, si propone di liberarne una, senza probabilmente che si ebbe tempo neppure di ascoltarla. Almeno Gesù fu ascoltato dal governatore. Ma questo Barabba? Rimane un mistero quando lo ascoltarono. Eppure fu liberato durante il processo di Pilato a Gesù!

Diverso invece il discorso se Pilato propone la liberazione di Gesù, che aveva appena interrogato, oppure di un Barabba che aveva commesso tempo prima qualcos'altro ed era già stato giudicato e la sua posizione era chiara.

Comunque la tua spiegazione grammaticale non eslcude appunto che la rivolta ci fosse stata prima e non avesse nulla a che vedere con Gesù e gli altri, determinando un risultato nel senso che ebbe rieprcussioni sul processo di Gesù (e questo è il motivo per cui viene citata).

Altra annotazione: se l'episodio di Barabba è storicamente vero, allora qui siamo al massimo nel pomeriggio del 14 di Nisan. Il trattato Pesachim (vedi cap. VIII oppure folio 91a) prevede comunque che qualcuno possa eventualmente essere liberato in quel giorno e regolamenta vari casi. Se Pilato doveva liberare uno, lo liberava in tempo per festeggaire la Pasqua ebraica la sera del 14 di Nisan, non avrebbe avuto senso liberarlo dopo, dal 15 in poi. Questo ci dice che Gesù celebrò prima del 14, la notte prima, cioè il 13, l'ultima cena e dunque questa non poteva essere una cena di Pesach (Giovanni non lo dice, infatti) o se lo era seguiva un calendario diverso. I sinottici dicono che Gesù mandò a cercare la sala "il primo giorno degli Azzimi", tecnicamente sarebbe il 15 di Nisan, ma è evidente che o è un errore oppure non può essere il 1° degli Azzimi di Gerusalemme.



Edited by Hard-Rain - 1/2/2008, 20:11
 
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Hard-Rain
view post Posted on 1/2/2008, 17:04     +1   -1




Ho trovato un bell'esempio di uso del pronome hoitines nella LXX, l'uso è molto simile a quello di Marco 15:7. Il passo è una rarità perchè forse è l'unico che si avvicini all'uso che ne fa Marco in tutta la LXX e anche nel Nuovo Testamento.

Dunque il passo in questione è Isaia 60:12, che legge:

tà gar ethn kai basileis hoitines ou douleusousin soi apolountai

Qui abbiamo due pluralità distinte, ethn kai basileis sono lett. i popoli e i regni. Il verbo douleusousin è "servire", "sottoporsi", usato qui all'indicativo presente, apolountai è il verbo di cui popoli e regni sono oggetto, significa morire, perire, essere distrutti.

Abbiamo quindi la traduzione:

Isaia 60:12 - Poichè i popoli e i regni, quelli che non servono te, periranno.

Nessuno qui traduce come se hoitines si riferisse solo ai popoli (ma non ai regni) o ai regni (e non ai popoli). I due plurali, accostati tra loro dalla congiunzione kai, formano un unico soggetto riferito dal pronome plurale hoitines.

Tutti qui intendono hoitines (quelli che) riferito ai popoli e ai regni, non solo ai popoli o ai regni separatamente. In altre parole, è sbagliato tradurre: I popoli e quei regni che non servono te periranno (anche da un punto di vista logico: cosa avrebbero commesso i popoli - generalmente intesi - per perire, è evidente che l'accusa di non servire Dio è intesa sia ai popoli che ai regni accomunati dal kai).

________

Per curiosità e per precisione, riporto qui quello che sostiene David Donnini. Ecco il passaggio oggetto di studio, ho grassettato le frasi più importanti del suo ragionamento, sulle quali abbiamo discusso:

CITAZIONE
Se consultiamo il vangelo secondo Marco (Mc 15, 7), in un passo parallelo, possiamo leggere:

"Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere, insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio"

Il verbo "avevano commesso" è coniugato al plurale, non al singolare, e si riferisce ai ribelli, non a Barabba. La frase significa semplicemente che Barabba era rinchiuso nel carcere in cui si trovavano i ribelli, non ci obbliga a credere che egli stesso fosse un ribelle e che avesse partecipato al delitto.
In fin dei conti nemmeno il vangelo secondo Matteo lo dice; anzi, affermando che costui era stato arrestato in occasione di quel tumulto e di quell'omicidio, non dà affatto l'impressione che Barabba fosse uno degli insorti né, tantomeno, l'omicida.
Il vangelo di Luca contiene una frase (Lc 23, 19) assolutamente identica a quella omessa dal testo di Matteo, di cui abbiamo già visto sopra il testo greco, ma essa (si faccia bene attenzione) viene tradotta comunemente in modo scorretto, attribuendogli così significati che essa non può e non deve avere; per esempio una versione del Nuovo Testamento, che si definisce "traduzione interconfessionale in lingua corrente", la riporta nei seguenti termini:

"...era in prigione perché aveva preso parte ad una sommossa del popolo in città ed aveva ucciso un uomo"
[Parola del Signore, Elle Di Ci, Leumann (To), 1976]

La traduzione corretta, lo ripetiamo, è: "...si trovava in carcere, insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio...", infatti le parole "dia stasin tina" possono essere tradotte con "in occasione di una sommossa", "poiché c'era stata una sommossa", "nel luogo della sommossa", "durante una sommossa", ma non si potrà mai tradurre "aveva preso parte ad una sommossa", e neanche "aveva ucciso un uomo". Questo non è assolutamente scritto nel testo originale, è una forzatura che altera molto il senso della frase, facendo diventare arbitrariamente Barabba il soggetto di una azione che, invece, è stata compiuta dagli altri ribelli.

La lettura dei vangeli sinottici, eseguita fedelmente alle versioni in lingua greca, ci dà buoni motivi per pensare che Barabba non fosse uno dei briganti che avevano commesso l'omicidio, ma solo che egli sia stato arrestato in concomitanza con la sommossa di cui altri erano responsabili. Ci dicono, tra l'altro, che costui non era uno sconosciuto ma un personaggio famoso.

Fonte: http://www.etanali.it/mar_morto/files/analisi_processo.htm

Sono letteralmente allibito dall'affermazione di Donnini: "Il vangelo di Luca contiene una frase (Lc 23, 19) assolutamente identica a quella omessa dal testo di Matteo, di cui abbiamo già visto sopra il testo greco, ma essa (si faccia bene attenzione) viene tradotta comunemente in modo scorretto"

Frase omessa dal testo di Matteo? Penso alluda al completamento di Mt. 27:16. L'omissione tra l'altro non è certo determinata da motivi "politici", ma dal fatto che manca nei migliori manoscritti del NT ed è attestata da pochissimi codici (cfr. NA27). Si tratta effettivamente di una frase simile a quella di Luca 23:19 ma nè Luca nè Matteo menzionano mai altre persone in carcere assieme a Barabba, semmai queste frasi possono essere usate per stabilire che Barabba era stato condannato per l'omicidio e/o la sommossa, che mi pare sia il contrario di quello che vuol dire Donnini: ha speso varie parole proprio per dirci che hostis, in Mc. 15:7, deve secondo lui essere applicato solo ai rivoltosi e non a Barabba!

Mc. 15:7 sarebbe uguale a Luca 23:19? Ma quando mai? Secondo NA27 abbiamo:

Marco 15:7 ên de ho legomenos Barabbas meta tôn stasiastôn dedemenos hoitines en têi stasei fonon pepoiêkeisan.

Luca 23:19 hostis ên dia stasin tina genomenên en têi polei kai fonon blêtheis en têi fulakêi.

Marco parla di Barabba e di quelli che avevano assieme a lui commesso l'omicidio durante una rivolta. Luca parla solo di Barabba, tanto è vero che hostis è il pronome singolare nominativo: quello, lui. E il verbo ên è l'imperfetto indicativo singolare! Non vi è alcun accenno ad altre persone. Non capisco di cosa stia parlando Donnini in questo caso. Queste frasi al contrario dimostrano appunto che Barabba era in galera per quel motivo.

Se proprio vogliamo andare a cavillare con la grammatica, osserviamo che sia Matteo che Luca hanno "dia stasin", cioè dia + accusativo che ha senso di "a causa di". Pertanto si dovrebbe tradurre: "Era stato messo in carcere a causa di una sommossa e omicidio" non come Donnini, che traduce: "Era stato messo in carcere in occasione di", perchè vuole concludere che Barabba finì in carcere innocentemente e la sommossa e l'omicidio sono completamente a carico degli altri menzionati con lui (peccato tra l'altro che Matteo e Luca che qui si invocano non parlano di "altri" ma solo di Barabba).

Gran parte dell'argomentazione di Donnini riguarda l'uso della preposizione dia, il perno della sua dimostrazione della "corretta" interpretazione di Mt. 27:16 e Lc. 23:19. Ma qui mi sembra che si possano avanzare non poche critiche. Donnini scrive: "infatti le parole "dia stasin tina" possono essere tradotte con "in occasione di una sommossa", "poiché c'era stata una sommossa", "nel luogo della sommossa", "durante una sommossa""

insomma, Donnini le dice tutte ma omette la traduzione corretta: "A CAUSA DELLA SOMMOSSA", stasin è infatti accusativo e questo viene sorvolato allegramente... Per avere il senso di "durante la sommossa", quello che vorrebbe leggervi Donnini, che deresposabilizzerebbe teoricamente Barabba, avremmo dovuto avere ad. es. dia + genitivo = dia stasews. In altre parole: Barabba è in carcere e la causa di questa incarcerazione è la sommossa e l'omicidio (menzionato dopo nella frase, sempre all'accusativo).

Passando ad altro, uno dei motivi per cui ritengo improbabile che proprio Barabba non potesse essere stato arrestato la stessa notte in cui fu arrestato Gesù ma tempo prima è legato alle norme sulla Pasqua.

Se davvero esisteva la possibilità che qualcuno potesse essere rilasciato fino al 14 di Nisan, Pesachim VIII,6 non lo dimosstra ma non lo esclude neppure, bisognava avvertirlo per tempo, non gli si poteva dire sui due piedi: preparati ed esci il giorno 14 di Nisan, perchè avrebbe avuto l'obbligo di mangiare l'agnello Pasquale, se era un ebreo osservante.

Il trattato Pesachim stabilisce proprio che se uno sa che deve uscire in prossimità della Pasqua, è contemplato persino il caso di uscita alla vigilia della Pesah, allora deve delegare per tempo qualcuno che gli assicuri l'agnello pasquale se non è in grado di andare di persona al tempio per procurarsene uno, altrimenti quando sarebbe uscito verso la sera del 14 di Nisan non avrebbe avuto la sua porzione di agnello, cioè poteva correre questo rischio, essendo così colpevole di karet.

Dunque, Barabba doveva essere in carcere da tempo e sapeva che sarebbe uscito quel giorno, gli era stato promesso da tempo e tutto era pronto. Pilato secondo il testo chiede se vogliono liberare Gesù al suo posto. Questo è un problema perchè avrebbe potuto causare un Qorban andato a vuoto, dopo che glielo avevano promesso. Forse è anche per questo che la folla vuole libero Barabba, se era un ebreo ortodosso e tutto era già pronto e quello era un atto formale. Pilato all'ultimo minuto chiede di scambiare con Gesù ma non è più possibile. Tra l'altro ci sono norme talmudiche che specificano se la promessa di liberazione proveniva da un ebreo oppure da un pagano (come Pilato), nel caso di Barabba bisogna vedere.

Ora, se valgono tutte queste prescrizioni secondo cui bisogna essere avvertiti per tempo nel caso si esca proprio il 14 di Nisan, che dire allora di Gesù? Con Gesù, il caso fu diverso. Forse appunto aveva già celebrato la Pasqua secondo un altro rito, quello esseno. Non aveva bisogno di agnelli o altro. Non si parla di agnello nel corso dell'ultima cena. Per lui eravamo già negli azzimi.



Edited by Hard-Rain - 1/2/2008, 21:01
 
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Frances Admin
view post Posted on 2/2/2008, 12:22     +1   -1




CITAZIONE
Gran parte dell'argomentazione di Donnini riguarda l'uso della preposizione dia, il perno della sua dimostrazione della "corretta" interpretazione di Mt. 27:16 e Lc. 23:19. Ma qui mi sembra che si possano avanzare non poche critiche. Donnini scrive: "infatti le parole "dia stasin tina" possono essere tradotte con "in occasione di una sommossa", "poiché c'era stata una sommossa", "nel luogo della sommossa", "durante una sommossa""

insomma, Donnini le dice tutte ma omette la traduzione corretta: "A CAUSA DELLA SOMMOSSA", stasin è infatti accusativo e questo viene sorvolato allegramente... Per avere il senso di "durante la sommossa", quello che vorrebbe leggervi Donnini, che deresposabilizzerebbe teoricamente Barabba, avremmo dovuto avere ad. es. dia + genitivo = dia stasews. In altre parole: Barabba è in carcere e la causa di questa incarcerazione è la sommossa e l'omicidio (menzionato dopo nella frase, sempre all'accusativo).

Non sempre dia + acc. può essere tradotto con "a causa di". Anche se "attraverso" è più corretto renderlo con dia + gen. ci sono dei casi in cui dia + acc si rende in "attraverso", "tra". In Lc 23:29, invece, la resa letterale è "a causa di", "in conseguenza di". Donnini ha giocato sul significato molteplice e ambiguo di "dia+ acc.", ma nel passo lucano il significato è proprio "a causa di".
 
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Hard-Rain
view post Posted on 2/2/2008, 12:35     +1   -1




Sì, concordo. Mi sembra comunque improbabilissimo leggervi "durante" come mette Donnini tra le possibili opzioni. Come dicevo, va anche bene una disamina di tutti i casi più possibili ma perchè omettere quello principale, cioè "a causa di"? Io penso che "a causa di" sia proprio il senso più corretto. Se avessero voluto dire "durante" o "mentre" la frase sarebbe stata diversa. E poi non ci sarebbe stato bisogno neppure di fare riferimento a omicidi e sommosse... Che mi frega sapere che fu messo in carcere in quelle circostanze se poi quelle non furono le cause? Sarebbe una perversione dell'autore del testo. Se l'autore mi vuol dire che c'è stata una sommossa, me lo dice. Se mi vuol dire che la sommossa (e l'omicidio) furono le cause dell'arresto, lo dice e basta. Se vuole censurare la cosa per fini "politici", lo fa senza problemi, non vedo perchè si debbano vedere significati capziosi deitro quel che uno dice interpretanto in modo discutibile la grammatica. Per questo non mi sembra convincente l'interpretazione di Donnini. E questa è solo la prima parte, quella sull'equazione Barabba = figlio del Padre = figlio di Dio è ancora più criticabile.

P.S. se ho tempo andrò a verificare tutti i passi in cui Luca usa dia + accusativo per vedere il senso, così abbiamo la prova materiale di quel che voleva dire. Matteo lo tralascio perchè è una aggiunta posteriore.

Qui nella stessa frase abbiamo dia + acc. e subito dopo dia + gen.:

Luca 5:19 kai mê heurontes poias eisenegkôsin auton dia ton ochlon (dia + accusativo) anabantes epi to dôma dia tôn keramôn (dia + gen.) kathêkan auton sun tôi klinidiôi eis to meson emprosthen tou Iêsou

La CEI traduce così:

Luca 5:19 Ma, non riuscendo ad introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto della casa e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio, proprio in mezzo, davanti a Gesù.

Stavo guardando per curiosità come scrive Luca, quasi sempre è intesa una relazione causa-effetto (a causa di). E' vero anche che nel passo di sopra in italiano si potrebbe dire "non riuscirono ad introdurlo atraverso alla folla", nel senso che non si passava, ma la stessa cosa non è possibile quando si esamina il caso della rivolta, "Era stato messo in carcere attraverso una sommossa scoppiata in città", come se fossero passati "attraverso" la folla della sommossa, mi sembra una forzatuta tradurre così. Infatti bisogna rendere chiaro il senso che la sommossa è la "causa" della carcerazione, come nell'altro passo è a "causa" della folla che non si riesce a passare per portare il malato da Gesù, se non ci fosse, non ci sarebbe alcun problema a parlare e se non c'era la sommossa e/o l'omicidio allora Barabba non era in carcere.

Anche in Lc. 8:6 abbiamo una relazione di causa-effetto: dia to mê echein ikmada. Dopo dia abbiamo una costruzione all'accusativo e anche qui si deve dire che la semente che cadde sulla pietra si seccò perchè non aveva umidità (ikmada = umidità). Qui la causa è la mancanza di umidità che provoca il seccarsi della semente. Secondo Donnini allora in questo caso e nel precedente la mancanza di umidità o la folla dovrebbero essere completamente scorrelate dall'effetto provocato. Donnini dovrebbe allora tradurre "si seccò durante la mancanza di umidità" cioè con due eventi contemporanei ma incorrelati. La frase ha anche il senso di umidità ma bisogna vedervi per forza una relazione di causa effetto e direi che è logico vedervelo, dal contesto. Anche perchè poi Luca dà prova di utilizzare dia + genitivo in altri casi, formula più consona per "durante a" o sim.

Abbiamo anche Lc. 21:17 kai esesthe misoumenoi hupo pantôn dia to onoma mou (dia + acc.).

che viene tradotto: "sarete odiati da tutti a causa del mio nome"

Viceversa, esaminiamo quando Luca nel suo vangelo utilizza dia + genitivo. Questi sono preicsamente i casi in cui si traduce con "atraverso", "per mezzo", "tramite", eccoli, sono Lc. 1:70, 1:78, 4:30, 6:1, 8:4, 13:24, 17:11, 18:25, 18:31.

In conclusione anche analizzando gli usi che fa Luca mi sembra una forzatura andarvi a leggere "durante la rivolta" o "attraverso la rivolta" o altri sensi con seignificati di luogo, di mezzo di stato. Luca sa bene come si dovrebbe scrivere, mi pare non riservi soprese, questo verrebbe ad essere l'unico caso in cui si vuole leggere qualcosa di diverso dal solito linguaggio di Luca. Per me la relazione causa-effetto è evidente e non aggirabile "alla Donnini".

Edited by Hard-Rain - 2/2/2008, 14:22
 
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Frances Admin
view post Posted on 5/2/2008, 00:01     +1   -1




Concordo sull'impiego di "dia + acc." e dia + gen. in Luca.

CITAZIONE
che viene tradotto: "sarete odiati da tutti a causa del mio nome"

Si può anche tradurre: "sarete odiati da tutti per il mio nome". Il senso è comunque lo stesso. A prescindere dalla proposizione che si impiega per tradurre, ci si accorge subito della relazione causale. Non è tanto l'impiego delle proposizioni nella traduzione italiana che fa la differenza tra la relazione causale e quella modale. L'importante è appunto evidenziare il tipo di relazione che lega le due proposizioni. Per questo la traduzione proposta da Donnini la giudico improponibile, in quanto snatura il rapporto causale tra la prima e la seconda proposizione.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 26/6/2009, 20:22     +1   -1




Volevo tornare dopo un po' di tempo sulla questione di Mc. 15:7 e del pronome hoitines.

Come abbiamo visto, la costruzione marciana è un poco arzigogolata:

ên de ho legomenos Barabbas meta tôn stasiastôn dedemenos hoitines en têi stasei fonon pepoiêkeisan

A chi "punta" il pronome relativo-indefinito plurale hoitines? A Barabba e i rivoltosi (accomunati dal complemento di compagnia) oppure ai soli rivoltosi, vale a dire l'ultimo sostantivo menzionato in ordine sintattico? Entrambe le soluzioni sono formalmente possibili.

Un esempio di costruzione in cui il pronome relativo ha come suo antecedente un sostantivo - con cui è concordato in genere e numero - che non è l'ultimo menzionato trovasi in Lc. 6:3-4,

Dauid [...] tous artous [...] efagen kai edôken tois met' autou hous ouk exestin fagein [...]

Qui il soggetto è Davide (in realtà è accomunato a hoi met' autou, coloro che stavano con lui, che ho tolto perchè ininfluente ai nostri fini), il quale mangiò (efagen) i pani (tous artous = accusativo plurale), dopodichè abbiamo la menzione di "tois met' autou", cioè "e ne diede a coloro che erano con lui", poi la frase riprende con un pronome relativo plurale, hous, riferito evidentemente ai pani, menzionati prima di "tois met' autou". Qui è chiaro ed evidente dal contesto che il pronome relativo semplice va riferito ai "pani" e non a "coloro che erano con Davide", poichè si dice di questi che "non è legale mangiare", cioè cibarsene: sono intesi, evidentemente, i pani.

Luca ha in altre parole infilato l'aoristo edôken e il complemento tois met' autou prima del pronome relativo. Una situazione prossima a quella di Mc. 15:7, dove abbiamo, dopo "barabba con i rivoltosi", un verbo prima del pronome relativo indefinito.

E' interessante notare che nel parallelo di Mc. 2:25-26 privilegia una struttura della frase più semplice (ripresa anche nel paralleo di Matteo):

Dauid [...] tous artous [...] efagen hous ouk exestin fagein [...] kai edôken kai tois sun autôi [...].

Marco prima ha completato quello che doveva dire riguardo i pani, così il pronome relativo hous è facilmente collegabile all'ultimo sostantivo menzionato in ordine sintattico. Solo dopo aver completato questo pensiero ha aggiunto kai edôken kai tois sun autôi.

Cfr. anche Lc. 6:48 dove il pron. rel. "os" è riferito ad "antrhwpos" e non a "oikia" - l'ultimo sostantivo menzionato prima del relativo - come si evince dal genere e dal fatto che i verbi della frase relativa sono "eskaphsen", "ebathunen" e "etheken". Cfr. Lc. 6:49 dove il pron. rel. h(i) (dativo sing.) va riferito a oikia, menzionata prima di altri sostantivi. Cfr. Lc. 7:2 (con tanto di genitivo anteposto al sostantivo "doulos" ad inizio verso).

Edited by Hard-Rain - 28/6/2009, 15:20
 
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Hard-Rain
view post Posted on 28/9/2009, 21:57     +1   -1




Sono sempre più convinto che οιτινες di cui in Mc. 15:7 si riferisca a tutti i soggetti coinvolti (Barabba + i rivoltosi) e che Barabba vada accomunato agli altri.

La costruzione: verbo al singolare a introdurre Barabba + sintagma comitativo (μετα + gen.) + verbi al plurale a riferire tutti i soggetti precedentemente menzionati, è spiegabile come uno schema pindaricum (verbo al singolare che introduce un primo soggetto), con constructio ad sensum per la totalità dei soggetti.

Si tratta di un pattern sintattico molto diffuso, soprattutto nei vangeli di Marco e Giovanni in cui si rintracciano diversi incipit con ην riferiti a un soggetto singolo poi accomunato nel resto della frase con altri soggetti (tipicamente i discepoli).

Nel documento su Barabba che ho redatto assieme ai colleghi del forum biblico (Elisha Qimron, Avraham Israel e Y. Menachem Cochav) si mostravano ad un certo punto diversi esempi tratti soprattutto dal greco classico ed ellenistico dove οιτινες a seguire più soggetti fosse da intendersi applicato a tutti i soggetti, in quesi casi citati il contesto semantico era più chiaro che in Mc. 15:7.

Nella LXX οιτινες compare solamente 28 volte, molto poche, così si può isolare soltanto Is. 60:12, τα γαρ εθνη και οι βασιλεις οιτινες ουκ δουλευσουσιν σοι απολουνται, mi pare che i verbi non possano che essere applicati alla totalità dei soggetti e non soltanto a οι βασιλεις.

Nel Nuovo Testamento greco οιτινες è indubbiamente molto più frequente risp. alla LXX (60 occorrenze già sono il doppio risp. alla Septuaginta, ma la LXX ha anche enormemente molto più materiale letterario).

Avevo detto a suo tempo che tuttavia nel Nuovo Testamento non c'erano esempi sovrapponibili al caso di Mc. 15:7. Invece una sintassi veramente molto prossima a questo versetto marciano l'ho isolata in:

At. 24:1, κατεβη (verbo al singolare, schema Pindaricum) ο αρχιερευς Ανανιας (primo soggetto, singolare, come ο Βαραββας di Mc. 15:7) μετα πρεσβυτεροων τινων και ρητορος Τερτυλλου τινος (sintagma comitativo con μετα + gen., proprio in modo identico a Mc. 15:7) οιτινες (il nostro relativo-indefinito, al plurale) ενεφανισαν (aoristo al plurale, constructio ad sensum proprio come in Mc. 15:7).

Il senso di At. 24:1 è "il sommo sacerdote Anania discese con alcuni anziani e con un certo Tertullo, oratore; questi (οιτινες) si presentarono al governatore per accusare Paolo."

Tutti quanti andarono davanti al governatore, non solo gli anziani o gli anziani + Tertullo o, ancora, soltanto Anania + gli anziani.

Per questo, avendo anche in mente gli esempi classici ed ellenistici citati nel documento su Barabba, sono propenso a ritenere che Mc. 15:7 vada interpretato così: "Vi era colui che è chiamato Barabba, imprigionato con i rivoltosi. Costoro nella rivolta avevano commesso un omicidio." (il participio perfetto δεδεμενος non è perifrastico, poichè tra l'ausiliare ην e il participio risulterebbe interposto il soggetto grammaticale della frase, cfr. S.E. Porter, Idioms, pag. 45).

Del resto l'autore di Mc. 15:7 avrebbe benissimo potuto scrivere qualcosa come ην δε ο λεγομενος Βαραββας δεδεμενος μετα των στασιαστων των εν τηι στασηι φονον πεποιηκοτων, così da rendere chiaro e inequivocabile che solo i rivoltosi avevano commesso un omicidio e non Barabba (= "vi era colui che è chiamato Barabba imprigionato con i rivoltosi che avevano commesso [solo i rivoltosi] omicidio" .). Talora tra l'articolo (των) e il participio (πεποιηκοτων) si può verificare una separazione prolungata (cfr. Demosth. V.5) che mentre produce un certo ingombro, ha l'effetto di saldare un'espressione in unità compatta (cfr. J.D. Denniston, Lo stile della prosa greca, p. 85).

Edited by Hard-Rain - 24/10/2009, 14:00
 
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