Studi sul Cristianesimo Primitivo

Lezione Gesù Barabba

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Hard-Rain
view post Posted on 26/1/2008, 16:38 by: Hard-Rain     +1   -1




Francis, io tendo a pensarla come Metzger e cioè che ci fosse addirittura in un ipotetico autografo del vangelo di Matteo la lezione di Gesù Barabba. In questo concordo con te. Comunque NA27 e GNT riportano la lezione tra parentesi quadre. Prove certe e inconfutabili per l'una o l'altra decisione penso non ne esistano data l'estrema uniformità dei codici alessandrini. Westcott-Hort non riportarono neppure tra parentesi quadre Ihesoun se non vado errato.

Sulla genuninità e forse l'origine di questa lezione, mi sembra incisivo il fatto che da un lato abbiamo Origene, la versione siro-sinaitica e altri codici cesariensi (c'è anche qualche ms. bizantino ma è risaputo che non sono affidabili). Origene è un caso interessante perchè conosceva bene l'ambiente palestinese. Era egiziano di Alessandria, nacque nel 185. La prima parte della sua vita si svolse interamente ad Alessandria, tuttavia nel 215-216 visitò la Palestina. Sapeva l'ebraico e fu anche in contatto con ambienti giudaici. Ma non solo: gli ultimi vent'anni della sua vita li trascorse proprio a Cesarea di Palestina dove ebbe dei discepoli e in Asia Minore (Cesarea di Cappadocia). Fu a Cesarea di Palestina attorno al 232 d.C. Il Commentario a Matteo e il Conntra Celsum furono composti, pare, quando aveva superato i sessant'anni (cfr. Hist. Eccl. 6.36), dunque attorno al 245, quando aveva già soggiornato per anni in Palestina. Conosceva molte cose, indubbiamente, e aveva compiuto tanti viaggi a destra e a manca, soggiornando in varie parti. La menzione di Gesù Barabba è stata riportata nel commentario a Matteo, però nel Contra Celsum, un lavoro di polemica dedicato a un pubblico "particolare" non cita Gesù davanti a Barabba (forse per evitare pericolose associazioni). Mi interessava molto questo contatto di Origene comunque con la cultura ebraica e il suo soggiorno, guarda caso, proprio in Palestina per vari anni. Forse non è casuale che abbia riportato la menzione di Gesù Barabba nel commento a Matteo, composto dopo il soggiorno a Cesarea di Palestina.

Sull'altro piatto della bilancia abbiamo però Tertulliano, il testo alessandrino, le versioni occidentali. La siro-sinaitica tecnicamente è occidentale, però essendo una versione in siriaco indubbiamente aveva un suo tipo di pubblico particolare, non circolava a Roma o Egitto anche se poi le copie sono state sparse ovunque. Tertulliano non c'è bisogno di ricordare che fu il fondatore della cristianità latina, visse tra Cartagine e Roma e scriveva in latino. Un'altra prospettiva rispetto per esempio ad Origene che viveva e operava dall'altra parte del mondo.

A me pare che questa contrapposizione tra ambiente palestinese e resto del mondo del tempo sia significativa. Per me ci fu censura. Questa censura operò sin da subito presso quelle scuole lontane dall'ambiente palestinese, forse proprio per il tipo di pubblico che dovevano raggiungere.

La censura alla fine ci fu anche nella tradizione palestinese: la Peshitta e il Diatessaron non hanno più "Gesù" davanti a Barabba. Semplicemente arrivò un po' più in ritardo (e per questo sono sopravvissuti alcuni codici) perchè presso quel tipo di pubblico creava meno problemi leggersi bar Abba e Gesù. Ancora oggi le versioni ebraiche del vangelo di Matteo, fatte dai codici greci non certo da originali palestinesi che non esistono, interpretano bar Abba come un patronimico senza problemi teologici particolari. Nessun ebreo si scandalizza di questo.

Può sembrare che il mio discorso voglia dire tra le righe che il testo cesariense è migliore a quello alessandrino. Non è assolutamente questo il discorso che voglio fare. Semplicemente il testo alessandrino è il migliore per i motivi ben noti, salvo alcuni rarissimi casi dove ci può essere stata qualche censura: Gesù Barabba potrebbe forse essere uno di quei rarissimi casi. E' un vero peccato che P45 non contenga i versi di nostro interesse essendo fortemente danneggiato.

Interessante la citazione di Metzger che non avevo mai letto. Posso inserirla nel mio documento? Ti chiederei se possibile il riferimento bibliografico.

CITAZIONE
Io non sono affatto convinta del fatto che la pericope dell'adultera in origine non facesse parte del testi primitivo. Attenzione, parlo del testo primitivo, non dell'autografo.

Quale testo primitivo intendi qui Frances? L'alessandrino? Per me faceva parte del testo primitivo occidentale, era un racconto che circolava in determinati ambienti e fu introdotto in quei codici da qualcuno. Ma un ipotetico vangelo originario di Giovanni, che non penso scritto a Roma, secondo me non la conteneva. A meno che non siano esistiti due autografi, due edizioni diverse curate dallo stesso autore. Ma anche qui l'elemento regionale mi sembra significativo.

CITAZIONE
In realtà, nella critica testuale si deve tenere conto della teologia del redattore e dello scriba, ma bisogna abbandonare la propria teologia.

Concordo, bisogna immedesimarsi nell'ambiente e nella cultura del tempo e del luogo, anche capire chi erano gli autori e a chi si rivolgevano, non bisogna applicare la propria teologia e la propria cultura del XXI secolo a quella di duemila anni fa.

Ciao e grazie per il tuo contributo.

Edited by Hard-Rain - 26/1/2008, 19:03
 
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