Studi sul Cristianesimo Primitivo

Le conseguenze della maldestra collocazione degli eventi attestati nel Testimonium

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Hard-Rain
view post Posted on 27/12/2007, 15:00 by: Hard-Rain     +1   -1




Ciao Giancarlo. Faccio, allora, un po' di contraddittorio.

CITAZIONE
il racconto appare all’improvviso tra la narrazione di due episodi con i quali non ha alcuna connessione logica o espositiva

Non sono convinto in pieno di questo. Sebbene il testimonium flavianum sia stato interpolato e presenti Gesù in termini troppo positivi, esso resta comunque il racconto di un episodio fortemente negativo. Una persona che Giuseppe Flavio non considera negativamente ma che aveva delle qualità (un po' come Giovanni Battista) viene giustiziato e condannato a morte. La perdita di un uomo saggio è comunque un fatto negativo.

Ora, il fatto che precede è appunto sostanzialmente negativo, si conclude con molti Giudei che muoiono a causa dell'ordine di Pilato di colpire i tumultuanti (Ant. 18.62). Segue il testimonium flavianum, dove un uomo che Giuseppe considera "saggio" viene condannato alla crocifissione, la pena più infamante e vergognosa del tempo. Dopo questo, abbiamo nuovamente altri fatti negativi: i sacerdoti del tempio di Iside finiscono crocifissi (come Gesù di cui aveva parlato prima!), alcuni ebrei privi di scrupolo provocano le ire dell'imperatore che espelle i Giudei in Sardegna. Quindi, dulcis in fundo, si ritorna a parlare della Giudea con l'azione ignominiosa che costerà la carriera di Pilato: il massacro dei Samaritani. Vedendo sostanzialmente nel testimonium flavianum il fatto - scandaloso - di una persona fondamentalmente positiva che viene condannata a morte ingiustamente (Giuseppe non porta alcun capo di imputazione) a mio avviso non è così avventato inserirlo in mezzo ad altri fatti negativi.

E' interessante notare che subito dopo il testimonium, Giuseppe scrive:

CITAZIONE
Libro XVIII:65 - 4. Nello stesso periodo un altro orribile evento gettò lo scompiglio tra i Giudei e contemporaneamente avvennero azioni di natura scandalosa in connessione al tempio di Iside in Roma. Prima farò parola dell’eccesso dei seguaci di Iside, tornerò poi in seguito alle cose avvenute ai Giudei.

Alcune traduzioni, a mio avviso sbagliate (mi pare che segua queste traduzioni proprio Cascioli) parlano di evento "doloroso" invece che di evento orribile.

L'evento orribile che gettò lo scompiglio tra i Giudei in realtà è il secondo, quello del raggiro da parte di alcuni ebrei che provocherà l'espulsione dei Giudei in Sardegna. Bisogna qui chiarire cosa significhino veramente quello che in italiano è tradotto come "gettò lo scompiglio" e "evento orribile". In italiano potrebbe sembrare che Giuseppe dica: provocò dei tumulti. In realtà pare che nè nel caso di Paolina e Decio Mundo, nè nel caso dell'espulsione in Sardegna si siano mai verificati dei tumulti, con i Giudei che si ribellano o protestano in massa. A tale proposito, avevo notato:

CITAZIONE
Il testo greco di Giuseppe Flavio recita infatti kaˆ ØpÕ toÝj aÙtoÝj crÒnouj ›teron ti deinÕn ™qorÚbei toÝj 'Iouda…ouj (cfr. Ant., 18.3.4 o 18.65 secondo un'altra numerazione dei paragrafi) ma ti deinÕn dovrebbe essere tradotto con un fatto terribile, spaventoso, orribile e non certo con un fatto doloroso. Il vocabolario del greco antico di R. Romizi, Zanichelli, Bologna, seconda edizione, 2005, non riporta neppure come possibile opzione la traduzione dell'aggettivo deinÕj con "doloroso". Giuseppe utilizza deinÒj, che viene usualmente tradotto con terribile, ad esempio in Ant. 18:277, 18:310, 19:78, per limitare le citazioni alle sezioni testualmente vicine al testimonium. Lo stesso vocabolario attesta che in greco è diffuso l'utilizzo del neutro sostantivato tÕ deinÒn, che va tradotto con cosa terribile, disgrazia. Se ti deinÕn significasse esattamente fatto doloroso, che suscita dolore o tristezza, allora risulterebbe forse più semplice ipotizzare che Giuseppe Flavio intendesse ricollegarsi all'incidente dell'acquedotto, nel quale morirono molti ebrei in seguito ad un ordine di Pilato, episodio raccontato dopo la truffa dei quattro ebrei romani: sarebbe infatti naturale e del tutto comprensibile che Giuseppe considerasse l'episodio dell'acquedotto come doloroso e triste, in quanto egli è pur sempre un ebreo che scrive della morte di suoi connazionali. La punizione inflitta da Pilato a quei Giudei, inoltre, era ingiusta in quanto le autorità avevano effettivamente violato le leggi del Tempio prelevando somme di denaro dal suo tesoro e la protesta dei Giudei aveva delle motivazioni religiose ben precise. Ma in Ant., 18:65 Giuseppe intende invece riferirsi piuttosto ad un fatto orribile, spaventoso e terribile più che "doloroso", termine italiano che in greco potrebbe essere reso con l'aggettivo ÑdÚnhj. L'episodio immediatamente successivo al testimonium si conclude con la crocifissione dei sacerdoti del tempio di Iside, una punizione orribile e spaventosa, proprio come quella stessa punizione a cui venne condannato Gesù Cristo nel brano immediatamente precedente. Essa non è un fatto doloroso, che suscita tristezza, i sacerdoti di Iside sono stati puniti giustamente per aver commesso un grave reato, tuttavia la punizione è certo orribile e infamante, sebbene sia stata inflitta loro giustamente (cfr. Ant., 18:79-80). Il verbo qorubšw utilizzato in Ant. 18:65 non significa poi provocare una rivolta ma far rumore o clamore, turbare, sconvolgere, sconcertare: infatti nei due episodi successivi al testimonium flavianum e nel testimonium stesso non si descrive nessuna rivolta o protesta veemente dei Giudei, al contrario dell'episodio raccontato in Ant. 18:60-62 in cui i Giudei "si raccolsero insieme in molte migliaia" contro Pilato, provocando una "sommossa". Nei primi due episodi riguardanti Pilato inseriti prima del testimonium è il governatore romano a turbare l'opinione pubblica ebraica o una parte di essa, a causa del suo discutibile operato. In entrambi i casi i Giudei si raccolgono in massa per protestare contro il governatore che, nel secondo caso, reagisce con violenza. Nel caso del testimonium e dei due episodi successivi, in particolare l'ultimo (il racconto della distruzione del tempio di Iside esula un po' dal contesto ed è fuorviante) sono invece quattro mascalzoni ebrei a scandalizzare l'opinione pubblica romana e probabilmente anche l'opinione pubblica ebraica che risiedeva in Giudea, oltre che tutti gli ebrei romani. Questo fatto, secondo Giuseppe, provocherà il confino degli ebrei romani in Sardegna. Ma sia nel caso di Gesù, nel cosiddetto testimonium flavianum, che nel caso dell'espulsione in Sardegna dei Giudei romani Giuseppe non racconta di alcuna rivolta o sedizione, i Giudei accettano passivamente lo svolgersi degli eventi pur rimanendo turbati e scandalizzati da quelle vicende.

(https://digilander.libero.it/Hard_Rain/storia/Testimonium.htm)

A mio avviso il racconto veramente estraneo al contesto più che il Testimonium è quello di Decio Mundo e Paolina. Anche ipotizzando che il testimonium non fosse originariamente presente, perchè inserirlo nelle Antichità Giudaiche dato che non riguarda minimamente i Giudei? Decio Mundo e Paolina non erano ebrei, Paolina discndeva da un nobile romano (Ant. 18.66), Decio Mundo era apparteneva all'ordine equestre (Ant. 18.67), i sacerdoti di Iside neppure erano ebrei, il fatto si verificò a Roma e non in Palestina. Dunque che c'entra con Antichità Giudaiche?

La mia impressione è che l'episodio di Decio Mundo e Paolina sia stato messo lì come prodromo di quel che sarebbe successo dopo. Cioè a Roma ci fu un periodo di vari scandali religiosi, probabilmente quando si verificò quello degli ebrei che raggirarono Fulvia, Tiberio era già esasperato dal fatto che era successo qualche anno prima. Le religioni straniere, in quel tempo, stavano esasperando i romani perchè da esse provenivano truffe e raggiri. Diversamente faccio fatica a capire perchè sia stato riportato in Antichita Giudaiche, indipendentemente dall'autenticità del testimonium flavianum.

Sulla datazione dell'episodio di Decio Mundo e Paolina mi riservo di controllare il testo di Tacito che al momento non ho a portata di mano. Qual è il passaggio? Nelle Historiae non l'ho trovato. Comunque in Giuseppe la frase "nello stesso periodo" è alquanto vaga, infatti Giuseppe usa chronous. Chronous è l'accusativo plurale di chronos, tempo. Quindi si dovrebbe dire, grosso modo: "A quei tempi", una formula alquanto generica e vaga. Tra l'altro in greco chronos ha un senso assai più ampio che in italiano, potendo denotare un intervallo di tempo sia breve che molto lungo. Forse starebbe meglio tradotto come "A quell'epoca".

La narrazione di Giuseppe Flavio non è cronologica, spesso infatti utilizza la tecnica del flash-back per meglio raccontare le cause che portarono a determinati eventi storici. Ne abbiamo un esempio lampante proprio nel racconto della guerra tra Areta e Erode Antipa, poco dopo questi passaggi che ci hai citato, Giancarlo. Mi spiego subito: Giuseppe finisce di raccontare come finì il mandato di Pilato con l'episodio dei samaritani, dopodichè afferma che Vitellio destituì Pilato e gli ordinò di tornare a Roma. Debbo ritenere che Pilato non indugiò parecchi anni in Giudea prima di mettersi in viaggio, dato che aveva ricevuto un ordine da parte di un suo diretto superiore, il legato della Siria Vitellio. Nello stesso passaggio Giuseppe dice che quando Pilato arrivò a Roma trovò Tiberio che era già morto. A questo punto Giuseppe passa a parlare di tante altre vicende, utilizza diverse volte parole come "Intanto", "Ora", "Nello stesso tempo", ecc... per introdurre le varie unità narrative, ma molte delle cose che racconta presuppongono che Tiberio sia ancora in vita! Che cosa ne debbo dedurre? Che è semplicemente tornato indietro nel tempo per raccontare altre cose e che la formula "Nello stesso tempo", la usa per esempio quando racconta la fine del regno di Filippo (34 d.C.), lasciano il tempo che trovano e difatti questo è perfettamente ammissibile nel contesto della lingua greca, dove come dicevo chronos ha un significato molto più ampio che non in italiano. Sai dove ritorna a parlare del "tempo" (in italiano...) che si ricollega alla fine che fece Pilato? Dopo la sconfitta di Erode Antipa per opera dell'esercito di Areta, dopo il racconto di Artabano, dopo la descrizione della morte di Battista, a Gerusalemme quando Vitellio, giunto per aiutare l'Antipa, apprende che Tiberio è morto. Ma quante cose ci ha raccontato tra la fine di Pilato e quel giorno in cui Vitellio è a Gerusalemme e apprende che l'imperatore è morto? Tantissime vicende storiche diverse, per le quali è dovuto ritornare più volte indietro nel tempo di anni. Lo stesso episodio dela morte del Battista non si sa di preciso quando si sia verificato, J. Gnilka propone addirittura la fine degli anni '20 sulla base del racconto di Giuseppe Flavio.

Saluti.

Edited by Hard-Rain - 27/12/2007, 15:25
 
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