| Seguo con interesse la discussione avviata nel forum da me indicato (basta che sostituite il carattere dollaro con il carattere punto).
Dunque,una ebraista di mia conoscenza scrive:
Gli autori dei testi su cui studio si dimostrano più cauti nelle loro affermazioni. Faccio un esempio: P.Sacchi e C. Gianotto , ci illustrano come verso la fine del II secolo a. C., il messianismo essenico, i circoli apocalittici ed enochici, eleborarono delle figure messianiche aventi tratti superumani. Dal testo 11Qmelch si deducono alcune cose: Melkisedek è un essere sovrumano, un ’elohim.
Nella letteratura Qumranica il termine “elohim” difatti ricorre raramente per indicare Dio, ed più comunemente utilizzato invece "El" in sostituzione del tetragramma, sacro a Qumran. Il Gianotto ci ricorda che il termine ebraico “elohim”, come documenta già l’uso veterotestamentario, accanto al significato comune di “dio”, può assumere in certi contesti anche quello più generico di “essere sovraumano” o “essere celeste”. Ciò documenta, annota lo studioso, come all’interno del tardo giudaismo fosse possibile intendere il termine “elohim” riferito ad esseri diversi da Dio.
Luca Arcari, in "Materia Giudiaca", scrive come il Libro delle Parabole di Enoc abbia avuto una grande influenza sulla predicazione di Gesù e sul cristianesimo antico, ed è cosa sostenuta da molti studiosi con buoni argomenti: si pensi solo alla lettura individualizzata del «Figlio dell’Uomo» di Daniele che, molto probabilmente, rappresenta il tramite per la comprensione dell’autodesignazione gesuana presente nei vangeli. La tradizione enochica rappresenta un nodo fondamentale per l’analisi dei messianismi dell’epoca di Gesù e potrebbe gettare una certa luce sulla condanna del sinedrio.
Considerazioni simili sono state fatte per la designazione "Figlio di Dio".
Shalom alekem
Risposta del suo interlocutore
“Faccio un esempio: P.Sacchi e C. Gianotto , ci illustrano come verso la fine del II secolo a. C., il messianismo essenico, i circoli apocalittici ed enochici, eleborarono delle figure messianiche aventi tratti superumani.”
Questo è risaputo, io stavo discutendo dell’eventuale titolatura “figlio di Dio” riferita a questi esseri sovrumani, e, qualora attestata, qual era il tipo di devozione verso questi esseri.
“Luca Arcari, in "Materia Giudiaca", scrive come il Libro delle Parabole di Enoc abbia avuto una grande influenza sulla predicazione di Gesù e sul cristianesimo antico, ed è cosa sostenuta da molti studiosi con buoni argomenti: si pensi solo alla lettura individualizzata del «Figlio dell’Uomo» di Daniele che, molto probabilmente, rappresenta il tramite per la comprensione dell’autodesignazione gesuana presente nei vangeli.”
E’ proprio questo il punto su cui seguo tutt’altra linea, ed è dunque il caso di leggere il testo di Hegel che discute le fonti. L alinea di Hegel si rintraccia già nel Grande Lessico del Nuovo Testamento, la massima opera dell’erudizione tedesca, in cui di dice “Era impossibile per il pensiero rabbinico che esistessero Figli di Dio”(vol. IV pag. 404), ed è anche il motivo per cui la LXX spesso scolorisce il testo ebraico originale in cui invece era attestata la fase monolatrica con degli elohim disseminati ovunque, sempre dal Kittel: “In es. 4,16 Dio dice a Mosè “Egli è per te bocca e tu sei per lui Dio”, I LXX indeboliscono il senso: su de autô(i) esê(i) ta pros ton theon. “(Ivi) “Talvolta anche certi esseri celesti sono chiamati nell’AT elohim. In tali casi, però, i LXX preferiscono deviare e parlare di angheloi(angeli) o di hyioi theou(figli di dio), per evitare ogni apparenza di politeismo. Questa è solo una piccola parte della violenta lotta contro il politeismo e la idolatria, che dai tempo del deutero-isaia è vigorosamente condotta nella letteratura apostolica, ellenistica e rabbinica.” (op. cit. pag 405) Come si vede theoi fuori da YHWH, esplicitamente negati dal deutero-Isaia, sono in odore di politeismo e dunque vengono evitati in modo progressivo. Il GLNT sostiene anche che “Nella letteratura rabbinica è rarissimo che ci si riferisca a Sal 2,7, e il messia, indipendentemente dal testo vetero-testamentario, non è mai detto Figlio di Dio(…) A questi pochi riferimenti alla parola del Salmo si contrappone tutta una serie di espressioni polemiche dei rabbini, i quali accennano all’unicità di Dio e respingono chiaramente l’idea ch’egli possa avere un figlio”(lemma hyios del GLNT, pag. 178) Per le fonti rabbiniche sull’argomento il solito STRACK_BILLERBECK III, 20-22
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