Risposta a Hard-Rain (onde evitare anch'io confusioni! e poi è un nick carino...
)
Io credo che se la vicenda di Gesù fosse pura mitologia, le implicazioni sarebbero probabilmente o sicuramente devastanti e mortali per la fede tradizionale delle chiese istituzionali: non si potrebbe cioè più essere cattolici/ortodossi/anglicani/luterani come lo si è sempre stati.
Ma io penso che se tu credi che non si possa venire a patti con un "Gesù mitologico" è perchè sei - come ho detto a Giancarlo - ineludibilmente sotto l'influenza di una tradizione che ha legato indissolubilmente l'uno all'altro Dio e la storia, in un percorso che comincia con Abramo e raggiunge il culmine nel dogma dell'incarnazione (dove i duei piani non sono più semplicemente legati, bensì addirittura unificati, "fusi" in un certo senso).
Noi uomini religiosi occidentali, ben difficilmente possiamo riuscire a sottrarci a questa viscerale esigenza che Dio abbia a che fare con la storia, che la storia sia il luogo dove poterlo incontrare, in cui lui si debba manifestare.
Però, se tu fossi nato in India credo che non avresti grandi difficoltà ad abbracciare un qualche genere di fede cristologica (che evidentemente ben poco avrebbe a che fare con quella della nostra dogmatica) senza curarti un briciolo della possibile autenticità storica della vicenda di Gesù. E' forse un caso che Gesù goda di una certa rilevanza nell'induismo (se non erro, è un avatar di Vishnu)?
So benissimo che sto portando un ragionamento a delle conseguenze estreme (e che io non sono disposto personalmente ad accettare): ma, in fin dei conti, Bultmann ha detto qualcosa di veramente diverso??
Se tu mi dici che la sua teologia del "kerygma autofondante" (è una mia personale definizione, in realtà conosco poco il buon Rudolf), di una fede che prescinde in modo pressochè totale dalla storia, è dal nostro punto di vista inaccettabile, io sono d'accordo con te.
Ma posso per questo dire che una tale fede non sia affatto fede?
No. Non è chiaramente la mia, nè quella che ritengo che un qualsiasi cristiano dovrebbe avere. Ma è fede anch'essa.
Il mio punto comunque era solo di rimarcare ciò su cui insisto sempre: l'incolmabile discontinuità, il "grande e brutto fossato", che separa storia e fede. Tra l'una e l'altra c'è una soluzione di continuità e il passaggio, verso la fede o via dalla fede, non avviene mai per ragioni puramente "storiche". C'è sempre di mezzo un qualche ragionamento di ordine filosofico (oltre naturalmente ad un atto di libertà che fa venire i brividi...), che per noi può essere semplicmente scontato e inevitabile, ma che per altri non è detto che lo sia.
Risposta a PCERINIsì, sono assolutamente convinto che il seguente assunto:
"non è possibile credere (o avere fede) in qualcosa che non abbia un minimo di fondamento storico"
sia di ordine squisitamente filosofico (in senso lato).
Ritengo che noi occidentali ed eredi delle religioni abramitiche (cristiani, ebrei e musulmani) siamo molto vincolati ad esso, e dobbiamo fare un notevole sforzo, se vogliamo liberarcene del tutto.
In altre culture non è stato, e ancor oggi (per quel poco che so) credo che non sia così.
Per altre culture l'accesso al divino non passa affatto per le vie della storia.
Sinceramente mi sembra qualcosa di evidente come il sole!
...anzi...
Edited by JohannesWeiss - 9/4/2008, 17:58